di Francesco De Luca
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“Quel fine settimana venne con due modelle. Belle… che te lo dico a ffà… belle come quasi tutte le donne che portava a Ponza. Da Napoli… perché lui dimorava a Napoli dove trafficava fra le botteghe d’ arte. Diceva d’essere un pittore. E io, come lui desiderava, lo chiamavo “maestro”.
Avevano dormito all’albergo Mari e quella mattina voleva mostrare alle ragazze di essere di casa a Ponza. Era passata l’euforia di agosto e l’isola ritornava al quieto fluire del tempo fra le bellezze della natura.
“Ugo – mi chiamò Tarchetti – prepara la barca che andiamo a fare un giro con le ragazze”.
“Maestro – gli rispose Ugo – la leva dell’acceleratore non va tanto bene. Maurino dovrebbe controllarla…”
“Che dici – ribatté Tarchetti – adesso mi vuoi insegnare come portare questa barca. Ma non sono stato io a promuoverti marinaio?”
Totonno, l’altro marinaio, sulla prua, Ughetto ai comandi della pilotina, Tarchetti e le ragazze nel vano-poppa. Partirono. E Maurino, guardandoli uscire, sorrise sornione.
La barca in un baleno si portò fuori, il mare, come settembre comanda, e tutt’intorno una bellezza diffusa. Si diresse verso lo scoglio Rosso. Lo raggiunse. Tarchetti faceva il gradasso con le ragazze. Pure troppo! “Ugo, lasciami guidare, voglio passare rasente le grotte di Pilato”.
“Maestro – sottolineò Ugo – bada che l’ acceleratore non risponde bene ai comandi…”
“Non ti preoccupare, ci so fare, lo sai” – lo rassicurò. E prese i comandi. Girò la prua per passare vicino alle Grotte a tutta velocità.“Ugo … qui non riesco a rallentare… come faccio…”
La barca dirigeva a velocità sostenuta verso le grotte. “Totonno… presto… prendi il mezzomarinaio” – gridò Tarchetti. Ma Totonno, prevedendo che ci sarebbe stato l’impatto: “Cu cazzo… nun serve a niente”. E infatti la pilotina si imbucò nella grotta centrale e, a quella velocità, superò la barriera dello scoglio all’imboccatura e finì nella vasca . Lì urtò pesantemente e si fermò.
Tarchetti era gasato, al contrario delle ragazze, impaurite.
E ora?
“Ora – comandò a Ugo – a nuoto vai al porto a chiedere aiuto a Maurino”.
“E così – chiude Ugo – mi feci tutto il percorso a nuoto. Al porto organizzai con Maurino il recupero”.
Tarchetti era radioso. Era riuscito in un’ impresa impossibile: entrare con la pilotina nella vasca delle grotte di Pilato.
“E le ragazze?” – chiedo.
Le ragazze, passato lo spavento, non facevano che scattarsi foto in posa accanto al loro eroe. Tarchetti… e chi se no?
[Ugo Anello narra di Tarchetti (1) – Continua]