.
La definizione di “villaggio vacanze” per la nostra isola ricorre a ritmi alterni in molti scritti pubblicati sul sito. Ed equivale sempre a una sorta di spauracchio: un’ipotesi paventata e temuta, un concetto da allontanare, un modello da evitare. Amici miei, non nascondiamoci dietro un dito: Ponza è, e già da tempo, un “villaggio vacanze”: guai se così non fosse. Non la conoscerebbe nessuno, non sarebbe la meta prediletta da tanti turisti per le loro vacanze, siano pure esse “usa e getta”. Se Ponza non fosse un “villaggio vacanze” come vivrebbero commercianti e imprenditori che, con o senza esperienza alle spalle, si sono buttati a capofitto nel turismo? Certamente, con il passare degli anni i tempi di questo turismo si vanno sempre più accorciando, vuoi per una crisi di carattere nazionale di cui ancora non si intravede la fine, vuoi per tante carenze legate alla sua gestione, sia da parte degli operatori stessi che dell’Amministrazione comunale.
E’ chiaro a tutti che i tempi e i modi del turismo ponzese vanno allungati e modificati, offrendo ai turisti un ventaglio di proposte che non si basino soltanto su sole, mare, bellezze naturali, locali in cui trascorrere le ore notturne. Disponiamo di notevoli richiami anche al di fuori di quelli scontati che abbiamo appena elencato: beni archeologici, percorsi per escursioni a piedi, autentici tesori rappresentati da terreni agricoli e coltivazioni mirate, possibilità di effettuare immersioni subacquee anche negli altri mesi dell’anno, materiale e spunti per iniziative di carattere eno-gastronomico.
Puntare su tutto ciò, incentivare iniziative di questo genere, si può e si deve fare, ma proprio prendendo le mosse dalla popolarità che Ponza “villaggio vacanze” ha acquisito negli anni. Purtroppo anche quest’estate mi è capitato spesso di ascoltare i discorsi dei turisti in vacanza: pigiati nei bus (di cui sul sito si è parlato proprio di recente), a criticare con veemenza non solo quei mezzi di trasporto e quei “viaggi della speranza” per raggiungere ogni giorno Ponza da Le Forna e viceversa, ma i prezzi di bar e ristoranti, l’inadeguatezza di stanze e appartamenti presi in affitto a fronte di costi elevati.
“L’anno scorso eravamo a… , tutta un’altra cosa!”
“Il prossimo anno non torniamo: ce ne andiamo a… “.
Come un ritornello. Poi magari proprio quegli stessi turisti l’anno prossimo torneranno. Perché è difficile rinunciare a Ponza “villaggio vacanze”: non fosse altro che per sbattere in faccia ad amici e parenti il fatto di esserselo potuti permettere!
So perfettamente che su queste pagine e a più riprese è stato affrontato il tema della residenza invernale, che va sostenuta e incoraggiata, come giustamente auspicano in maniera particolare Vincenzo Ambrosino e Biagio Vitiello.
Certo, bisognerebbe andare incontro a chi vive a Ponza tutto l’anno, magari riducendo le tasse, controllando i prezzi, incrementando i servizi, soprattutto potenziando e qualificando i trasporti marittimi.
Ma, mettiamocelo bene in testa, lo spopolamento è inevitabile, fisiologico, inarrestabile: qui, come in tante altre città e isole italiane.
Non è da oggi che chi ne ha le possibilità manda i figli fuori a studiare, acquista una casa a Formia, Roma, Napoli o dove sia, in cui svernare. Accadeva quando imprenditori e operatori erano pochi e il turismo appena agli albori, figurarsi oggi che Ponza è un “villaggio vacanze”.
Però a mio avviso si tratta di un concetto che non va demonizzato, poiché esso può creare le premesse per lo sviluppo futuro della nostra isola.
Sandro Russo
30 Agosto 2018 at 08:28
Non so se Luisa è mai stata in un vero Villaggio Vacanze. Credo di no, perché quelli come lei e me li avevano in sommo dispregio. Ma io ci sono stato, anche se per un “lavoro” del tutto particolare.
Ebbene, un villaggio vacanze con Ponza non c’entra niente!
Così ne ho scritto qualche anno fa sul sito, in “La guardia alle Maldive”:
“Non le immersioni (…quelle mai!), ma l’organizzazione del villaggio, una volta conosciuta, si impara a odiare per sempre.
Per certi aspetti somiglia ad un campo di concentramento, con le reazioni degli ospiti studiate in modo scientifico.
Metti sempre la stessa musichetta per annunciare che si mangia e dopo qualche giorno gli ospiti avranno l’acquolina in bocca al solo sentirla.
Il classico riflesso condizionato ‘alla Pavlov’ applicato a quasi tutte le attività di quell’universo concentrazionario che è il villaggio… Beach volley, surfing, ginnastica ritmica nell’acqua bassa. E ancora… partenza per il mare, aperitivo, il micidiale spettacolino serale: ad ogni evento la sua musichetta!
Ma le immersioni sono le più belle del mondo: davvero il paradiso per un subacqueo”. (…)
Ora, anche il più bieco dei “vacanzieri” a Ponza si rende conto di stare in un’isola vera, dove c’è un tessuto sociale, una storia, delle tradizioni… Che poi possa decidere di ignorare questi aspetti è un altro conto (e una sua scelta): ma ci sono!
– Ancora per poco! – potrà dire qualcuno più pessimista; ma l’interesse di una parte consistente della popolazione e l’esistenza stessa di questo sito lo testimoniano.
E malgrado lo spopolamento invernale e gli allarmi, non credo che si vada verso una trasformazione nel senso di: “solo mare e vita notturna” o “sballo perenne”.
Il lavoro sulla destagionalizzazione, la promozione di itinerari alternativi, le varie attività culturali proposte (inclusi cucina, vini e prodotti locali), sono tutti segni di una inversione di tendenza.
Almeno speriamo..!
Alessandra Ravenna
31 Agosto 2018 at 07:06
Buona sera alla signora Guarino e ai lettori di Ponza racconta. Quando leggo il termine “villaggio vacanze” non ne ho assolutamente paura, anzi. Ho passato delle bellissime vacanze in villaggi ben organizzati soprattutto dal punto di vista dello sport.
Ma non credo sia il termine migliore per definire l’isola di Ponza dove esistono attività di ogni genere tra cui alcune che dedicano molte energie e tempo per la preparazione dei prodotti da presentare ai clienti estivi e ai residenti ponzesi. Credo anche che molti turisti non si aspettino un villaggio vacanze ma l’isola rilassata a ritmi lenti dove godere delle bellezze naturali e dove passare una bella vacanza alla scoperta di ristoranti, boutique e qualsiasi altra attività voglia nascere e crescere nel rispetto del vicino, della legalità e del buon senso. auguro a tutti una buona fine estate .
MariaRita Menichelli
31 Agosto 2018 at 07:09
Alessandra Ravenna torniamo agli anni ’90 con scivoli ecc ecc… possibile che non si conoscano i resort di wellness, ovvero puntare ad un livello più alto realizzabile con meno costi e meno impatto ambientale!
Patrizia Verazzani
31 Agosto 2018 at 07:42
La sola ipotesi di scivoli genere Aquafan a Le Forna mi fa inorridire. Ce ne vuole di fantasia
silveria aroma
31 Agosto 2018 at 19:42
Ho dovuto leggere la definizione di “villaggio turistico”, erano decenni che non sentivo questa espressione, più o meno dai tempi di: “Turista fai da te?!”… su che vi torna in mente il jingle!
“Villaggio vacanze” è per me un’idea denigratoria rispetto a quella costellazione di piccoli e minuscoli imprenditori che muovono il turismo ponzese. E’ non tener conto di chi si alza la mattina cercando una ricetta nuova da portare in tavola, o di riproporre un piatto antico esattamente com’era, è non dare importanza agli sforzi e ai sacrifici che le famiglie compiono per offrire qualcosa in più ai figli (magari a livello di studio), è il non considerare la fantasia narrativa di pescatori e barcaioli che affascinano il forestiero, è non percepire il sorriso dei vecchi che trovano nuova linfa nel raccontare al turista la loro storia, è non valutare l’idea reale che questo piccolo mondo vada sostenuto anche economicamente e che non tutti possono (e vogliono) fare l’impiegato…
Anche questa idea di “trasferire” d’ufficio i ponzesi a Formia mi fa sorridere… “Ragazzi dopo l’estate tutti a Formia perché o Formia o morte!”, al massimo a Latina, in casi eccezionali a Roma… Eh già! non ci sono in questo momento giovani ponzesi a Londra e non ce ne sono a Bassano del Grappa..!?
Gli isolani hanno continuato a sposarsi fra compaesani. Matrimoni dentro e fuori l’U.E.?! Dati non pervenuti.
A me non fa paura il villaggio turistico, a me, da ponzese nata a Ponza (a Santa Maria per l’esattezza) che vive e lavora sull’isola 365 giorni l’anno (vacanze escluse), fa paura il ghetto.
Francesco De Luca
1 Settembre 2018 at 08:07
Villaggio vacanze, che tristezza! E sì, perché il villaggio turistico ha una sola finalità: essere attraente affinché gli operatori possano ripagare i loro investimenti e guadagnarci.
È un’azienda funzionale all’estate, al desiderio di divertimento dei turisti. Non segue nessun criterio socio-comunitario. Chi gli dà impulso può non avere nessun rapporto col luogo né con i coabitanti. Il villaggio turistico vive di attrazioni, di eventi, vive di consenso economico. Di villaggio ha la parvenza urbanistica, non certo la dimensione antropologica. Si regge su un insieme sociale interessato al provento economico. Non circola nessuna partecipazione ideale, nessuna comunanza culturale.
Ora, capisco che assistere al trambusto mattutino degli imbarchi, al frastuono musicale nelle calette, al ritmo ossessivo per l’assembramento per l’aperitivo, e ancora al parapiglia per recarsi nei locali notturni, capisco che questa visione non è dissimile da quella offerta dai villaggi turistici ufficiali, ma questa è una deriva organizzativa da combattere se si vuole intraprendere una strada di progresso turistico d’altra natura (enogastronomica, naturalistica, archeologica ).
Ancora un punto. Il villaggio turistico, come modello economico non tiene in alcun conto il fattore-territorio. Esso è visto come strumentale all’ottimizzazione economica. Il territorio è un fattore indistinto, senza fisionomia tant’è che è modificabile come più aggrada.
Tutto il contrario di quanto avviene per il ‘nostro’ territorio. Ponza è un’isola che vive di un equilibrio ecologico molto precario. L’evidenza maggiore ce la mostra la conformazione litica, ma uguale considerazione dovrebbe avere la pressione che sul territorio opera la massa dei villeggianti sia a mare sia a terra. Giacché penso che le acque della cala di Frontone siano sottoposte a stress inquinante nei giorni in cui centinaia di natanti vi stazionano, così come l’angusto spazio delle ‘piscine naturali’ con la folla dei bagnanti (figurarsi l’impatto del desalinizzatore sul tratto di costa insistente Ma è un argomento a parte, lo so).
Più esplicitamente, come pungolo, voglio dire che Ponza dovrebbe calmierare le presenze, se vuole salvaguardare la sua caratteristica territoriale.
Come riuscirci è un problema da affrontare con serietà maggiore di quanto stia facendo io, ma ritengo che sia un impegno qualificante la nostra realtà isolana. Diversamente dal villaggio turistico che tende al pienone.
Questa mia filippica contro il villaggio turistico non tocca minimamente la posizione di Luisa che, sono sicuro, ha grande considerazione della situazione di Ponza. Il fatto d’ averne parlato, infatti, è meritevole.
Biagio Vitiello
1 Settembre 2018 at 10:08
Dovremo porci delle domande in merito:
Chi lo vuole questo tipo di turismo (molto caotico) che esiste a Ponza (da decenni) e nei soli tre mesi estivi?
Chi non vuole che vengono ridimensionate in numero “le orde” di turisti giornalieri?
Perché poi non viene almeno ridimensionato il numero di macchine che arrivano nell’isola? (Ponza è l’unica isola d’Europa, dove le macchine possono venire quanto vogliono)
Perché le amministrazioni che si succedono a Ponza non hanno mai trattato questi temi?
Qualcuno potrebbe rispondermi?
Luisa Guarino
1 Settembre 2018 at 17:29
Grazie a quanti hanno espresso il loro prezioso commento: la mia provocazione è stata raccolta. Però… vi credevo dotati di maggior senso dell’ironia.