Attualità

La scomparsa del prof Franco Mandelli. Ciao, zio Frank!

di Silverio Guarino

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1971, quarto anno di Medicina all’Università “La Sapienza” di Roma, a lezione di Ematologia (disciplina che si occupa delle malattie del sangue e dell’apparato emopoietico), Istituto di Patologia Medica: Prof Franco Mandelli: amore (ricambiato) a prima vista. I primi duecento secondi: una folgorazione.
Così stava cambiando la mia vita. E così è cambiata la mia vita.

Dal 1971 al 1976, gli anni dell’Università e della Specializzazione in Ematologia, adrenalina pura per i risultati ed i traguardi che si raggiungevano per la prima volta nella storia della medicina: malattie fino ad allora incurabili (leucemie, linfomi), non solo curabili, ma guaribili!

E noi, gli entusiasti suoi allievi di “Via Lancisi” (da dove si mossero i primi passi dell’Ematologia romana) a vivere l’avventura più grande di noi.

Al timone di questa combriccola di giovani medici il nostro “Capo”: il prof Franco Mandelli, venuto da Bergamo (“bassa”, come dicevamo noi, riferendoci alla sua statura), vero e proprio “Capo”, per le tre insostituibili qualità: stimato, temuto e amato, soprattutto amato.
Il paziente al di sopra e prima di ogni altra cosa; prendersi cura e non limitarsi a “curare”; per questi “postulati” mandelliani c’era stata subito tra me e lui una immediata sincera sintonia e completa condivisione.

Una volta lasciata “casa madre” (come ho sempre chiamato la Cattedra di Ematologia del prof. Franco Mandelli), eccomi a Latina, tra i primi specialisti in Italia, a mettere in atto i suoi insegnamenti di medicina e di vita.
Sono, da allora, sempre rimasto in ottimi rapporti con lui, personali, professionali, epistolari e telefonici.

Nell’ultima lettera che gli scrissi l’anno scorso – rigorosamente a mano e non per e-mail – gli confessai che tutti i suoi collaboratori lo chiamavano affettuosamente “zio Frank” a sua insaputa e questa notizia lo rese particolarmente felice.

Del Toro come me (ma di maggio), ogni anno mi sono fatto sentire con lui per il suo compleanno.

Quest’anno non sono riuscito a parlargli, né ha risposto al mio SMS.
Forse il suo precario stato di salute glielo aveva impedito.

Il 14 luglio 2018 il prof Franco Mandelli ci ha lasciato. In realtà ci ha lasciato una eredità incommensurabile.
E allora: ciao, zio Frank!

Dal tuo ex-allievo, devotamente ringraziando.
Silverio Guarino

 

3 Comments

3 Comments

  1. Rinaldo Fiore

    16 Luglio 2018 at 21:28

    Solo alla sua scomparsa – quella del prof. Franco Mandelli – mi son reso conto che quel giovane professore di Patologia Medica da Bufano era avanti negli anni, lui del ’31 ed io del ’45.
    Ogni persona che ci lascia mi provoca un senso di vuoto, specie se conosciuto: nonostante l’età, la conoscenza e la professione ancora non riesco a tollerare che si debba lasciare questo mondo. Mi rammarica profondamente… Ciao prof. Mandelli, ciao Mandelli!

    A patologia medica c’era il prof. Bufano, accento del sud solo che io le prime lezioni la feci con il Prof… furono lezioni molto interessanti sulla colite ulcerosa e sulla l’ileite segmentaria. Dopo un paio di incontri capii di aver sbagliato docente e aula e così andai alla sede originale del prof. Bufano. Accanto a lui il Prof. Mandelli e il Prof. Semeraro(?).
    Mandelli era un giovanottello poco più anziano di noi, così mi sembrava, con un sorriso aperto e coinvolgente, cortesissimo con tutti. Lì conobbi il Mandelli che muoveva i primi passi nella ematologia.
    Da Bufano poi feci Clinica Medica e l’esame di Stato e il corredo dei docenti era sempre lo stesso, accattivante e per niente ansiogeno. Di Bufano ho un ricordo simpatico perché a lezione lesse per qualche minuto un ECG messo al contrario finché si rese conto dell’errore riposizionandolo correttamente…
    Negli anni successivi non ho più avuto contatti con l’equipe di Bufano, anche se seguii indirettamente l’evoluzione del prof. Mandelli a via Treviso e a via Benevento.
    Mandelli era una persona semplice ma tenacissima e grazie alla sua tenacia è riuscito a salvare centinaia e centinaia di persone e a fare scuola di Ematologia, restituendo fiducia al mondo accademico e alla popolazione.
    Grazie Prof. Mandelli… Grazie tantissimo per averci creduto…

  2. Silverio Guarino

    17 Luglio 2018 at 23:10

    Il Prof. Michele Bufano era titolare della Cattedra di Clinica Medica a Parma e, pur di “sistemare” il suo adorato pupillo, il Prof. Franco Mandelli (che aveva anche la libera docenza in Clinica Medica), venne a Roma, accontentandosi della Patologia Medica (era una “diminutio” rispetto all’insegnamento di Clinica Medica).

    Abbiamo sempre apprezzato questa sua decisione, che permise al giovane Mandelli di sfondare nel mondo accademico romano e in tutto il mondo scientifico.

    Il Prof. Bufano non andò mai in Clinica Medica, ma rimase in Patologia Medica, testimone affettuoso dell’ascesa del suo discepolo Mandelli (tristo è lo allievo…).

    Il Prof. Bufano, per il quale il prof. Mandelli aveva una filiale devozione, era famoso perché auscultava il torace dei pazienti appoggiando il suo grande (nel senso anatomico) orecchio di cui rimaneva il segno a lungo, dopo l’esame.
    Talora inceppava nella sua locuzione forbita e la parola che lo faceva particolarmente irritare era la “bromosulfonftaleina”, quel test che si faceva per studiare la funzione del fegato.

    Ma il suo più grande merito è stato quello di essere stato il mentore del prof. Mandelli.
    Di quest’ultimo tutto il mondo ne parla, un po’ meno (tranne i suoi studenti) del prof. Bufano.
    Guai a presentarsi ai suoi esami di Patologia Medica in maglione e non in giacca e cravatta (anche se il ’68 era da poco iniziato)!

  3. Rinaldo Fiore

    18 Luglio 2018 at 16:20

    Silverio, non conoscevo la storia del prof. Bufano a cui rendo onore e merito e riconosco nelle tue parole la vita vissuta in quegli anni.
    Avendo la lettera “F” di Fiore avrei dovuto seguire subito il Prof. Bufano, ma sbagliai e seguii per quattro lezioni, mi pare, il Prof. Cassano, “luminare” della Medicina e dell’Università.
    Che anni furono! In quegli anni si agitavano per le aule di Medicina alcune radici malate e altre che hanno fatto la storia buona del nostro Paese e il prof. Mandelli ne è l’esempio più vicino.
    Fatto singolare è che nel corso di Laurea non facessi l’esame di Ematologia (allora era “complementare”) mentre poi negli anni ho dovuto imparare tutto della coagulazione (parte importante della ematologia), fino a diventarne quasi “un esperto”.
    Ho ancora nella mia scrivania un volumetto sulla coagulazione mai pubblicato ma ora richiederebbe un buon anno di tempo per aggiornarlo… e il tempo corre …

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