Giulia è venuta a settembre silenziosamente, mentre tanti altri partivano. E’ venuta nella nostra isola, quando il sole si faceva tiepido e poi c’è rimasta quando le giornate si accorciavano sempre di più, i colori sfumavano, le foglie cadevano, a volte pioveva, altre faceva freddo; quando il mare e il cielo si specchiavano nei loro continui sbalzi d’umore. E’ venuta silenziosa nello scoglio degli isolani convinta che sono gli uomini, le donne, i bambini e i vecchi più felici del mondo perché vivono in un paradiso terrestre.
Giulia è giovane e ha fatto una scelta di vita – almeno ci prova a farla – di vivere la nostra isola condividendola con i residenti invernali.
Giulia è molto matura perché conosce la giusta definizione di libertà, cioè la possibilità di scegliere assumendosi le proprie responsabilità, anche di vivere in un posto: scegliere e non adattarsi di vivere in un posto anche perché in una isola non puoi capitarci per caso.
Giulia ha una grande passione, per cui ha fatto una cosa in più… ha deciso di trasmettere la sua passione ai bambini, ha deciso di far danzare i nostri bambini.
Nell’autunno della sua scelta di vita e d’amore per questa magica isola, Giulia si è messa in giro a cercare una casa, e dopo averla trovata è riuscita a convincere le nostre mamme a provare a far danzare le loro bambine.
Edgar Degas. L’Etoile (1878). Musée d’Orsay, Paris, France
Forse le mamme, all’inizio, avranno pensato che “la danza per le loro figlie potesse essere un gioco, un passatempo che diverte. Dopotutto la danza è indossare un tutù azzurro e calze bianche, con cui incontrare amici. Le mamme forse si sono convinte di iscrivere le loro bambine alla danza perché comunque poteva diventare un momento di gioia, di allegria, di sport: dopotutto ci si doveva muovere e saltare a tempo di musica”.
Queste cose i bambini le potevano fare anche al parco giochi, invece la danza è qualcosa di diverso e Giulia lo sapeva fin dal primo giorno, che doveva insegnare non solo alle bambine ma anche ai genitori che la danza è altro.
La danza è disciplina, rispetto delle regole, è arrivare sempre in orario, in ordine, accettare delle regole senza contestare.
La danza è passione, è confronto con il proprio corpo, è esistere in relazione armonica con se stessi e gli altri e la musica detta i tempi, le pause, la respirazione. La coreografia del ballo diventa un percorso da seguire in un mondo fantastico.
Giulia doveva insegnare ai bambini a non arrendersi davanti alle difficoltà delle prime delusioni di non riuscire spontaneamente a raggiungere dei buoni risultati; doveva insegnare a capire come affrontare anche i propri limiti per dare sempre il meglio di se stessi e tutto ciò lo si doveva concretizza non solo nella sala prove, ma anche nella vita di tutti i giorni.
E come raggiungere questo risultato?
Giulia ha dovuto insegnare ad essere sensibili, ad ascoltare la musica non solo attraverso le orecchie ma con tutto il corpo: “Ballare genera una sorta di amplificazione delle emozioni, la danza unisce corpo, mente e spirito in un’unica forma che è il movimento.”
Ecco che Giulia dal suo primo giorno di insegnamento aveva in mente che le sue bambine dovevano partecipare ad un Saggio finale non per dimostrare cosa aveva insegnato la maestra, ma per capire cosa avevano appreso le sue allieve in quell’anno di incontro con la Danza.
Quindi Giulia sapeva che il Saggio doveva esser preparato alla perfezione, su un grande palco, con le luci, il violinista, le immagini, i fiori, i costumi di scena dei bambini; l’organizzazione – per quei bambini e in onore della danza – doveva essere perfetta: perché la danza è espressione della massima armonia.
La sera del saggio, non doveva esserci la maestra di danza sul palco; la sera del saggio non era stato pensato per le mamme e gli spettatori giù ad applaudire – magari con la pelle d’oca a vedere i loro bambini muoversi in ordine, con le loro manine e le loro gambette in sincronia tra loro guidate solo dalla musica; il giorno del Saggio doveva essere – per le bambine e i bambini – la realizzazione del primo passo, verso una vera ed enorme passione per la danza; un modo di esistere su un palco come nella vita. Il giorno del saggio doveva diventare per quelle allieve il primo passo verso un obiettivo raggiunto con sacrificio e lavoro, consapevolezza di avere un corpo capace di vibrare ed una testa capace di appassionarsi, di disciplinarsi. La sera del Saggio doveva diventare per quelle allieve vera gioia di essere riuscite a fare qualcosa che solo pochi mesi addietro sembrava impensabile: danzare.
Io da osservatore ho visto tutto questo ma non ho visto solo bambini danzare, ho visto anche mamme partecipare alla danza: sono state coreografate da Giulia anche le attività esterne e le mamme hanno anch’esse “danzato” perché hanno capito che quello che stavano facendo le loro bambine non era solo un passatempo: ho visto 80 automobili guidate da mamme “danzanti” per tutto l’inverno.
La serata del saggio, ho visto mamme, puntuali, alle 17 in punto, raggianti di felicità, accompagnare le loro ballerine, tutte ugualmente e impeccabilmente pettinate e vestite. Ho visto queste mamme orgogliose che si sorridevano tra di loro e lasciavano fiduciose le loro bambine alle donne dell’organizzazione per gli ultimi preparativi. Alcune di loro in silenzio hanno allestito anche un “rinfresco”, in onore delle neo ballerine, “coreografato” e realizzato, questa volta solo dalle mamme.
Ho visto una organizzazione perfetta nell’allestire il palco, le luci, le quinte, la scenografia con uno schermo per proiettare immagini marine, sistemare sedie, fiori superare enormi difficoltà logistiche; organizzazione studiata nei minimi particolari che ha coinvolto personale esterne con attrezzature professionali e anche tanti amici di Ponza che si sono prodigati con passione.
Giulia è stata l’artefice di questo piccolo miracolo di maggio per cui adottata da tutti quelli che l’hanno conosciuta: dalle bambine forse ballerine come dalle mamme e penso che abbia trovato, in questo anno, dei veri amici che sono stati “stregati dal fascino” di questa giovane donna venuta nella nostra isola nel momento giusto che doveva venire per essere conosciuta e compresa.
Il Saggio è stato magico, la “Caletta e il Lanternino” erano strapieni di persone, le ballerine sono state perfette e alla fine, dopo l’applauso finale e la commozione di tutti, le bambine hanno potuto rilassarsi e meravigliarsi di gioia ai fuochi d’artificio sparati al cielo in loro onore e in onore della danza.
Grazie Giulia.
Sandro Russo
26 Maggio 2017 at 16:58
Ringrazio Vincenzo per il bellissimo articolo, al contempo lirico e partecipato.
Leggendo le cronache di Ponza da lontano e sui giornali, mi pare che l’isola sia stata visitata, negli ultimi anni, da due Angeli, la maestra della scuola di pianoforte Elena, e adesso la maestra di danza Giulia..!
Del saggio della Caletta qualcuno può far avere in Redazione video e/o foto?