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Mini epicrisi anglosassone… e ’u nespulo ’i Zi’ Ntunino

di Silverio Lamonica
beautiful-wiews-along-the-drive-to-our-hotel [1]

 

Premetto che non intendo intromettermi nei resoconti settimanali dei redattori di questo sito. Intendo solo fare un riepilogo, sia pure sommario e probabilmente lacunoso, degli articoli che ho tradotto dall’inglese per Ponzaracconta nel corrente anno e fare alcune riflessioni.

Senza contare quelli che riguardano i nostri concittadini d’America, si tratta di ben dodici articoli, dall’inizio dell’anno fino ad oggi (e mancano ancora oltre due mesi al 31 dicembre); in media più di un articolo al mese e, secondo me, non è poco (con ciò non intendo presentare il conto… ci mancherebbe! Mi considero – immeritatamente forse – un “informatore free lance” a titolo gratuito).

Ebbene, alcuni “pezzi” sono apparsi su siti di viaggi e turismo come i recenti “The Miracle of Ponza” (leggi qui: 1 [2]2 [3]3 [4]) in “Slow Italy” e in Yahoostile di Nick Pachelli:5 motivi per amare Ponza [5] e ancora in ecotravel.com: Gita a Ponza [6]; in slowtravel.com, Nancy Lytle (1 [7]2 [8] 3 [9])afferma che Ponza è solo per chi ama il mare e potrei continuare…
Altri riguardano saggi e romanzi come: Penny Busetto La Storia di Anna P [10] e poi il romanzo giallo Peril in Ponza [11] (Pericolo a Ponza), entrambi ambientati in quest’isola; inoltre la scrittrice Whittemore scrive una storia romanzata su Santa Domitilla [12]… Ponza ha ispirato anche liriche in inglese alla poetessa americana Carol Light: brevi cartoline [13] che attestano ancora una volta il fascino di quest’isola (qui pubblicate l’anno scorso).

Ma non mancano siti prettamente culturali come quello di Derek White (1 [14]2 [15]): 5 cense dove l’autore descrive la nostra isola da cima a fondo, intervallando la sua narrazione con la lettura di alcuni testi, alla ricerca di un filo logico tra quest’ambiente che gli appare fiabesco e quei romanzi dal contenuto a dir poco misterioso… mentre Denis Bosnic [16] nel suo blog traduce in immagini fantastiche alcuni particolari delle nostre rocce vulcaniche e da geologo par suo, Dante Taddia [17] ci ha svelato qualche “segreto”, senza però sminuire il fascino di quelle foto spettacolari.

14-cobalt-ridges [18]

arcobaleno-di-calcite [19]

E che dire di qualche quotidiano con tiratura internazionale, come il New York Times dove Jessica Silvester, alla ricerca delle sue origini ponzesi, ha scritto quel bellissimo articolo: Su un’isola italiana” (1 [20]2 [21])?

the-abandoned-house-of-the-authors-grandfather [22]

E chissà quanti altri articoli, anche in altre lingue che non conosco, mi sono sfuggiti!

Tutti osannano le bellezze del nostro mare “sbalorditivo” (amazing, astonishing… gli aggettivi più usati) delle colline terrazzate, della cucina, delle case color pastello con la volta a cupola, dei faraglioni…

Internet ha trasformato il mondo in un villaggio globale, dove queste meraviglie vengono quotidianamente lette, osservate e commentate, tanto più che moltissime sono riportate nella lingua “veicolare” per eccellenza, l’inglese.
E ciò stimola la curiosità di chi legge questi articoli osannanti le bellezze isolane insieme alla vista di immagini mozzafiato (breathtaking) e, di conseguenza, li spinge a visitare il luogo, specie se si considera che famose mete turistiche come il Medio Oriente, il Mar Rosso, parte del Nord Africa e lo stesso Egitto sono purtroppo in crisi per i gravissimi drammi noti a tutti.

E queste persone si muovono anche nella “bassa stagione” come ha osservato nell’ultima sua “Epicrisi” (quella vera: leggi qui [23]) l’amico Enzo Di Giovanni “tra i tanti paradossi di cui si nutre quest’isola c’è anche quello che, parallelamente all’inesorabile e progressivo abbandono invernale aumenta il flusso turistico”.

Partenza. Fili e gomitoli [24]

La bellezza attrae, specie se è “prorompente” (bursting) e a dispetto dei disagi autunnali e soprattutto invernali queste persone sono sempre più stimolate a venire per ammirare questo paradiso, questo miracolo (“miracle”).

Perciò io credo che a dispetto della nostra pigrizia, della nostra ostinazione ad “arraffare il malloppo in quaranta giorni e scappare”, queste schiere di visitatori, sempre crescenti, ci costringeranno coi loro arrivi “fuori stagione” a rimanere per accoglierli in modo degno, proprio perché sono loro ad imporre a noi l’allungamento della stagione turistica a Ponza.

Naturalmente questo è solo un accenno di turismo spontaneo nella bassa stagione, attratto – secondo me – in modo particolare dalla pubblicità, altamente positiva che viene fatta dai vari siti web e blog multimediali, soprattutto stranieri (un po’ come accadde dopo la messa in onda in tv della fiction “Un’altra vita” col turismo estivo di casa nostra) e incoraggiato dalla prospettiva di costi più convenienti .

Per adesso si limita a compensare i “vuoti” lasciati dai ponzesi “in fuga”, come ci fa rilevare l’amico Di Giovanni, per cui la popolazione, tra coloro che vi dimorano stabilmente (lo zoccolo duro) e gli ospiti, in questi mesi autunnali oscillerebbe intorno alle 4.000 unità. Forse un primo segnale e ancora poca cosa per affermare che ci sia già uno sviluppo turistico di bassa stagione.
Però tra uno, due, tre e più anni di questo passo cosa accadrà, dal momento che, grazie a questo po’ po’ di propaganda osannante sempre crescente, questo flusso inevitabilmente aumenterà?

Del resto, come ha riferito il sindaco Vigorelli su Facebook, riportando dati ufficiali della Regione Lazio, si registra un flusso turistico in costante aumento nei periodi di alta stagione (da 163.000 circa del 2014 a oltre 210.000 di quest’anno.) Molto presumibilmente un tale trend positivo si ripercuote anche nei periodi autunnale e primaverile.

Perciò a questo punto mi permetto di elencare alcuni suggerimenti a chi di dovere: Pro loco, Associazioni varie (commercianti, albergatori, noleggiatori di barche e automezzi…) insomma a tutti “gli addetti ai lavori” e infine, ma non ultimo, all’Amministrazione Comunale che nel recupero dei beni archeologici, contro il degrado del territorio (Zannone) e per qualche altro problema che riguarda molto da vicino il turismo, non sta con le mani in mano.
Allora occorrerebbe, a breve termine:

– Monitorare il trasporto passeggeri in questi mesi autunnali per verificarne l’effettivo incremento e quindi la necessità di adeguare orari e mezzi di collegamento, almeno nel prossimo futuro, specie in previsione del periodo primaverile (alberghi ed agenzie con il coordinamento della Pro loco, potrebbero trasmetterebbe i dati delle prenotazioni al Comune) .

E a medio termine:

– Esortare la Laziomar che percepisce un congruo contributo statale, a immettere sulla linea mezzi sempre più efficienti e veloci, nonché la serietà e la puntualità degli orari dei collegamenti marittimi, basta inventarsi “ condizioni meteomarine avverse” o guasti tecnici, com’è avvenuto non di rado, purtroppo, lo scorso inverno.

– Adeguare le strutture ricettive ed alberghiere: riscaldamento (importante nei periodi primaverili e autunnali e lo scrittore Derek White, di cui sopra, venuto a Pasqua del 2012 sperimentò e descrisse il disagio, ma c’è la possibilità di sfruttare l’energia solare per ovviare ai costi, occorre investire); creare ambienti idonei per far sì che il turista trascorra, nel migliore dei modi, parte del soggiorno a Ponza in condizioni meteorologiche avverse, creando anche attività di intrattenimento e qui entrano in campo le varie associazioni teatrali e culturali isolane.

Ospitare adeguatamente i turisti in primavera e autunno, quando la temperatura non è affatto “afosa” specie se soffia la tramontana e le condizioni meteorologiche traballano, è la vera sfida.

Prendere contatti con la Capitaneria di Porto per anticipare al 1° aprile e posticipare fino al 31 ottobre le autorizzazioni al trasporto dei turisti con le barche.

Corsi di lingua inglese per chi opera nel settore turistico e inoltre aggiornare i siti web turistici anche con la lingua inglese; un modello interessante ce lo danno Maurizio e Mary Taccone con il loro sito“Genius Loci”  che pubblicizza il loro resort di Bevagna (Umbria) dove è riportato anche un articolo che ci riguarda e pubblicato su questo sito (leggi qui: 1 [25]2 [26]3 [27]).

grotta-di-mezzogiorno-a-palmarola [28]

Impegnarsi per rendere le nostre case ancora più belle: via quelle orrende saracinesche dai negozi, via certe ringhiere e persiane ottonate dai balconi e dalle facciate!
Armonizziamo questi dettagli usando il legno o materiale plastico di alta qualità e sicurezza per porte ed infissi, ferro zincato o ghisa per le ringhiere. Soggiornando a Venezia in un B&B, rimasi affascinato dalle finestre con le ante in legno dell’800!
Di tal genere sono i particolari che il “turista di qualità” apprezza e si aspetta di trovare in un luogo stupendo come Ponza, non grigie, orrende saracinesche che abbruttiscono perfino le periferie più degradate!

Non ultima, l’anacronistica gabbia del PAI: è possibile che Ponza debba sopportare questo obbrobrioso cilicio, caso unico al mondo?
Autorevoli geologi, in un loro ultimo convegno proprio a Ponza, hanno affermato che con le condizioni di rischio bisogna convivere: anche guidare la macchina in autostrada (e non solo) può essere rischioso (solo nel 2015 i morti sulle strade italiane sono stati 3.419, pari ai residenti a Ponza e 246.000 feriti, più dei residenti a Messina!) Catastrofici dati ISTAT e tragedie di analoghe dimensioni si sono succedute negli anni addietro (purtroppo!), eppure a nessuno viene in mente di chiudere strade e autostrade assieme alle fabbriche di automobili, per tornare al più sicuro calesse.
Nella triste situazione in cui ci troviamo a Ponza, sospiro con Troisi: “non ci resta che piangere” perché “pensavo fosse progresso… invece era un calesse!”.

non-ci-resta-che-piangere [29]

Di certo non sono un esperto in materia di turismo; ho solo espresso alcuni punti di vista personali, dettati dal buon senso. Altre necessità dovranno essere messe sul tappeto e affrontate: saranno sempre gli “addetti ai lavori” a stabilirle.

In conclusione, non dobbiamo scoprirci impreparati difronte a questo flusso sempre crescente nei periodi di “bassa stagione”.
Come ci suggerisce anche l’amico Franco De Luca con lo stile poetico che gli è congeniale, dobbiamo seguire l’esempio del nespolo di zi’ Ntunino: “Se prepara pe’ tiempe”.

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