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Cartoline da Ponza, by Carol Light
Qualche anno fa “per celebrare il passaggio del solstizio d’inverno” la rivista letteraria americana “Poetry Northwest” chiese “alla poetessa Carol Light di ravvivare le nostre giornate con cartoline da luoghi baciati dal sole. Ecco ciò che ci ha inviato, da un posto caldissimo al largo della costa italiana …” Prima di “gustare” le sue cartoline ritengo opportuno aggiungere un cenno biografico dell’autrice. Carol Light è stata insignita del premio Robert H. Winner dalla Poetry Society d’America nel 2013 e ha ottenuto un riconoscimento dall’ Artist Trust nel 2012. Le sue poesie sono pubblicate da Poetry Northwest, Narrative Magazine, 32 Poems, e altre ancora. Ha studiato poesia alla Washington University MFA Program, dove le è stato assegnato il Premio della Academy of American Poets. Ed ecco come ritrae la nostra isola: “Ponza è un’isola italiana dell’arcipelago pontino, vicino Capo Circeo, nel Mar Tirreno. Probabilmente l’isola è stata la sede dell’omerica Circe, la famosa maga. Abitata fin dall’epoca degli Etruschi, l’ isola servì come luogo di esilio per i romani che ordivano complotti contro gli imperatori, come colonia penale e come splendido luogo di vacanze per celebrità, tra cui Gina Lollobrigida. Durante il soggiorno a Ponza fui affascinata dall’idea di prigione, in modo particolare dal significato di prigione sofferto in maniera idiosincratica, dovunque ciascuno possa avere abbastanza fortuna di trovarsi. Il poema inizia come una serie di cartoline scritte in versi sciolti”. Cartoline da Ponza, l’Isola Prigione
1 Le mie lenti panoramiche colgono tra due limoni un’amaca sospesa. Più in là le palme in vasi di terracotta, grappoli d’uva s’intrecciano rigonfi tra matasse di vigne srotolate. Umidi asciugamani pendono gravi dall’ibisco nella brezza, e colline a terrazze, fianchi di ziggurat, vanno incontro ad un porto di roccia. Rosei spruzzi corallini nel blu di pervinche, ville dai tetti spianati, come bolli umettati, avvinte e abbarbicate attorno all’ adagiarsi di una baia.
2 A tratti lo sguardo fissando, una iole corre virando di bordo, sbandando sulla vecchia caldera. Una guida mi dice è Ponzio Pilato (così la leggenda riporta) da cui dell’isola il nome . Da una grotta muggisce rabbioso. E Circe il mare dileggia. Le senti le risa di là dal suo sbruffare, caccia tartufi la ciurma? Accanto a me spettri complottano. Forse io spio di Caligola le sorelle in combutta, qui in eterno esiliate. Quale fortuna punzecchiare l’oliva con sì coraggiosi fantasmi. 3 Veli d’acqua presuntuosi zodiaci ordiscono attraverso una caverna poco profonda. Frivole vigilie da yacht a moli a bacini ondeggianti. Rallentarono, ora le navi hanno ferma la prua, annodando e bloccando tacchetti. Un infilarsi … del carico giornaliero una paranza si libera. La preda: di polpi e scampi una presa eccellente, pronti a nuotare in un ricco risotto alla pescatora.
4 Il Monte Guardia gustando, io elevo il calice rosso rubino accanto a cinquanta occhi sbarrati di pesci da un cesto. Il giorno io colsi? All’eterna luce dell’ambra pure accennai? Io tramo per abbattere l’idolo che gamberi mi pesca alle spalle. Qui pure. Lo so, io non sono Gina Lollobrigida. Non ancora. 5 Gina Lollobrigida non sono. Che c’è? Siam da poco arrivati. La nostra pensione? E’ carina, ma la porta della camera non chiude. E cosa potranno rubarci, le mie amate domande? Io pure lo sento, ma, per sicurezza, restando al piano in cima, verso tre scaffali mi allungo sul cucinino i passaporti a stipare di ceramica nel vaso. Le valigie non disfo. Una valigia provo a ripiegare di vestiti ricolma, pronta sempre a partire.
6 L’avete vista, là dietro, chi è appena passata sfrecciando su una Vespa, spocchiosa per il trapezio del suo (di chi?) torso muscoloso? Un carabiniere le ha graffato il bikini a mo’ di bisaccia; ha schiaffeggiato il cielo.
7 Ho messo un astuccio di cosmetici dietro lo specchio. Sieri in bottiglie tintinnanti contro fiale di oli balsamici. Quanta felicità viene sciupata aspettando la fine? Nei tempi attuali quando non posso provvedere al futuro. E noi siamo appena arrivati. Del passato la dama furtiva lancia gli sguardi attraverso occhialini di marcassite. Sopra il suo capo, scie dense di colpi violenti schiaffeggiano il firmamento.
Nota del Traduttore
In allegato il testo originale (file .pdf): Carol Light. “Postcards from Ponza, The Prison Island” Devi essere collegato per poter inserire un commento. |
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