Attualità

Desaparecido in do maggiore

di Rosanna Contefoto di copertina

 

– Sa cosa penso? Ogni nazione ha un suo modo di reprimere le opposizioni. La Francia ha usato la ghigliottina, la Russia la deportazione e i lager… l’Argentina le faceva sparire… i desaparecidos”.

Questa frase, pronunciata dall’avvocato Giuseppe Zanni la scorsa estate (leggi qui e qui) dormicchiava nella mia mente da allora ed è stata risvegliata dalla notizia che il 24 marzo sono 40 anni dal golpe militare in Argentina che diede l’avvio ad una fase di repressione tremenda con decine di migliaia di giovani scomparsi nel nulla.
Imprigionati, torturati, uccisi e fatti scomparire, o in fosse comuni o gettati dall’alto di un aereo in mare; di essi non si seppe più niente e nemmeno dei bambini che molte donne portavano in grembo.
Solo la lotta delle nonne di Plaza de Majo ha messo in luce come fossero stati dati in adozione ai sostenitori del regime e, dal loro impegno quarantennale, sono emersi i volti di uomini e donne che erano stati ignari per una vita di aver chiamato mamma e papà gli assassini diretti o indiretti dei loro genitori naturali.

L’avvocato Zanni mi guarda pensieroso mentre dipana il suo pensiero e ripercorre la storia  scritta da lui e dal giornalista Elio Forcella, Desaparecido in do maggiore, in cui ricostruisce la vicenda di un personaggio della sua famiglia  (è un cugino d suo padre), musicista, scomparso nell’Argentina degli anni ’20 insieme alle sue opere; e non solo, visto che anche la sua tomba è risultata vuota.

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Unica traccia: i giornali dell’epoca che riportavano accanto al suo nome i successi dei suoi concerti.

Rodolfo Zanni aveva 20 anni quando al teatro Colòn di Buenos Aires, diresse 120 professori di orchestra e 100 coristi in una serata, programmata con le sue sole opere, in onore del presidente della Repubblica Argentina, Torcuato De Alvear.

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Ne parlarono i giornali che riportarono l’ovazione al maestro, ma non abbiamo più le sue opere, né quelle suonate quella sera né quelle successive. Che fine hanno fatto?

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Solo con una paziente e tenace ricerca in archivi, librerie, rovistando fra vecchi spartiti, qualcosa comincia ad emergere.

Il romanzo ci narra le scoperte, le attese, le delusioni e l’entusiasmo che hanno costellato questo percorso che è solo agli inizi perché Giuseppe Zanni sta continuando imperterrito, determinato a recuperare non solo il ricordo del nome di Rodolfo, ma anche le sue opere che possono avallare il successo che risulta dai giornali.

Non nascondo che, incuriosita dall’alone di mistero e incertezza che emergeva dal racconto di Zanni, appena in terraferma, mi sono catapultata in una libreria a comprare il romanzo. E non me ne sono pentita.

Nel romanzo a due voci, agiscono Giulio e Mario, trasposizioni letterarie rispettivamente dello stesso avvocato Zanni e del giornalista Forcella.

Il racconto si dipana con molto equilibrio, tra sogni che indicano direzioni di ricerca per ricostruire la vicenda e riscontri ad alcune intuizioni: certificati anagrafici, articoli di giornali e riviste, la locandina del Colòn, le foto.

Il ritmo narrativo molto fluido accompagna l’emotività del lettore, che si fa trascinare dalle ansie, dalle delusioni e dalle gioie dei due amici ricercatori, e rende gradevole la lettura.

Non è semplice distaccarsi dal racconto e al termine ci si chiede se il contenuto del romanzo appartenga al mondo della pura invenzione oppure, come viene ribadito nella postfazione, abbia risvolti radicati nella realtà.

Solo il ricordo delle parole dell’avvocato Zanni mi fa rispondere che il mistero che avvolge il musicista italo-argentino è reale. Muore in circostanze non chiare, a soli 26 anni, è sepolto in terra sconsacrata e le sue ossa, poco tempo dopo, sono riesumate non si sa da chi e vengono portate non si sa dove.

Sappiamo che ha composto circa un centinaio di opere fra poemi, sinfonie, balletti, sonate e due opere liriche – Glyceria, su libretto proprio, e Rosmunda, su libretto di Sem Benelli – ed è stato lui ad accogliere con il suo inno Italia Nova la nave Italia nel suo viaggio inaugurale nel 1924 all’approdo a Buenos Aires. E gli spartiti? Sono spariti.

Rodolfo Zanni, questo giovanissimo figlio di immigrati italiani doveva dare molto fastidio per la sua genialità e l’invidia deve aver prodotto reazioni indicibili. Ne abbiamo sentore leggendo alcuni giudizi negativi sempre sui giornali del tempo e temiamo che chi li suggeriva abbia fatto di tutto per troncare le gambe alla sua carriera.

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Il manifesto che lo indica come l’accompagnatore musicale della pellicola cinematografica Vagabundo de Amor ci dice che non disdegnò di accostarsi alla nuova arte, ma anche che il suo guadagno non riusciva a provenire da concerti come quello del 1922 perché non ne poté tenere più.

Ecco, Rodolfo Zanni è scomparso come i giovani argentini che, decenni dopo, avversavano i militari golpisti e dittatori; le sue opere sono scomparse come i bambini che le donne arrestate e uccise portavano in grembo.

Giuseppe Zanni, come le nonne di Plaza de Majo, sta cercando dappertutto e non ha intenzione di fermarsi.

 

P.S. – Intanto il comune di Atri, il paesino di origine, in provincia di Teramo, da dove partì il padre di Rodolfo, oltre ad avergli tributato omaggio presentando nel 2014 il romanzo di G. Zanni e A. Forcella,  ha deciso di dedicargli una piazza. A breve ci sarà la cerimonia pubblica a cui parteciperanno anche rappresentanti del governo argentino

Al romanzo è allegato un cd  con brani cantati dal tenore Fabio Armiliato, tra cui il tango-ballata Desaparecido in do maggiore che sintetizza la vicenda di Rodolfo utilizzando lo stile musicale da lui molto  apprezzato, il tango, che definì perfetta comunicazione tra la musica e l’anima del popolo.

1 Comment

1 Comment

  1. Rosanna Conte

    19 Luglio 2016 at 23:23

    Con piacere inseriamo i link Youtube che riportano le diverse parti della cerimonia svoltasi ad Atri, il 28 maggio scorso, durante la quale si è intitolato al musicista Rodolfo Zanni, la cui famiglia è originaria del paesino abruzzese, il largo fra la cattedrale ed il teatro comunale.
    All’interno c’è una ricostruzione dei fatti, ma ci sono anche le musiche ritrovate, oltre alla canzone “Desaparecido in do maggiore” cantata da Fabio Armiliato

    https://www.youtube.com/watch?v=5EZa9nKsAZE
    https://www.youtube.com/watch?v=MBYB8WlAB_4
    https://www.youtube.com/watch?v=EimsdZI4LQc
    https://www.youtube.com/watch?v=UJzaDW8-qW0

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