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Cento di questi blocchi, Sang’! Intervista a Sang’ ‘i Retunne (1)

la Redazione

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Sang’ ‘i Retunne festeggia il settimo blocco su Facebook: un vero primato. Ne parliamo con l’interessato…

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PonzaRacconta: Allora, Sang’, come si fa a bloccare una pagina Facebook? Nel tuo caso, quali motivazioni sono state addotte?

Sang ‘i Retunno: Nell’anarchia controllata di Facebook è possibile tutto ed il contrario di tutto. E mi spiego. Per mettere in difficoltà un profilo di qualcuno, insomma per bloccarlo basta segnalarlo come “profilo falso” alla direzione di Facebook attraverso un’apposita opzione, a prescindere se sia veramente falso o meno, ed il gioco è fatto. Facebook, ricevuta la segnalazione (non importa da chi e perché), chiederà al “malcapitato” di fornire copia della carta d’identità ed il numero del cellulare. In caso di rifiuto o di non risposta, arriva il blocco con la perdita del profilo. Naturalmente, come appena accennato, questa “arma” che alimenta la cultura della spiata, può essere usata contro chiunque, non solo contro i “troll” (così vengono chiamati gli anonimi) ma anche contro chi ha messo on-line tutte cose vere ed attendibili, foto compresa.
Contro il profilo di Giggino sono state usate tutte le possibili ed immaginabili segnalazioni previste con il bel record di 7 ( sette!) blocchi. In passato è stata fatta persino la segnalazione quale soggetto (Giggino) che “alimenta l’odio razziale”…mah! Di recente, però, dopo continue insistenze Giggino ha finalmente fornito carta d’identità e cellulare. Naturalmente non è dato sapere di chi.

PR: Proviamo a tracciare un identikit del “bracconiere” che si aggira sui social network, a caccia di avversari contro cui sparare per causarne la morte virtuale.
SR: Con quanto ho appena illustrato è chiaro che “chiunque può mettere in crisi chiunque” dato che si parte dal presupposto che, fino a prova contraria, “tutti i profili sono falsi” compresi quelli di chi espone nome, cognome e foto veri. Con tale premessa è difficile tracciare la figura del “bracconiere” internettiano che, a quanto pare, può essere chiunque, pure la moglie, il marito, il padre, il figlio o l’amante del malcapitato.

PR: Il ‘fancazzismo’ e la piaggeria sono le principali motivazioni di questo bracconaggio su Facebook, e sono diffusi in maniera omogenea tra nati, nativi e furastieri. Ci sono altre spiegazioni a questo fenomeno, peculiare di Ponza?
SR: Il ‘fancazzismo’ non è solo ed esclusivamente isolano dato che coinvolge un po’ tutto il mondo di Internet. A Ponza però ha una sua caratteristica. Secondo una statistica retunnifera i ‘fancazzisti’ nostrani sono dei buoni, troppo buoni che, non sopportando la vista del sangue, ammazzano i propri avversari su Facebook. Come si vede, internet salva delle vite.

PR: Qualcuno insinua che tu, per reazione, abbia provocato la chiusura delle pagine di utenti che ritenevi, a torto o a ragione, mandanti o esecutori delle tue uccisioni virtuali. Cosa c’è di vero?
SR: La mia non è stata una vendetta, non mi piace assaporarla in anonimato, ma una verifica di quanto mi avevano raccontato e che stentavo a credere. Pertanto, per “provare la botta” ho segnalato un “noto profilo” che, puntualmente, è sparito. Anarchia pura!

PR: Dopo tre anni di attività su Facebook e due su Ponzaracconta, ritieni che la satira abbia inciso sulle abitudini del ponzese, abbia suscitato qualche autocritica? Oppure Giggino è ancora più Giggino?
SR: L’esperienza di questi anni ha avuto effetti assolutamente imprevisti. In pratica i Giggino si sono uniformati ai Sang’ ‘i retunne e, viceversa, i Sang’i retunne ai Giggino. E stiamo al punto di partenza. Unica vera novità si è avuta nel campo degli effetti collaterali. Qualcuno deve aver capito che al ponzese si può plagiare la mente ma non il cuore.

PR: In tre anni, Giggino&Sang’ non hanno mai elogiato un’iniziativa dell’amministrazione Vigorelli. Possibile che non ci sia nulla da salvare?
SR: Sicuramente alcune cose andavano fatte. In effetti si contestano i modi, i tempi ed i mezzi con i quali queste cose sono state malamente e solo in parte messe in atto.  In pratica, si contesta l’incompetenza, l’incapacità e lo scarsa volontà decisionale a discapito del rispetto per la gente che vive l’isola tutto l’anno.

PR: Sicuramente anche l’opposizione (non solo quella istituzionale) non è stata efficace. Quali sono state le sue colpe? Potrebbe esercitare in futuro un’azione più costruttiva?
SR: Fare opposizione a Ponza è molto, molto più difficile del gestire una maggioranza. Il tutto in base ad un pensiero antico che è assolutamente nostrano: “chi comanda fa legge”. Sempre secondo tale principio, di conseguenza chi non comanda non serve e, pertanto, è inutile. Considerato un altro postulato che detta: “tutto ciò che è inutile è dannoso”, e collegando logicamente i due postulati si ha: “le opposizioni sono dannose perché non servono”. Quale, allora, la soluzione? Semplice: diventare maggioranza. Altrimenti, se non lo si è in grado, è meglio restare a casa a giocare su internet e si lascia lavorare in pace (o quasi) chi deve (dovrebbe) darsi da fare.

PR: A luglio è venuta a Ponza una delegazione del Movimento Cinque Stelle per parlare di acqua: erano presenti all’incontro circa trenta persone. Pochi giorni fa si è discusso del futuro di Zannone con i rappresentanti dell’Ente Parco alla presenza di quattro cittadini, di cui due “non nativi” e due membri dell’amministrazione comunale. Maggiore partecipazione ottengono le riunioni in cui si discute degli aspetti più immediati (ad esempio il traffico). Cosa si deduce da questo tipo di partecipazione?
SR: La piazza di Ponza è molto singolare. L’esperienza ci insegna che non sempre alla maggiore presenza di persone ai comizi ponzesi (leggi anche fornesi) sia corrisposto un maggiore successo politico. Anzi. Al fine di non sollevare vespai, mi rifaccio come esempio a qualcosa che accadeva quarant’anni fa. Durante l’amministrazione Sandolo, ad ogni vigilia delle elezioni, in piazza andavano ad ascoltare i vari oppositori centinaia di persone. Ricordo che uno dei più seguiti era il compianto professore Benedetto Migliaccio, liberale. Sandolo non faceva comizi ed ha “governato” indisturbato per 25 anni. Quando poi ci fu la tornata elettorale dove perse le elezioni, ai comizi degli avversari ci andarono poche persone.
E sì, effettivamente Ponza è una piazza difficile, poco collegata alla tradizione politica italiana che è abituata a contare più i pani che i pesci.

 

[Intervista a Sang’ ‘i Retunne. (1) – Continua]

Venerdì pesce

 

2 Comments

2 Comments

  1. vincenzo

    15 Settembre 2015 at 16:34

    Non è vero che: “Quando poi ci fu la tornata elettorale dove perse le elezioni, ai comizi degli avversari ci andarono poche persone”. Io mi ricordo una piazza Carlo Pisacane stracolma di ponzesi al comizio di chiusura di Alleanza democratica davanti al ristorante L’Aragosta.

    Nessuno aveva più paura di Sandolo.

  2. Biagio Vitiello

    16 Settembre 2015 at 10:45

    È sempre esistito (e sempre esisterà) un timore verso chi amministra: inutile fare nomi.
    Nessun ponzese, la stragrande maggioranza, fa “commenti pubblici” su atti amministrativi, per timore di ritorsioni di qualsiasi genere. Perché se ti ribelli… ti mandano i vigili a controllo… e qualcosa sempre si trova..! Questa è Ponza.

    Il blocco della satira c’era da aspettarselo, ma non state “a Charlie Hebdo“; almeno non dovete temere che “vi facciano la pelle”.
    Comunque mi piacerebbe sapere perché “Giggino & C.” non si firma col nome e cognome.
    Che timore ha? Non è che avrà degli “scheletri nell’armadio”?

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