La festa del 1° maggio è una delle poche ricorrenze che non ha barriere geografiche.
Il lavoro è un bene preziosissimo perché assicura dignità e libertà.
Ha scritto Franklin Roosevelt che la vera libertà individuale non può esistere senza sicurezza economica ed indipendenza. La gente affamata e senza lavoro è la pasta di cui sono fatte le dittature.
Oggi, come purtroppo sta accadendo da diversi anni, non sarà per tutti un giorno di festa. Non lo sarà per i precari, per i disoccupati, per i cassintegrati, per coloro che hanno perso il lavoro e che stanno lottando per riconquistarlo ed ancora per coloro che lo stanno perdendo come gli operai della Lucchini, le acciaierie di Piombino.
Conosciamo i paurosi dati della precarietà e della disoccupazione, soprattutto quella giovanile.
A tutti i lavoratori vanno i nostri auguri di un felice 1° maggio ma è soprattutto all’enorme platea di emarginati ed esclusi dal mondo del lavoro che auguriamo di continuare a lottare per l’affermazione dei propri diritti, per migliorare la propria condizione sociale e trovare nell’unione delle idee la forza di andare avanti.
Quanto mai attuale appare, oggi, il discorso pronunciato alla festa dei lavoratori, nel lontano 1° maggio 1955, da Giovanni Di Vittorio, padre del sindacalismo italiano: