Attualità

Il paese dei balocchi

di Silverio Lamonica
Il paese dei balocchi

 .

… ci servivano i soldi per andare a Ponza …” (Il Messaggero, pag. 13 del 16.03.014) E’ l’ammissione di una delle due sprovvedute ragazzine dei Parioli finite in un “giro” assai pericoloso.

Già, Ponza come meta ambita, trendy come i vestiti, le scarpe e gli accessori firmati. Pur di trascorrere una vacanza a Ponza, in totale libertà  e “i ragazzi-bene” – si fa per dire – di quel particolare quartiere romano, ne sanno qualcosa (ma nel loro caso provvedono generosamente mamma e papà) si è disposti a qualsiasi compromesso, anche a vendere l’anima e, perché no, il corpo a individui trasformati in porci e qui riaffiora il mito di Circe, nel più deleterio degli aspetti.

La triste vicenda, chissà perché, mi fa venire in mente il capolavoro di Collodi: “Le Avventure di Pinocchio”, dove il noto burattino, dopo aver venduto l’abbecedario per assistere e partecipare allo spettacolo delle marionette di Mangiafuoco e dopo altre disavventure, cede alle lusinghe di Lucignolo (amichetto un po’ più grandicello) e si reca, ma nel nostro caso diremmo: s’imbarca, per approdare nel “paese dei balocchi”.

La vacanza a Ponza, mi par di capire, è diventata uno status simbol, guai a non potersela permettere! È indispensabile assieme ad altri generi voluttuari: abiti ed accessori firmati…  diversamente non si è in. Costi quel che costi, il paese dei balocchi bisogna raggiungerlo!

Ponza: uno dei tanti “generi voluttuari e costosi, tali da farci dannare nell’anima e nel corpo”…
Perché ci siamo ridotti così?” – È la stessa domanda che, per altri motivi, ha posto l’amico Franco De Luca, ma se facciamo attenzione, quei motivi sono legati a questi.

Il turismo a Ponza nasce nel 1950 con la guida “Ponza, perla di Roma” con cui Mons. Dies “preparava il terreno” per uno sviluppo turistico basato sul nostro grande patrimonio storico, culturale e paesaggistico. Dopo il soggiorno a Ponza, il visitatore doveva uscirne umanamente arricchito.

Così non è stato, almeno per i più giovani, mi par di intuire. In cosa abbiamo sbagliato? Siamo ancora in tempo a porvi rimedio? Come?

Queste sono le domande, carissimo amico Vincenzo (“carissimo” te lo dico in tutta sincerità e convinzione) che dobbiamo rivolgere a muso duro, se necessario, ai nostri amministratori, ai nostri operatori turistici ed economici, a chi cerca di fare cultura, ma soprattutto a noi stessi: un’autocritica, o come si suol dire ‘un esame di coscienza’ è indispensabile.

Siamo onesti, oggi cosa offriamo ai giovani che visitano la nostra isola, oltre ai bagni? Le crepes da consumare in fretta in piazza, forse un torneo di calcetto, poi nient’altro (la movida a Frontone sembra definitivamente compromessa)…
Poco, troppo poco, quasi nulla.

Il  turismo giovanile, nel senso vero del termine, lo ignoriamo totalmente.

Una proposta: sfogliamo insieme le pagine di internet alla voce “turismo giovanile”, lì troviamo caratteristiche, modus operandi, strutture e quant’altro.
Almeno una struttura pronta a tale scopo l’abbiamo: la Villa Le Tortore; un progetto, in collaborazione con la Regione, si potrebbe tentare.
Idem per la struttura del Faro della Guardia.
Come pure non dobbiamo ostinarci a snobbare il turismo scolastico; un osservatorio ornitologico forse lo abbiamo ancora, potenziamolo, valorizziamolo, educando i giovani al rispetto per gli uccelli e per la natura, in senso più lato.

Togliamo a Ponza questa triste patina di paese dei balocchi, apriamo le nostre orecchie per apprendere  nuove idee costruttive a favore dei giovani, prima che si trasformino definitivamente in orecchie d’asino (con il rispetto dovuto al nobile animale).

Il paese dei balocchi. Immagine di M.T. Tronfi

 

2 Comments

2 Comments

  1. vincenzo

    17 Marzo 2014 at 10:22

    Il mese di luglio torneranno a Ponza e si comporteranno allo stesso modo, come quotidianamente si comportano in tutte le piazze di Italia.
    Che cosa vogliono i ragazzi oggi: godere!
    Massimo Recalcati: “E’ l’anomia (assenza o mancanza di norme) radicale che muove l’insaziabilità orale del discorso del capitalista: consumare tutto, ridurre ogni cosa a merce, devastare ogni forma umana del legame sociale, imporre a senso unico il comandamento del godimento immediato e mortale che non produce alcuna soddisfazione e che annienta la vita.”

  2. polina ambrosino

    17 Marzo 2014 at 13:52

    Nulla è irrimediabile, nemmeno la discesa dei pariolini. Bisogna fare uno sforzo enorme e volerlo davvero. E soprattutto capire tutti, genitori, insegnanti, persone qualunque, che può succedere anche qui, anche ai figli dell’isola. Capiamo che L’EDUCAZIONE NON E’ UN OPTIONAL e quando lo diventa succede questo: stiamo attenti a continuare cosi, perché se un genitore come Vincenzo, dice questo, significa che il dado è tratto e non si può fare più niente. Cambiare rotta si può sempre, ma devono farlo prima gli adulti perché sono loro che hanno creato questa società malata, sono loro che pagano le baby squillo, sono loro che DISEDUCANO mostrando comportamenti sbagliati. EDUCARE E’ DARE L’ESEMPIO. In coscienza, che esempio sta dando il mondo degli adulti!?!?!

È necessario effettuare il Login per commentare: Login

Leave a Reply

To Top