Ambiente e Natura

Spigolature

di Piero Vigorelli

Gaeta. Spiaggia dell'Arenauta

 

In questo primo anno di tesi curiose ne ho ascoltate parecchie con la dovuta attenzione. Molte riguardavano il maledetto PAI che ha messo in prigione l’isola.

Ho sentito dire, ad esempio: questi divieti e interdizioni alle spiagge ci sono solo a Ponza. Oppure: che dire delle Dolomiti dove tutto frana e tutti ci camminano? Solo a Ponza si chiudono certi sentieri. Ancora: dai tempi di mio nonno e del mio bisnonno non è mai successo nulla. E molto altro ancora, sullo stesso tenore.

Notizia di qualche giorno fa: il Sindaco di Gaeta ha emanato due ordinanze, la prima per chiudere e interdire la spiaggia dell’Arenauta, la seconda per chiudere e interdire la spiaggia di Fontania.

Motivo? Le normative del PAI di Gaeta redatto l’anno scorso. C’è un rischio crolli molto elevato. Persone e cose non ci possono essere. Transenne e vigilanza continua.

La spiagga dell’Arenauta si estende per 250 celeberrimi metri, quella della Fontania per 474 metri. non è poca cosa. Penso sia qualcosa come tre volte Chiaia di Luna.

 

Notizia di qualche giorno fa: se non ci saranno ricorsi rispetto al bando di gara vinto e assegnato a una società qualificata, in agosto cominceranno i lavori per la messa in sicurezza della spiaggia di Frontone, con una spesa di circa 2,3 milioni di euro a carico della Regione Lazio.

5 Comments

5 Comments

  1. polina ambrosino

    30 Giugno 2013 at 22:56

    Male comune mezza allegria… D’accordo con Lei che il PAI non lo si può eludere, ma, visto che siamo in Italia, oltre a far parte, come Gaeta, della Regione Lazio (che negli ultimi decenni non si è distinta certo per un lavoro egregio, bensì per azioni ignominiose e vergognose, a tutti i livelli, che adesso sembra volersi lavare la faccia dalle sue vergogne dimostrando all’universo mondo che si preoccupa della sicurezza dei suoi cittadini imponendo PAI a destra e a manca, attraverso una manovra subldola, più che con un ragionato e serio provvedimento a favore della popolazione), mi chiedo: ma perchè in tutta Italia, che ha km e km di coste pericolose, non se ne parla altrettanto!?
    Perchè la tutela della vita umana, se così la si vuol far passare, non è uguale per tutti?

  2. Martina Carannante

    1 Luglio 2013 at 06:57

    Come già scrissi molti mesi fa nell’articolo “Ponza e Ventotene” (leggi qui), suggerivo di “sbirciare” l’orto del vicino e tentare di fare di meglio e non per trovare futili scuse o rifugi in porti non propri…
    Ponza è Ponza e ha suoi specifici problemi da risolvere; Gaeta è Gaeta con altrettanti guai che sicuramente cercheranno di risolvere il primo cittadino, gli assessori ecc… A parte che c’è differenza tra una spiaggia (una tra tante) chiusa alla balneazione per motivi di sicurezza e tutta un’isola interdetta, trovare giustificazioni in altri invece di ammettere i nostri limiti non è giusto né è da persone leali.
    Polina pone, in conclusione al suo commento, degli interrogativi legittimi su cui riflettere attentamente.
    In ogni caso in questa sede (Ponza racconta – NdR) continuiamo a far cultura e coltivare il nostro bell’orticello di tradizioni e stimoli nuovi; tutto il resto lo lascerei alle chiacchiere da piazza e a tutti quei bei “saraghi” pronti ad abboccare alla prima lenza gettata in acqua.

  3. Piero Vigorelli

    2 Luglio 2013 at 05:44

    Risposta a Martina e a Polina

    Il Sindaco pescatore era certo che qualche pesciolino avrebbe abboccato all’amo delle sue spigolature. Vedete, care ragazze, il mal comune mezzo gaudio non mi interessa, come non mi interessa l’elenco delle spiagge proibite altrove in Italia.

    A proposito, tanto per darvi qualche utile cifra: in Italia le spiagge interdette appartengono a 313 Comuni, alcune lo sono da anni e altre da giorni. Le ragioni sono diverse: inquinamento, pericolo frane, crolli, PAI, feriti, morti, fortuna che non è successo nulla di grave perchè la spiaggia era deserta…

    La mia spigolatura è rivolta a chi non si accontenta mai, a chi crede che Ponza sia unica nel suo genere (parlo della prigione PAI, non della sua bellezza o altro), a chi non sa vedere oltre il proprio ombelico.

    Dice Polina: delle spiagge interdette dal PAI in Italia si tace e di parla solo di Ponza.
    Ma chi glielo ha detto?
    Mi sembra che lei abiti e soggiorni gran parte dell’anno in Liguria. Che la famosissima via dell’Amore alle Cinque Terre sia interdetta per crolli e frane, la stampa locale o nazionale non ne ha mai parlato? Lei non ne è a conoscenza? Che a La Spezia e dintorni ci siano spiagge transennate lo apprende adesso dal Sindaco di Ponza? Chiusa quella del molo La Pietra a Levanto, chiusa la Corniglia a Riomaggiore, altre chiusure a Portovenere. Ed è chiusa anche un buon tratto della spiaggia di Rivo Giorgio a Camogli.

    Si dice a Ponza, da parte di chi non vede oltre il proprio ombelico: noi siamo nella prigione del PAI, mentre sulla costiera amalfitana che ha falesie peggio delle nostre è tutto tranquillo. Tutto tranquillo? Sei giorni fa è stato chiuso il sentiero che porta alla bellissima spiaggia di Santa Croce. Da dieci anni è chiusa la discesa a mare della spiaggia del Saraceno. Ho detto da dieci anni e ciò vuol dire che il Comune o la Regione non hanno fatto nulla per sanare la cosa, oppure che la situazione è insanabile.

    E sapete cosa è successo nel 2009 tra Vietri e Positano? Sono state chiuse al pubblico 24 spiagge. Nel mese di aprile di quest’anno, invece, chiusura a Meta di Sorrento della spiaggia del Purgatorio e di quella di Conca Alimuri.

    La settimana scorsa a Ischia, patria di origine di tanti ponzesi come Ponza racconta si sforza di raccontare, è crollato un costone sopra lo stabilimento balneare La Ninfea. Per fortuna non c’era nessuno. Ma l’area adesso è stata chiusa. Ovviamente.

    Dice Martina (la juventina) che trovare giustificazioni in altri invece che ammettere i nostri limiti non è giusto e non è da persone leali. Condivido. E le chiedo e continuo a chiedere a voce alta in tutte le riunioni pubbliche o private: quando è arrivata la tagliola del PAI nel 2010 chi ha alzato un dito? Chi si è opposto? Chi ha aperto e magari ha oliato la tagliola? L’ing. Placidi (Autorità di Bacino) o amministratori e dirigenti di Ponza? Questi ultimi.

    L’interdizione a 44 spiagge di Ponza ha la firma dell’ex Sindaco nel 2010, che insieme all’assessore Schiano hanno poi collocato boe, chiuso sentieri, comprato due gommoni per il pattugliamento della Protezione Civile (le modalità di acquisto fanno parte dell’inchiesta giudiziaria).

    Allora non si è levato neanche un sospiro di protesta. Così come nessuno aveva fiatato quando è stata chiusa la spiaggia sotto il Bellavista qualche anno prima. Al contrario, la caciara si è scatenata quando, l’anno scorso, ho ribadito i contenuti dell’ordinanza di due anni prima. E questo, cara Martina, converrai con me che non è da persone leali.

    Quanto a quelli che Martina chiama “i nostri limiti”, vorrei ricordare che per liberare Ponza dalla prigione del PAI la gente di Ponza non ha elevato nè proteste nè proposte, la vecchia amministrazione non ha fatto un bel nulla, la Commissaria Jadicicco non ha fatto un bel nulla, mentre questa Amministrazione, da un anno in carica, ha già fatto molto.

    Nella mia spigolatura annunciavo che presto partiranno i lavori per la messa in sicurezza della spiaggia del Frontone. Da 100 metri sicuri si arriverà a oltre 200. Paga la Regione Lazio, cara Polina, che come vedi si muove anche se, come tutte le burocrazie, ha il passo dell’elefante.

    Le persone leali devono riconoscerlo, non mangiarsi il fegato perchè l’Amministrazione registra un successo.

    Le persone leali non devono giocare al “più uno”, non devono ignorare un successo conseguito dall’Amministrazione rilanciando che deve essere fatto ancora questo e quest’altro.

    Le persone leali sono quelle che lavorano per il bene dell’isola, non importa se il risultato è raggiunto dal Sindaco o da altre persone che vogliono ugualmente bene a Ponza.

  4. polina ambrosino

    3 Luglio 2013 at 23:24

    Io non ho certo dato la colpa a questa amministrazione se ci sono tanti vincoli a Ponza causati dal Pai. La mia riflessione a riguardo viene dall’amarezza che Ponza, essendo isola e quindi necessitando di avere approdi raggiungibili via mare in quanto inaccessibili via terra, perde molto più di una qualunque località costiera che, comunque, per il solo fatto di trovarsi in terraferma, ha a disposione ben altre potenzialità. Dato che sia alle 5 terre che a Portovenere ci sono stata da pochissimo ed ho scattato una marea di foto, che spero magari di mostrarle un giorno, così, tanto per vedere, posso dire che la gente fa il bagno OVUNQUE in luoghi che qui da noi sarebbero interdetti forse anche senza PAI. La ‘via dell’amore’, che ha fatto due morti, non è più chiusa, se non per un brevissimo tratto, sebbene quello crollato non fosse di certo l’unico a rischio. Gli scogli (e non spiagge che lì alle 5 terre sono praticamente inesistenti) sono tutti pieni di gente, anche se si trovano in luoghi che sembrano lì lì per essere raggiunti dalle pietre delle rocce soprastanti. Case e alberghi, poi, data l’esiguità di spazio disponibile, posso assicurare che sono appesi letteralmente su falesie a picco sul mare che pare ti vengano addosso e che nessuno ha ritenuto di dover interdire. E per finire, a Monterosso (che a un anno dall’alluvione disastrosa e tragica del 25 ottobre 2012 che la devastò, è riuscita a rimettersi in piedi con fatica immensa), si è avuto un ennesimo crollo sulla strada che dalla ferrovia giunge in paese. Ebbene era chiusa. E dopo nemmeno due mesi, due, sono riusciti a costruire una specie di tunnel fatto di un materiale particolare che garantisce la possibilità di passare lì dove c’era la frana, in assoluta sicurezza. Le scrivo tutto ciò non per essere in contrasto con Lei o con chicchessia: mi rendo conto che questa amministrazione ha trovato una situazione a dire poco difficile, ma questo lo si sapeva benissimo. Se mi sono permessa di scrivere quanto ho scritto è per dire che forse la burocrazia, da Roma in giù, fa sì che perizie e controperizie, ingegneri strapagati per consigli miracolosi e via discorrendo impediscano di risolvere quanto, con meno carte, meno discorsi e pù OLIO DI GOMITO, avrebbe di certo soluzioni più celeri e concrete.
    Come Lei ha avuto modo di vivere in prima persona nella faccenda Laziomar, il modus operandi che si è finora avuto nella nostra povera regione non ha portato nulla di buono. Ora, con la nuova amministrazione che ha già dato segnali positivi, ci auguriamo che le cose prendano una piega diversa. Io credo ancora che valga la pena sperare che d’ora in poi chi prenderà a cuore la ‘situazione Ponza’ non venga solo a chiudere strade e sentieri, a mettere tubi Innocenti sotto al tunnel di Chiaia di Luna facendosi pagare come se avesse ristrutturato il Colosseo, che le agibilità siano rispettose veramente del contesto geologico e non solo di chi ci abita sopra.
    Insomma, che il nuovo corso politico di Ponza e della Regione faccia sì che si possa VIVERE IL NOSTRO TERRITORIO PIENAMENTE perchè di certo chiudere con un cartello di pericolo salva la vita oggi, ma domani fa sì che la vita, da quel luogo, sparisca per sempre se quel cartello resta l’unico sistema protettivo trovato, e credo Lei la pensi proprio come me.

  5. Piero Vigorelli

    4 Luglio 2013 at 01:35

    Cara Polina,
    il reciproco chiarimento ci permette di poter affermare che pensiamo le stesse cose.
    Evviva!

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