Sul mezzo di fortuna per Formia c’erano quelli del venerdì e tra questi c’era il primo cittadino dell’isola, che guardandosi intorno, ad alta voce borbottava: “ i professori vanno via, i bancari vanno via, la bidella va via, il segretario va via, il postino va via… ma chi rimane nell’isola?”. Ovviamente nessuno osò rispondere anche perché sul mezzo di fortuna per Formia non si capiva se il primo cittadino scherzava oppure faceva sul serio e poi come si poteva rispondere al primo cittadino e che cosa si poteva rispondere al primo cittadino?
Si poteva rispondere: “ Scusi ce l’ha con me, avrò pur diritto di tornare alla mia famiglia!”
Oppure: “ Scusi ma dopo tutto caro primo cittadino anche Lei ha deciso di partire, quindi alle sue affermazioni deve aggiungere, i professori , i bancari, il bidello, il postino, il segretario vanno via in buona compagnia del primo cittadino….. ma chi rimane sull’isola?
Sto provando a farglielo sapere da tanto tempo, caro primo cittadino: rimangono pochissime persone che si sono adattati a questa vita da confinati, arrangiandosi a passare il tempo a giocare a carte nei bar, a caccia quanto il gallo canta e a calamari la sera. I giovani frequentano al mattino le nostre scuole (non le racconto con quante difficoltà strutturali e organizzative) alla sera nei bar trovano il barista: psicologo, sociologo, animatore che gli fa passare delle ore.
Rimangono sull’isola molti insegnanti residenti, che per esempio sbirciando sul sito della CGIL vanno a scoprire che dal prossimo anno l’ITC cambierà indirizzo: da Marketing e Finanza passerà a Turistico. “Oddio” ha detto qualcuno “meglio turistico che Nautico, come si minacciava, ma chi ha deciso di cambiare indirizzo senza interpellare gli interessati?” Mistero della democrazia maggioritaria!
Rimangono sull’isola i pescatori che hanno tempo da dedicare alla quotidianità; rimangono gli imprenditori edili, pochi lavorano tanti altri hanno tempo di fare il cruciverba.
Non c’è lavoro e quindi sono diminuiti anche i rumeni e i tunisini: ce n’è uno che ha una bancarella e vende cianfrusaglie al vento e alle foglie ed io avvicinandomi gli chiedo come fa a campare a Ponza e Lui ringraziando il suo Dio mi dice che bisogna sapersi arrangiare.
Ma rimane sull’isola anche il vice primo cittadino che incontra amici vecchi e nuovi ai soliti posti per sentire le solite lamentele, tentando di dare risposte incoraggianti.
Ma rimangono anche altri consiglieri delegati di maggioranza e molti del personale amministrativo del Comune. Che faranno il sabato e la domenica nell’isola circondata dal mare?
Non rimangono sull’isola, gli assessori esterni ma dopotutto sono esterni e per definizione non passano il fine settimana a Ponza.
La domenica qualcuno va ancora in chiesa, dove i banchi diventano sempre più vuoti, ma il coro si rinnova e resiste. Quando c’è la partita della seconda categoria si va a confortare quei giovani che tirano calci a un pallone e come sempre si urla all’arbitro cornuto.
Rimangono a Ponza circa 1500 anime, che vivono la vita aspettando tempi migliori, ma soprattutto sperando che qualcuno gli riconosca un valore insostituibile per cui da proteggere.
Giovanni Conte
24 Novembre 2012 at 18:46
Sono d’accordo quando scrivi “ma chi rimane sull’isola”?
Penso che per chi non appartiene alla tribù degli “isolani”o meglio come dice un mio amnico dottore “scogli-nati”è molto difficile adattarsi alla vita dell’isola durante l’inverno,quindi alla prima occasione fugge della serie “u sazio nun crede au’diuno”.
Per quelli che rimangono sull’isola ultimamente è diventato molto difficile organizzare qualsiasi cosa,vedi il caso dei gruppi teatrali che non possono organizzare niente perchè non hanno un posto dove provare ad allestire uno spettacolo.Per quanto riguarda la chisa, secondo me lo spopolamento è dovuto a chi regge attualmente la nostra Parrocchia,siamo stati abituati per quindici anni al detto “la chiesa è vostra i preti vanno e vengono” quindi ad un rinnovamento sia dello spirito che pratico,mentre adesso siamo tornati indietro molto indietro,al detto non dovete sapere quello che fà il prete. Quindi noi saremo sempre isolani e chiunque viene da fuori, chi più e chi meno,(mai fare di tutta un’erba un fascio)ci guarderà sempre un pò sottocchio.
Marcello1
24 Novembre 2012 at 21:07
Non avete mai pensato, invece, a chi viene il venerdi a Ponza ? Viene il sottoscritto,che verrebbe ogni venerdi, con moglie e senza figli, per non spendere circa 150/200 euro di tragetti. Ed insieme a me noto che vengono altri “forestieri”.
Siamo dei pazzi ? No, siamo degli innamorati dell’isola che appena possono vengono a rilassarsi dopo una settimana senza un attimo di respiro. Avete mai pensato ad incentivare questo turismo alternativo ? Ciao.
polina ambrosino
25 Novembre 2012 at 00:58
Imparare dal tunisino, no? invece di fare sociologia “de noantri tra una birra, un gin tonic un wisketto o uno spritz che fa più chic e moderno, che vi impegna cosi tanto e a fondo che se si fa uno spettacolo teatrale con sforzi miracolosi nemmeno ci andate,mi domando: ma perchè, Santo Dio d’amore, non vi alzate da li e organizzate qualcosa di utile alla società, invece di parlarne solamente?? è mai possibile che deve sempre scendere qualcosa dall’alto? c’è tanto da fare, anche senza tutti i dipendenti pubblici che se ne vanno a casa loro il venerdi COME SE NE SONO SEMPRE ANDATI DA CHE MONDO E’ MONDO. E i nostri genitori che hanno sempre vissuto a Ponza con molto meno di noi, mai al mondo si sono sentiti confinati, nemmeno durante la guerra che la nave veniva ogni due mesi! chi vuole va e chi non vuole manda, cosi si dice! ma altro che caccia e pesca, c’è da pulire sentieri e necropoli, c’è da riorganizzare il pallone, chi sa suonare perchè non organizza serate di musicia? chi conosce la letteratura perchè non organizza un lavoro di ricerca su ponza e la sua storia che quasi tutti i ragazzi non conoscono?? il mondo c’è da fare, ma certo non lo si può fare facendo “gli strologhi”seduti tra la piazza e sant’antonio… ah!! già, ma che dico!!? ci deve pensare qualcun altro, mica i singoli cittadini si possono scomodare a inventarsi il tempo, a credere che le cose possono migliorare. Signor venditore di oggetti vari venuto dall’Africa, che sfida il freddo e il caldo, e dorme in luoghi di fortuna, che non vede la sua famiglia per tutto l’inverno, che crede nel poco che ha e sorride, nella sua semplice e immensa dignità: Lei è un Uomo con la U maiuscola, quella U come Uomo che andrebbe rivista e corretta.