di Franco De Luca
Sott’ u monumento per parlare fra noi delle cose che toccano la nostra giornaliera esistenza di isolani, tormentati dall’aspirazione a rendere la vita sull’isola pari alla bellezza che la natura le ha donato, e frustrati ognora in questo anelito.
Come facevano già i nostri padri sul far della sera nel momento della giornata dedicato ai rapporti sociali. Come fanno oggi gli adulti quando si portano a confrontare con i compaesani i loro giudizi.
Sotto al monumento, con le querce a fianco, in prossimità di quella loggia da cui si decide il destino dei Ponzesi. Non è il centro dell’isola, ma si spera che sia la testa.
Parliamo allora degli anziani.
La popolazione di Ponza declina inarrestabilmente verso la terza età. Nella sua maggioranza. E dunque occorre un’ attenzione particolare verso gli anziani. Perché tutta l’isola, per la conformazione fisica e per quella urbanistica, risulta ostica a chi deambula a fatica, a chi si sorregge con stampelle. E non offre spazi e luoghi deputati al passatempo, al tempo libero, alla lettura, alla visione in comune.
C’è soltanto quel localino, sede di ritrovo per pensionati di fronte al Comando Vigili. Sebbene striminzito e sprovvisto, è frequentato da aficionados che lì riescono a scambiare quattro chiacchiere e pettegolezzi.
Al contrario, il problema degli anziani è complesso perché comprende il passatempo ma anche la salute e, in generale, esige una considerazione appropriata della sua condizione. Basta osservare le nostre strade pavimentate con basoli che l’acqua rende scivolosi e insicuri, e le gradinate infide quando piove, e i viottoli dissestati per lo più. Per finire con l’assistenza domiciliare a quelle persone che non possono uscire perché inabili e bisognose di aiuto settimanale, a tempo, o giornaliero.
Il campo è quello dei “servizi sociali”. È quello che denota la “civiltà” di un paese.
E’ un settore dispendioso se affrontato in tutte le sue ramificazioni, ma è qualificante se mostra una volontà che si volge a chi ha bisogno, a chi non ha più gli anni per far fronte alle inagevoli condizioni di vita isolana.
La “vivibilità” dell’isola passa per queste scelte. Se non si fanno si esalta la “produttività” della vita a danno dell’umanità (relazionale, sociale, culturale, sentimentale).
Il rischio di vedersi configurati come “villaggio turistico” Ponza lo ha vicino. Può superarlo se risponde a queste domande che sono: morali, politiche e, da ultimo, anche economiche. Perché al turismo occorre “vendere” l’isola nell’interezza della sua vita comunitaria e non soltanto l’aspetto estivo. Questo si esaurisce col sole, quella si alimenta delle esistenze dei singoli, e perdura.
Scambiamoci queste impressioni sotto il Monumento, fra noi, da compaesani, può darsi che trovino risposte nella Nuova Amministrazione…
Francesco De Luca