di Maria Conte
Alla Redazione: più che commento… un’aggiunta all’articolo di Lino Catello Pagano del 17 aprile su “Personaggi indimenticabili di Ponza. Minicuccio a’ vocca storta” (leggi qui).
Caro Lino, spero ti faccia piacere questo mio scritto del 2010, richiamato alla mente nel leggere il tuo, di certo più esauriente e colorito, su Minicuccio, il nonno di Gaetano.
Del mio paese, mi hanno sempre attratto le persone semplici, cordiali, profondamente umane nei pregi e nei difetti e… proprio nell’estate del 2010, ne avevo tratteggiato alcune. Annoto spesso, d’estate, ispirata dal panorama che vedo da casa mia, accanto al ristorante Eèa… ricordi, sensazioni, cose belle e brutte di un tempo e del presente… Con ammirazione per i tuoi scritti su Ponzaracconta ed amicizia.
Maria Conte
Ponza, Estate 2010
Oggi, 10 agosto, ho partecipato al funerale di Gaetano Coppa, figura caratteristica delle poche che, ormai, rimangono nell’isola. Non è che avessi gran dimestichezza con lui, ma, come succede nei piccoli centri, lo conoscevo da una vita. Quando lo incontravo, mi colpivano l’educazione e la gentilezza nel parlare, in un italiano corretto e scorrevole, la cordialità nell’esprimere un semplice saluto e nello scambiare qualche parola. Sapevo di lui che, da giovane, aveva militato nella legione straniera, e che, al ritorno, aveva portato un bagaglio di conoscenza di quattro lingue ed un gruzzoletto destinato all’edificazione di una casetta. Tra i suoi molteplici interessi ed hobbies, coltivava anche quello del trombone, ovvero suonava, facendone parte, nella banda del paese che oggi l’ha onorato, accogliendone il feretro sul sagrato della chiesa, con l’inno di S. Silverio. L’ingresso è stato solenne e commovente.
Ti ho invidiato, caro Gaetano, ‘o ‘russ (per il colore dei capelli), tanto che, una volta a casa, ho detto a mia cugina: “Se muoio a Ponza, al funerale fammi suonare l’inno di S. Silverio…”.
Arrivederci in Cielo. Il Signore avrà accolto senz’altro Te, uomo semplice, ricco d’umanità, spirito libero, onesto lavoratore tuttofare, ponzese come quelli di una volta, ormai esemplari rari. Egli ti avrà subito individuato, con la tua zazzera ed il tuo barbone bianchi, lo sguardo vivace ed espressivo, il sorriso cordiale e… ti avrà fatto posto tra i tanti musicisti, musici e musicanti, che da sempre stanno là. Io spero di rivederti…
Maria Conte
Lino Pagano
22 Aprile 2012 at 20:50
CARA MARIA
PONZA NON SOLO E’ BELLA MA E’ UNA FUCINA DI IDEE SIA PER LA SCRITTURA SIA PER LA NATURA. IO VIVO GIORNALMENTE PONZA NEI BLOG SU FACEBOOK E COSI’ SENTO LE VOCI DA LONTANO, NE PERCEPISCO GLI UMORI E LI VIVO IN ANTICIPO, PERCHÉ SOLO DALL’ESTERNO SI RIESCONO A PERCEPIRE GLI UMORI DEGLI STESSI ISOLANI, RICORDO L’EEA COME FOSSE IERI E TUTTO IL TUO SCRITTO NON SOLO MI HA FATTO PIACERE MA MI HAI ANTICIPATO E SONO CONTENTO CHE TU L’ABBIA FATTO. AVEVO IDEA DI SCRIVERE SU GAETANO. TU L’HAI FATTO CON PIU’ PARTICOLARITÀ VISTO CHE ERI PRESENTE AI SUOI FUNERALI. UN ABBRACCIO
Silverio Lamonica
23 Aprile 2012 at 05:29
Gaetano ed io eravamo compagni di scuola, alunni del Maestro Antonio Scotti. Lo ricordo con tanto affetto. Gaetano era un bambino che già a dieci, undici anni sognava una vita piena di avventure, che poi ha realizzato arruolandosi nella Legione straniera. Un giorno portò a scuola, nascosto in un sacco, uno strano arnese: un tubo di ferro assicurato ad un piccolo asse di legno triangolare e, tutto baldanzoso, ci spiegò che era un fucile, opera sua. Infatti – non a scuola – mostrò a noi ragazzi il funzionamento; infilava nel tubo la polvere pirica, ricavata dai mortaretti che suo nonno Minicuccio vendeva, poi qualche sassolino che fungeva da proiettile e, grazie ad una miccia predisposta nell’apertura opposta, dava fuoco e il “fucile” sparava davvero! Mentre noi stavamo “in posizione di sicurezza”, tutti dietro a lui. Si appassionava moltissimo alla lettura di alcuni fumetti come Tex Willer e l’Intrepido che il Maestro puntualmente gli sequestrava, ogni qual volta cercava di dar loro una sbirciata durante le lezioni. Un carissimo compagno e un carissimo amico.
Su questo sito è stata pubblicata anche una foto di quella classe quarta: correva l’anno 1951.