Di Fazio Gennaro

La miniera: zona da abbandonare o prospettiva di ricchezza?

 

di Gennaro  Di Fazio

 

La miniera di bentonite di Ponza ha operato dal 1935 al 1976.

Durante questo periodo si sono avvicendate speranze e delusioni, prospettive di lavoro e devastazione ambientale, lotte di ambientalisti e contrapposizioni di operai, paure di uomini, drammi familiari e malattie professionali; il tutto terminato con l’attuale ferita profondo di tutto territorio sfruttato.

Allo stato attuale essa è proprietà del comune di Ponza, senza però che ci sia un programma di sviluppo e/o di risanamento.

Sarebbe opportuno parlarne, discutere e far camminare le idee al fine di trovare qualche soluzione.

  • Gestione pubblica, privata e pubblica, privata ?
  • Iniziare a utilizzare il territorio per esigenze immediate o aspettare i progetti ?
  • Progetto unico e generale o progetti diversi e particolareggiati ?
  • Definire aprioristicamente la tipologia di progetti o attendere il concorso di idee ?
  • Risanamento ambientale senza sviluppo ?
  • Altro e altro ancora, finché non matura la soluzione !

Spero si apra un dibattito ampio e variegato al fine di trovare una soluzione fattibile nelle realizzazione e forte nei contenuti.

La vera forza nelle realizzazione di un’opera è data soprattutto dalle idee chiare e decise.

Gennaro  Di Fazio

2 Comments

2 Comments

  1. Mario Balzano

    23 Aprile 2011 at 19:02

    L’invito di Gennaro mi trova fin troppo pronto a dire la mia sulla questione “miniera”. Ma freno l’impazienza ad esternare la mia passione per la questione e pongo, a inizio della eventuale discussione, una opinione di cui sono molto convinto e che appartiene anche a parecchi altri.
    Non sono mancate le idee; il fatto che la miniera sia diventata del Comune non è stato casuale, ma conseguenza di un percorso non peregrino, maturato con gli anni.
    Dalle prime discussioni notturne per le strade di Le Forna di un gruppo di adolescenti, fino al concetto chiaro e articolato di come poter cambiare un’area di degrado in una risorsa per la nostra comunità. Questi adolescenti, da uomini maturi, una volta al Comune, hanno cercato di realizzare il progetto e si sono rapportati, forse ingenuamente, con la politica ufficiale. Quest’ultima, come la politica dei partiti nazionali, non hanno mai accettato quel progetto, e i finanziamenti per realizzarlo non sono mai stati davvero presi in considerazione. Perché la politica non realizza quello che è ‘giusto’ in astratto, ma quello che è possibile fare con un’equa distribuzione di appalti.
    Sono le regole dell’economia capitalista che chiama tutto ciò ‘realismo’ e i progetti dal basso ‘utopia’.
    Io non ci sto più.
    La cosa che invece mi interessa maggiormente è fare, attraverso il sito e con gli amici del sito, un racconto delle vite e delle lotte che una gran parte della nostra gente ha vissuto a causa e in ragione della “miniera”.

    Stiamo raccogliendo contributi e materiale per realizzare una serata dedicata a questo tema per uno degli incontri del prossimo agosto, la sera in piazza alle Forna. Aiutateci mandando sulla posta del sito testimonianze dirette, idee e racconti, dati anagrafici e storici.

    Per ultimo vorrei che il sito invitasse Antonio Balzano a raccontarci la sua parte di vita dedicata a questo progetto, dal momento che ne e’ stato il protagonista principale. Questo semplicemente per le ragioni della verità; perché altrimenti il dibattito risulterà falsato già al suo inizio.

    Grazie,
    Mario Balzano

  2. Silverio Tomeo

    24 Aprile 2011 at 00:22

    La domanda nel titolo mi appare già troppo orientata: tra l’abbandono e la ricchezza… quindi è abbastanza tendenziosa così posta…
    Le singole domande invece vanno bene, più o meno… e dico la mia, sempre da lontano, se mi è permesso: gestione del pubblico e solo del pubblico, se è un bene pubblico; attendere progetti con concorso di idee, orientati a un’idea di bene comune per gli isolani e non di villaggio turistico diffuso; risanamento ambientale anche con sviluppo, ove non si sia schiavi di una concezione sbagliata e pervasiva dello sviluppo. Ricordo la leggenda che voleva che facoltosi uomini d’affari napoletani alla fine degli anni ’80 tentarono di acquistare quell’area, e per fortuna non vi riuscirono. E’ bello ricordare le lotte popolari per fermare la miniera e il disastro geologico-ambientale che causava, oltre le malattie e gli incidenti anche mortali sul lavoro. Aggiungo che diffido dai megaprogetti organici su cui far ruotare troppe aspettative e richieste di finanziamenti, magari affidandosi a politici ritenuti “importanti”… Forse questo è già accaduto, ed è solo il passato di un’illusione…

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