Medicina

La Scuola Medica Salernitana

di Paolo Mennuni, presentato da Sandro Russo

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In uno dei periodici incontri a casa di Gabriella e Paolo – senza fini di lucro, anzi con cose buone da mangiare provviste dai padroni di casa; scevri da qualunque promozione editoriale, fatti per stare insieme tra amici parlando di temi interessanti che generalmente vertono sulla cultura napoletana – abbiamo ascoltato con interesse questa messa a punto storico-culturale sulla Scuola Medica Salernitana attraverso le parole di Paolo e le letture di brani selezionati fatte da Gabriella. Lo stesso consesso di amici – che per un periodo si era dato il nome de “Le cape fresche” – ha prodotto in passato altre “perle”, puntualmente riportate sul sito (vedi alcune schermate a fondo pagina).

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Qualche mia annotazione sull’incontro. Il testo completo nel file .pdf in fondo a questo scritto

La Scuola Medica Salernitana… Siii, io ne sapevo qualcosa per averla studiata all’esame (complementare) di Storia della Medicina e qualcosa ricordavo. Inoltre l’ho citata spesso per giustificare la mia consuetudine della pennica pomeridiana: “Post prandium stabis seu lento pede deambulabis… Post coenam deambulabis”.
Ma la dotta trattazione di Paolo è andata ben oltre le mie vaghe reminiscenze, con la ricostruzione dei tempi – alquanto oscuri, tra l’XI e il XIII sec. –  e delle modalità con cui la Schola operava. Con delle particolarità di rilievo, essendo le pratiche mediche del tempo – meglio non chiamarla scienza medica, diremo poi… – essenzialmente relegate a guaritori/guaritrici occasionali o a ciarlatani ma soprattutto appannaggio dei monaci dei conventi – meritori per aver preservato e tramandato anche altre conoscenze dall’antichità classica fino al Rinascimento, e quindi ai nostri tempi… I nostri sì, davvero “illuminati”! (…dalle bombe! Sigh!)
Mentre la Scuola Medica Salernitana si proponeva come laica e – novità per i tempi – non solo concedeva l’accesso agli studi e all’esercizio della professione medica alle donne, ma permetteva anche l’impiego delle pratiche autoptiche a fini di apprendimento (che furono, oltre al genio, il corollario della superiore conoscenza del corpo umano da parte di Leonardo da Vinci (1452 – 1519), ma siamo già in pieno Rinascimento).

Molte altre interessanti informazioni sui tempi bui ci sono venuti dall’ascolto della relazione dell’amico Paolo, e dalle letture presentate, non ultima la descrizione dei sintomi di una grave depressione descritta dall’illustre Torquato Tasso, di cui conosceremo tutti i particolari (anche quelli per secessum, che sarà una sorpresa per molti) e le relative terapie. Molto in auge al tempo, i salassi – vedi lettura sulla Phlebotomia, del maestro Giovanni dell’Aquila, considerati in passato una panacea universale per tutti i mali, ma utili in realtà solo in poche e selezionate condizioni tra cui la pletora (o sovraccarico) del circolo (…ricordate in Casanova, ancora nel ‘700 di Fellini, lo speziale che compariva di tanto in tanto a proporre: salasso!?).
In appendice all’incontro una amichevole diatriba tra Paolo e il sottoscritto, il primo a sostenere con veemenza che la medicina non è una scienza, ma una metodologia. Mentre io non ero d’accordo. Con una conciliazione finale sul fatto che è una pratica in costante evoluzione che utilizza gli apporti di scienze diverse.
In proposito ho trovato un articolo interessante (sebbene datato, 2020) in rete: “Ma davvero la medicina è una scienza (esatta)? Per chi è interessato al tema: in formato .pdf, in fondo all’articolo.

Un francobollo del 2007 dedicato alla Scuola Medica Salernitana

Il libricino  in formato .pdf : Paolo Mennuni. La Scuola Medica Salernitana

Un articolo (in .pdf) di Franco La Cecla (in formato .pdf) da www.avvenire.it:
Ma davvero la medicina è una scienza (esatta)?


Due delle cinque schermate relative ad argomenti svolti da Paolo Mennuni su Ponzaracconta
(dall’Indice per Autori del sito)
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