Ambiente e Natura

Acque reflue e piovane per il riuso

di Tonino Impagliazzo

 

Il riuso delle acque rappresenta un valore aggiunto e una maggiore tutela contro l’ inquinamento marino.
E’  tempo di chiedere al Coordinamento Provinciale di Latina – EGATO 4  una rimodulazione del Piano di Gestione delle acque che scaturisce dalla necessità di soddisfare una domanda turistica più incisiva e meglio calata nel tempo

PRIMA  PARTE
Depurazione delle acque reflue urbane e demersali

Gli impianti dislocati a Ponza, nella zona Giancos e Cala Feola, e a Ventotene, in località il Faro, diffondono nell’aria miasmi puteolenti che si avvertono nelle aree marine e nei territori circostanti, in special modo nel periodo estivo.

II Depuratore di Giancos, gestito da Acqualatina, con i suoi miasmi fortemente nauseanti inonda l’aria del Porto creando seri danni al valore delle unità  immobiliari presenti nella zona, agli arenili di Giancos, Sant’Antonio e Santa Maria  rendendo impossibile la vita a coloro che vi abitano.

Condizioni analoghe, sulla Depurazione dei Reflui nell’isola di Ventotene, evidenziano un cattivo servizio reso a coloro che nel 1997 si batterono per la realizzazione di una sede AMP (area marina protetta) e nel 1989 per una sede RNS (riserva naturale statale).

Gli impianti attualmente in esercizio furono realizzati circa 40 anni fa dagli Ing. Assenso, Tremonti e Lucarelli e furono identificati come Impianti insufflazione perché, dopo aver movimentato ii liquido, davano inizio al processo di “ossigenazione”, immettendo con potenti ugelli e a forte intensità dell’aria che scatenava nel liquido il  processo di ossigenazione e annullava quello della putrefazione (mancanza di ossigeno). Un modello di depurazione che veniva utilizzato per piccoli impianti e per !imitate portate idriche e giammai utilizzato nelle aree marine protette dallo Stato.

Il liquido parzialmente ossigenato, proveniente dagli impianti citati, defluendo in mare avrebbe prodotto problemi seri di atrofizzazione alla vegetazione marina ed al pascolo del sotto-costa.

Tale fenomeno determina danni alle praterie di Posidonia nelle quali trovano, di norma, rifugio e pascolo gli avannotti, numerose specie ittiche pregiate del sotto costa e quelle della prima fascia alimentare; inibisce inoltre la crescita dei coralli.

Lo sviluppo turistico/culturale delle isole ha prodotto nei cittadini e nei rappresentanti della politica una maggiore attenzione verso gli ambienti marini e terrestri, nel rispetto del territorio e dell’ambiente, sensibilità che proviene dalla storia e dalla cultura dei luoghi.

E laddove questi problemi un tempo venivano sottovalutati e/o trascurati, nell’ odierno i cittadini chiedono a gran voce un nuovo Piano dei servizi più dinamico e meglio strutturato a favore delle isole, in sintonia con lo sviluppo della tecnologica e con parametri più scrupolosi.

Le Isole del Lazio oggi  guardano al Turismo quale motore principale della crescita e non possono tacere e/o trascurare la qualità dei servizi  essendo questi elementi fondamentali per una crescita equilibrata.

Gli impianti, le reti e le dotazioni tecnologiche, che un tempo furono realizzati o pianificati in atti (dissalatori a insufflazione) non ebbero a prevedere gli incrementi della popolazione che ci sarebbero stati  per unità abitative/turistiche e per flussi in crescita negli anni a seguire, in special modo nel periodo estivo, laddove Ponza passa da 3.000/5.000 a 40.000/50.000 presenze durante l’estate,  mentre Ventotene passa da 800/1.500 a 5.000/6.000, risultando quegli impianti sotto- dimensionati per unità abitative e tecnologicamente obsoleti .

La motivazione prevalente che attualmente investe entrambe le comunità isolane è quella della scelta che entrambe le isole hanno inserito al primo punto  della propria crescita ii valore delle isole nell’ ottica del rispetto del mare e della qualità delle acque, nonché della tutela dell’aria e della natura che le circonda, e questo potrà posizionare le isole del Lazio nell’ olimpo dell’ eccellenza nazionale ed Europea.


Acqua di riuso (iniziativa suggerita)

La trasparenza delle acque, la tutela di un habitat biologico marino e terrestre fanno di questi territori  una risorsa unica e straordinariamente integra da offrire ad una platea di più ampio spettro in ambito nazionale ed Europeo.

La legge Statale (Codice dell’ambiente), all’ art. 143 D.Lgs. n. 152 del 2006, stabilisce che le infrastrutture idriche, tra cui gli acquedotti, le fognature e gli impianti di depurazione, sono di proprietà pubblica e fanno parte del demanio e sono inalienabili, mentre la gestione può essere attribuita ad altri soggetti.

Una Direttiva CEE, la n° 91/271/CEE del 21 maggio 1991, all’art.1 recita “La presente Direttiva concerne ii trattamento e lo scarico delle acque reflue urbane e ha lo scopo di proteggere l’ambiente dalle ripercussioni negative provocate dai summenzionati scarichi di acque reflue” .

Una Legge della Regione Lazio (la n°36 del 06-gennaio 1994) descrive gli usi produttivi delle risorse idriche (Riuso delle acque) e disciplina al punto 11 i rapporti tra gli Enti locali ed i soggetti gestori (EGATO), determinando le competenze, all’interno di ciascun “Ambito Territoriale Ottimale”.

EGATO 4 viene indicato oggi come “Struttura di Riferimento Territoriale della Provincia di Latina e delle Isole del Lazio” con il compito di coordinare e stabilire la tipologia degli impianti ed i servizi da realizzare “sul territorio delle isole”, al fine di garantire una produzione di acqua per uso umano e di riuso, anche ai sensi della Legge n°307 e 367 – dello Stato Italiano.

SECONDA PARTE

Cosa chiedono le isole del Lazio a EGATO 4?

a)- superare gli impianti “a insufflazione”;

b)- produrre “acqua di riuso” a favore dei cittadini, al fine di consentire alle isole di riscoprire la propria storia e la propria cultura in una economia di riequilibrio.

Tanti sono gli interrogativi che l’analisi della materia stimola.

– Dopo circa 40 anni di mancati interventi di sostituzione o rivisitazione degli  attuali impianti a insufflazione  non sorge il dubbio:

– che l’utilizzo di una risorsa preziosa e importante per le isole, come l’acqua, con il riuso del liquido, proveniente dalle acque demersali e dai reflui urbani, possa assurgere a valore aggiunto e rivitalizzare la cultura e le tradizioni legate alla terra e all’ origine dei luoghi?
che possa essere utile per nuove economie indotte e tra queste una micro agricoltura di nicchia, vivai mediterranei e serre floreali per !imitate produzioni?
-che possa servire per il lavaggio degli assi stradali e delle attrezzature destinate alla raccolta dei Rifiuti Urbani con la nebulizzazione?
Senza dimenticare la possibilità di concedere a costi contenuti l’acqua del riuso (acqua non adatta all’uso umano) per le attività della ristorazione, dei bar, degli alberghi e nei luoghi di lavoro

Perché tacere degli habitat marini, ambienti dotati di un fantastico mondo che ancora custodisce un ciclo completo di vita, simile a quello che conosciamo nell’ aria e sulla terra, visto che risultano poco attenzionati per quanto riguarda gli scarichi dei reflui urbani scarsamente trattati?

Perché non rispettare la Direttiva -CEE (la n. 91/271 del 21-05-91), ii Codice dell’Ambiente e la Direttiva Comunitaria sulla Istituzione delle SIC (siti di interesse comunitario) e delle ZPS (zone di protezione speciale)?

Perché non fare tesoro della sentenza del TAR di Catania che, visionando le schede tecniche sui prodotti utilizzati per la pulizia degli impianti e per i pretrattamenti dell’acqua di mare, riscontrava sostanze tossico-nocive scaricate direttamente in mare?

E perché, infine, non rispettare la Legge Salvamare (2020) che all’art. 12 “rende obbligatorio” la VIA (Valutazione d’Impatto Ambientale) per gli impianti della Dissalazione?

E ancora:

Un impianto che attui il riuso delle acque piovane e dei reflui urbani con regolare trattamento non determina forse un valore aggiunto all’ economia delle isole stabilendo una garanzia ulteriore contro l’inquinamento marino che diversamente potrebbe condurre alla distruzione di un patrimonio eccellente?

Perché le isole del Lazio, ricche di una natura incontaminata, di arenili, di falesie, di scogliere e di scenari mozzafiato, che fanno di questi territori dei luoghi unici anche sotto l’aspetto culturale e storico, devono rinunciare alla propria valorizzazione?

E’ scorretto non preservare agli attuali cittadini e alle future generazioni il godimento di queste straordinarie bellezze della Natura e di queste risorse, oggi forse non totalmente compromesse o distrutte dalla furia dell’uomo

E’ tempo che le Isole del Lazio, di concerto tra loro, chiedano agli Organi competenti della Provincia di Latina di istituire, con urgenza, un Tavolo tecnico per una nuova rimodulazione delle iniziative da convenire a loro favore.

 

 

All.

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