Ambiente e Natura

Le piante dell’Erbario. (7). L’ardìga e ’a paretàna

di Simone Casalino

Per  le schede precedenti digita – Erbario – in: CERCA NEL SITO

 

L’ardìga, ortica (Urtica dioica) è una pianta erbacea perenne, diffusa a Ponza come altrove, in vicinanza delle abitazioni, dal momento che preferisce i terreni ricchi di azoto.

Ortica. Preparazione di Noemi Vitiello

Ortica. Preparazione di Noemi Vitiello per l’Erbario

Come dice il nome botanico – Urtica dioica, Fam. Urticaceae – è una pianta dioica, e questo apre un campo interessante.
Si dicono ‘dioiche’ le piante che hanno i fiori – ovvero gli organi della riproduzione – maschili e femminili, in individui diversi; mentre la norma tra le piante è quella di essere ‘ermafrodite’ (quando possiedono stami e pistilli nello stesso fiore), o ‘monoiche’, un particolare tipo di ermafroditismo, quando la stessa pianta porta sia il fiore femminile che quello maschile.
Per saperne di più, su questo argomento – Sex and the plants, pubblicato su Omero -, leggi qui.

Nell’ortica più comune – Urtica dioica – i fiori femminili sono raccolti in spighe lunghe e pendenti, sono verdi e posseggono un ovario; i fiori maschili invece sono biancastri, riuniti in spighe erette.

Urtica dioica. Infiorescenze femminili. Bis

Due immagini di infiorescenze femminili di Urtica dioica

Urtica dioica. Infiorescenze maschili. Bis

Due immagini di infiorescenze maschili di Urtica dioica

Mentre c’è anche una ortica monoica – Urtica urens  – detta anche ortica minore perché più piccola dell’altra, e anche più urticante, che presenta fiori maschili e femminili riuniti nella stessa infiorescenza.

Abbiamo trovato così, anche nell’umile e comunissima ortica, interessanti elementi per approfondire la conoscenza di tutte le piante.
Una ricaduta diretta di queste osservazioni potrebbe essere infatti stilare una lista di tutte le piante dioiche (che non sono tantissime). Non è un interesse solo teorico: è che se non si prevede la presenza di un esemplare ‘maschio’ e di una ‘femmina’, da alcune piante proprio non si ottengono i frutti; questo vale per i kiwi, ad esempio.

L’ortica deriva il suo nome – ‘urtica’ – dal latino urère (bruciare); essa possiede sul fusto e sulle foglie una grande quantità di peli urticanti che appaiono al microscopio come strutture vetrose, dai bordi taglienti e facilissime da rompersi, i quali al minimo contatto si rompono e iniettano nella pelle istamina e altre sostanze chimiche che causano irritazione cutanea e dolore.

Ingrandimento dei peli urticanti dell'ortica

Ingrandimento dei peli urticanti dell’ortica

Malgrado l’apparente difficoltà a maneggiarla, l’ortica perde facilmente le proprietà irritanti con la cottura ed è commestibile (sempre bollita però), usata per frittate e frittelle, minestroni e ripieni per paste.

Ha avuto nell’antichità anche usi tessili: battuta e sfibrata per tessere stoffe (ramia, o ramié, in associazione con altre piante) simili alla canapa o al lino.
Inoltre, per la clorofilla che contiene in grandi quantità, era impiegata per colorare i tessuti delicati: le foglie coloravano di verde, mentre le radici di giallo.

Il macerato di ortica era utilizzato in passato ed è stato riproposto di recente in “agricoltura biologica” per tenere lontani gli insetti e rafforzare la resistenza delle piante. A questo fine si mette in un bidone dell’acqua con una bella quantità di ortica e si lascia per qualche settimana;  si sviluppa un liquido molto puzzolente che i vecchi contadini, prima ancora delle pompe a pressione e degli ‘spruzzini’ spargevano sulle foglie delle piante da proteggere, con una infiorescenza di ‘scupazzo’. Raccontano che funzionava molto bene: forse per la puzza, ma davvero i parassiti scappavano!

Infine, l’ortica viene ancora indicata in erboristeria, in apposite preparazioni, per arrestare la caduta dei capelli.

 

***

 ’A paretàna – in italiano parietaria (erba dei muri, erba vetriola) – è dal punto di vista botanico Parietaria officinalis,  una pianta molto diffusa della famiglia delle Urticaceae. È quindi parente stretta dell’ortica, anche per l’habitat.
Come dichiarato dal nome, preferisce gli anfratti tra le pietre e i vecchi muri, come pure colonizza gli scoli dell’acqua lasciati nelle parracine, a volte ostruendoli.

Parietaria officinalis

Fino a pochi anni fa veniva comunemente usata per pulire l’interno di bottiglie, fiaschi e damigiane, grazie all’appiccicosità delle sue foglie (da qui il nome comune di erba vetriola).

Un altro utilizzo “empirico” di questa pianta è quello di lenire il prurito dovuto al contatto con la sostanza urticante dell’ortica, strofinandola leggermente sulla parte lesa.
Quest’uso é riportato anche in “Flora illustrata di Ponza”, del f.lli Mazzella, in cui viene citato il detto: Fùje fùje ardiga ca mò ven’a paretàna.
Nel libro di Ernesto Prudente “A spòrte d’u Tarallare” viene riferito l’impiego antico delle foglie di parietaria per rimarginare le ferite, mentre con la stessa pianta, pestata, si facevano cataplasmi da applicare sulle parti contuse.

Flora illustrata di Ponza

La parietaria è anche responsabile di una delle più comuni forme di allergia primaverile ai suoi pollini, tanto che per un soggetto sensibilizzato è sconsigliabile aggirarsi in campagna in certe stagioni, tanto quest’erba è diffusa…

 

[Le piante dell’Erbario (7) – Continua]

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