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Un altro mare (1). Le mareedi Sandro Russo
Di mari ne ho visti diversi, e le sorprese non sono mai mancate…
Ma tra tutti, anche rispetto al mare africano (costa della Somalia) e all’Oceano Indiano (Maldive, Sri-Lanka), il mare che più mi ha impressionato è stato quello della Bretagna… Ne avevamo presentato un assaggio sul sito, in una serie di foto segnalate da Philippe D’Arco che parte del tempo vive lì (leggi in seguito e guarda l’articolo).
Sono le maree la cosa più strabiliante. Cosa sono lo sappiamo tutti, ma a Ponza la “bassa marea” è vedere ’u ssummariéll’ a Santantuono quasi a secco in qualche pomeriggio d’estate… Così che si resta attoniti nel vedere i porti asciutti e le barche coricate su un fianco appoggiate sulla sabbia o sulle rocce per centinaia di metri, quando non per chilometri…
E’ un fenomeno ubiquitario, anche se in relazione alle caratteristiche del fondale prossimo alla costa, la variazione è più o meno marcata.
Una particolarità – questa delle maree di 5-7-10 metri – che condiziona non pochi aspetti del vivere il mare da quelle parti, come la consultazione attenta dei bollettini (con la specifica del coefficiente, cioè l’entità dell’escursione della marea, che non è sempre la stessa). Come pure la presenza, sui moli, di marchingegni ‘a scorrimento’, che adattano le piattaforme di legno alle diverse altezze cui il mare può arrivare…
Le maree rendono possibile una modalità di pesca come “la pesca a piedi”, quella che si fa per catturare pesci e altro rimasto nelle pozze quando il mare si ritira per una tale estensione.
La pesca fatta sfruttando il periodico ritirarsi delle acque con le maree era diffusa nel passato; se ne sono conservate alcune vestigia, appunto presso il Faro delle Balene, nell’île de Ré: les écluses (chiuse), sorta di “parracine” a mare, ciclicamente sommerse dalla marea, di cui informa un apposito cartello…
“Le ‘chiuse’ rompono l’onda e proteggono il litorale” “A partire dal Medio Evo le peschiere in pietra testimoniano di un’arte di costruire e di pescare insostituibile. Costruire una écluse richiede migliaia di ore di lavoro (da 10.000 a 20.000), una manualità ancestrale e una manutenzione permanente” “Le ‘chiuse’ sono in via di scomparsa. L’isola di Ré ne conta solo una diecina, a confronto delle oltre 140 dell’inizio del secolo scorso” “Patrimonio storico unico, concessione marittima, i muri costruiti con pietre senza legante sono fragili. Un’ostrica portata via può provocare una breccia di parecchi metri. Le maree condizionano anche altri aspetti della vita degli abitanti delle coste che ne sono interessati; come la necessità di utilizzare come spiaggia i giardinetti pubblici, quando l’alta mare copre la vera spiaggia di sabbia fin sotto al muro.
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