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Ponza e Le Forna

di Mimma Califano

 

Il dibattito a cui accennano Silverio Lamonica e Franco de Luca (leggi qui [1]), meriterebbe un’ampia trattazione storica e di attualità. Perché si continua a parlare di Ponza porto e delle Forna? La risposta più ovvia è che sono i due maggiori centri abitati dell’isola e in mezzo c’è un’ampia (?) estensione – poco più di un km – diciamo di campagna, quindi sembrano due nuclei distinti.

Anche perché il primo insediamento, quello di Ponza porto, proveniva principalmente da Ischia, e il secondo insediamento, una quarantina d’anni dopo, da Torre del Greco. Quindi i due nuclei originari sono venuti da località diverse, e isolani ed individualisti come siamo, per molto tempo ci è piaciuto sottolineare queste provenienze.

Ancora… perché per molti anni, fino a dopo la seconda guerra mondiale, non c’era una strada facile da percorrere con i mezzi di allora e quindi solo in particolari occasioni ci si incontrava. Da qui i pellegrinaggi che servivano proprio a infondere coesione nella comunità (leggi qui [2]).

Queste, in sintesi, le ragioni storiche, ma perchè ad tutt’oggi si continua ancora a fare questa distinzione?

Non credo che il problema sia la distinzione in sé; il punto é che alla elencazione di località: ’U puòrt’ ’ngopp  i Scuòtt’ (gli Scotti)… Santa Maria’i Cuònt’ (i Conti)… ’ngopp ’u camp… ’a ChiesaCalacaparra… etc., il ponzese tende ad associare delle caratteristiche prevalenti, o categorie di giudizio, e qui la questione diventa delicata.

Si potrebbe dire ‘familiare’. Già, perché fino a un po’ di  tempo fa, le varie località si caratterizzavano per la presenza di nuclei familiari contigui, quindi con abitudini  prevalenti e grosse affinità tra di loro.

 

Ie ’a scapece ’a faccio sul’ cu’ i rutùnn’… No ie ce mecc parecchi qualità ’i pisce… Ie ce mecc’ sule ’a ‘cit’… Nui ce mettimm’ pure u’ vvin cuòtt… Ah! …nui n’a faccimme proprie… e così via…

 

Ora, in tempi di ‘globalizzazione’ questo elemento è venuto meno; anche Ponza incomincia ad avere figli di diversi colori.

Prima di continuare nel tentativo di ragionamento, è meglio chiarire un punto.

La primavera scorsa in un incontro pre-elettorale da ‘Angelino’ a Calacaparra, Franco disse che dobbiamo smettere di parlare di ponzesi del porto e fornesi: Ponza è una; siamo tutti ponzesi.

D’accordo con tale affermazione; aggiungo che sottolineare ogni volta questa distinzione non giova alla causa. Ponza è una, e pure piccola!

Di che parliamo allora!? Perché le Forna continua a considerarsi periferia dell’impero?

Silverio dice bene le scuole sono state costruite alle Forna, il campetto sportivo sta alle Forna, il Poliambulatorio in mezzo.

Però fino a quando il porto sarà unico, tutti i traghetti arrivano qua, il grosso delle barche stanno qua (con i pro e i contro che questo comporta), anche se per il turismo in genere  forse non è più tanto vero. Chi va in vacanza cerca anche tranquillità, prezzi ‘interessanti’ (e questo è più vero alle Forna) e devono essere considerati elementi di pregio e non di minor valore .

Forse il punto è questo: le distinzioni nascono perchè ognuno di noi tende a sottolineare ciò che non ha piuttosto che ciò che ha .

Due cose però oggettivamente a Le Forna mancano e si dovranno affrontare: un approdo – fatto per migliorare e sviluppare e non invadere e deturpare, o cedere ad altri il controllo del territorio – e un’altra cosa di cui non si sente tanto parlare: Le Forna ha bisogno di un Centro.

Adesso, da sempre, il centro è la Chiesa, ma lì manca lo spazio fisico dove passeggiare, bar ampi dove sedersi, una piazzetta, tanti negozi. Un luogo organizzato con criteri di funzionalità ma anche estetici; insomma un posto tipo la passeggiata di corso Pisacane.

Nella speranza e nell’attesa che questi aspetti molto impegnativi vengano adeguatamente affrontati e risolti – questo sì compito dell’Amministrazione Comunale, come già detto da Franco, oltre a tante altre cose – dovremmo tutti esercitarci ad essere più uniti, più propositivi, più collaborativi.

[3]

Le Forna e Ponza idealmente unite (in fotocomposizione) nel frontespizio di Ponza racconta

 

Avere meno uallera, non continuare a dire “chi t’u ffa fa” o “che ce guadagne?” , e da parte di chi ha già tanto, avere più rispetto degli altri e di ciò che è di tutti.

Dobbiamo  esercitarci a pensare che il bene e il futuro dell’isola camminano sulle gambe di tutti e quando avremo imparato noi ad esercitarci un po’ di più su queste cose, potremo anche incominciare a spiegarlo a chi viene qui in vacanza…

E su questo punto si potrebbe avviare un altro dibattito: …in che modo è possibile indurre gli ospiti ad essere più rispettosi del luogo della loro vacanza?

 

Mimma Califano