di Francesco De Luca
“Nell’anno 1295 fu fondato questo monastero dall’abate Guttifrido in onore dello Spirito Santo, della SS. Vergine, di Giovanni Evangelista, al tempo di Papa Nicolò IV e del Re Carlo III. Questa opera fu edificata da Pietro Orameio caposquadra dei Gagetani”.
“L’iscrizione in bel gotico scolpito sul portale di marmo della chiesa in Gaeta, ancora oggi, ricorda l’anno della fondazione di quel monastero che fu l’anno del trasferimento della comunità dall’isola al continente “ (pag. 28 Paolo Capobianco)
Si è dunque nel 1295, i monaci del monastero di S. Spirito dell’isola di Zannone si trasferirono nella piana di Arzano, nei pressi di Gaeta, ritenendosi insicuri dalle incursioni dei corsari barbareschi nell’isolotto di Zannone. Qui eressero un monastero in onore del Santo Spirito, della SS. Vergine, di San Giovanni Evangelista. Sono le tre figure dottrinali sulle quali si impianta il pensiero di Gioacchino da Fiore. Nello specifico: dallo Spirito Santo si attendeva la nuova Pentecoste; la Vergine Santissima fu l’autrice della Riforma cistercense, di cui Gioacchino fu figlio e abate; San Giovanni Evangelista è l’autore dell’Apocalisse, meditando la quale, Gioacchino preannunciò la prossima nuova epoca dell’Evangelo Eterno.
Faccio dunque notare, sulla scia di don Capobianco, che la comunità monastica che trasmigra dall’isola di Zannone nella piana di Arzano è seguace di Gioacchino da Fiore, ovvero gioacchimita. E poi: al tempo era re Carlo III d’ Angiò (detto lo zoppo, 1285 – 1309). Ma sul soglio pontificio non era seduto Papa Nicolò IV, morto nell’aprile del 1292. Nell’anno 1295 sulla cattedra di Pietro sedeva Bonifacio VIII (eletto papa il 24 dicembre 1294 e incoronato il 3 gennaio 1295).
Perché i monaci di Arzano hanno voluto riconoscere come papa Nicolò IV, che era morto anni addietro?
Il quesito è antico e le risposte sono intrecciate e discordanti. Fra tutte a me piace sottolineare il legame di quella confraternita monacale col movimento di pensiero generato dalla visione dottrinale di Gioacchino da Fiore. Il quale era morto nel 1202, ma la comunità gioacchimita era ancora attiva. Per essa, infatti, la morte di Nicolò IV aveva generato un terremoto nella Chiesa di Roma, giacché gli succedette nel 1294 Celestino V. Il quale rinunciò al Papato (nel dicembre del 1294). Dopo pochi giorni fu eletto Benedetto Gaetani col nome di Bonifacio VIII.
I Gioacchimiti avevano esultato all’elezione di Celestino V a Papa perché era stato monaco come loro. Con la sua rinuncia caddero nello scoramento, e precipitarono nella disperazione con l’elezione di Bonifacio.
Fu tanto il dispetto subìto con la rinuncia che vollero dimenticare Celestino V e lo cassarono dalla loro memoria storica (anche Dante nella ‘Commedia’ non cita il nome).
L’unico che godeva della loro stima rimaneva Nicolò IV, Papa francescano.
Tutto questo argomentare mi porta ad affermare che il pensiero di Gioacchino era vivo nei monasteri delle isole ponziane. E chiedo: c’era una figura religiosa che poteva legare insieme Gioacchino con i monasteri ponziani? Certo. Era Raniero da Ponza.
Dal monastero di Fossanova furono loro due (Gioacchino e Raniero) ad allontanarsene per cercare una nuova via attraverso cui soddisfare la loro spiritualità. Per un periodo lasciarono i monasteri e si diedero a manifestare la loro fede in solitudine e presso comunità contadine isolate.
Antica xilografia raffigurante Gioacchino da Fiore nel suo studiolo
E’ possibile perciò raccordare queste tesi e affermare che nei monasteri isolani la figura di Raniero da Ponza godeva di stima imperitura.
Dalla morte di Raniero infatti erano passati quasi 100 anni e lo stesso dicasi dalla morte di Gioacchino, ma lo spirito di Raniero, monaco, umile e dotto, misericordioso e fermo, nutriva le coscienze dei confratelli.
Il raccordo fra queste tesi è possibile ma occorre ancorarlo a fonti storiche.
Spero che l’amico Mario Moiraghi trovi interessante questo spunto di ricerca.
NdR: nell’immagine di copertina Gaeta, il Monastero di Santo Spirito di Zannone in una foto del 1930










