di Giuseppe Mazzella di Rurillo
Ho seguito con sufficiente attenzione la polemica sull’ambientalismo anonimamente lanciata su foglio locale contro il “fronte dell’ambientalismo” che si firma con i conosciuti nomi di Nicola Lamonica, 84 anni, e Gianni Vuoso, 76 anni, che il direttore de il Dispari, Gaetano Di Meglio, chiama con simpatia “vecchietti verdi”, ai quali si deve una chiara denuncia, nel metodo e nella sostanza, della riqualificazione ambientale di Casamicciola dopo il terremoto del 21 agosto 2017 e della sanguinosa alluvione del 26 novembre 2022 con 12 morti di innocenti fra i quali anche dei bambini.

Nicola Lamonica e Gianni Vuoso
A questo “fronte dell’ambientalismo” desidero aderire perché è un grido di dolore per il modo di condurre la ricostruzione che non tiene conto delle piccole cose di ogni giorno che, al di là degli annunciati progetti per costose opere pubbliche del commissario governativo On.le Giovanni Legnini, si possono e si debbono risolvere con una manutenzione ordinaria dell’ambiente di proprietà pubbliche e soprattutto “private”.
Ho già scritto dei fondi rustici di terreni e fabbricati pubblici e privati che debbono “ordinariamente” essere manutentati con pulizia da sterpaglie e poi, una volta portati alla luce civile e naturale, decidere ulteriori interventi di miglioramenti. È questo l’ambientalismo al quale aderisco. Un ambientalismo che mentre chiede il parco pubblico dell’Epomeo statale o regionale chiede una manutenzione ordinaria di terreni, fabbricati, muri che vanno su strade e la cui sicurezza interessa tutti.
Mi associo alla battaglia ambientale per Casamicciola di Nicola La Monica e Gianni Vuoso così come alle loro osservazioni sul “piano di ricostruzione” della Regione Campania presentato in pompa magna nella sala di un albergo a cinque stelle a Lacco Ameno e non invece presentato e discusso sotto una tenda provvisoria a piazza Majo, o di quella che ne resta, a Casamicciola con un dibattito anche di tre giorni con la povera gente colpita da due enormi catastrofi.
Un tempo le sezioni del PCI o del Psi con i loro parlamentari e consiglieri regionali avrebbero fatto così.
La differenza tra il tempo dei partiti solidi rispetto ai liquidi di questa seconda Repubblica é nel luogo di discussione, nelle modalità di presentazione di un disegno pubblico, nel numero degli interventi di spessore ad un dibattito, nel ricordare il percorso storico delle idee e dei progetti. I vecchietti che chiedono oggi un impegno serio per l’ambientalismo sono giovani nello spirito: dicono le stesse cose da oltre 50 anni.
Era necessario abbattere il Capricho de Calise in piazza Marina senza avere una alternativa immediata ad un centro culturale polivalente per Casamicciola? Non si poteva risvegliare la piazza principale con una stazione marittima ancora più bella di quella che è stata fatta a Napoli al molo Beverello? Non poteva nascere nel fabbricato ex Calise un circolo nautico con tutti i servizi? Non poteva rinascere come primo intervento una riqualificazione economica e sociale di piazza Marina dove oggi chiude perfino la filiale dell’ ex Banco di Napoli, unico sportello bancario del paese?
E per riqualificare l’area della Colmata sotto alle macerie del Pio Monte della Misericordia non bastava un geometra che riproducesse esattamente quanto è stato fatto a Lacco Ameno con porticciolo del Capitello con parcheggio, giardino e piccolo approdo? Ma ci vuole un archistar per vedere cose carine e non ripeterle?
Ma non basta questo. Nel 1986 fu realizzato il parco pubblico del Monte Rotaro dalla provincia di Napoli. c’è anche la guida apparsa col n.3-5 1986 della rivista la provincia di Napoli. Fu allestito e avviato con visite guidate promosse dal dottor Antonio Turco, funzionario della provincia.
La guida è opera completa da me conservata ma dimenticata da chi oggi fa “pianificazione”. I vecchietti verdi per fortuna sono ancora forti ma non più giovani.







