Usi e Costumi

Per i Morti. Il 2 novembre

di Francesco De Luca

 

 

Che vita sia!

Oggi, in verità, la visita al cimitero lascia un peso nell’animo più grave di ieri. Forse a causa dei ricordi che sono più ponderosi, così come i volti più numerosi, lasciati sulle preci ad intristirsi.

Ieri, fuori ormai dal cimitero, a casa, c’era da rallegrarsi tra i dolciumi trovati nelle scarpe.
Niente a che vedere con l’abbondanza dei prodotti Ferrero e Kinder. Oggi, Halloween è, essa stessa, promotrice di appositi prodotti dolciari già dall’inizio di ottobre. Sbrilluccicano nei supermercati: caramelle, cioccolatini, praline, biscotti. Sono colorati di arancione-zucca oppure nero-pipistrello.

E’ il mercato ad alimentare la fantasia, e la sottomette ad esso.

Un tripudio di leccornie e piacevolezze tiene banco nei giorni precedenti ad Halloween. Che dall’ America ha inondato il mondo.
Lì, con Halloween il soprannaturale è magico, evanescente, ad effetto. Nella festa dei nostri Morti nulla era magico. C’era il soprannaturale… che è altro!

Perché i nostri Morti desideravano essere ricordati. Loro… non la Morte, come ‘falciatrice della vita’. No, i nostri Morti avevano nome e ci ammonivano di seguire in vita comportamenti meritevoli.
Di Halloween, al massimo può restare lo  ‘scherzetto’. Dei nostri Morti rimaneva impresso l’esempio.
Ed era dolce come lo possono essere le  ‘mostarde’, era piacevole come il sapore dei fichi secchi.

Mi accorgo che sto facendo paragoni impropri.

I nostri Morti volevano suscitare in noi sentimenti di vicinanza, rispetto, gratitudine. Volevano aiutarci a coltivare la nostra umanità e a vivere meglio.

 

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