Ambiente e Natura

Chi va pe’ mmare…

di Bixio

Sei sceso dal treno, trafelato corri, corri per la discesa che va dalla stazione di Formia al porto, forse fai in tempo, la nave non ha ancora levato gli ormeggi… stasera sarai a casa, sull’isola.
Ma no. Arrivi alla passerella e ti dicono che stasera non si parte: – Condizioni meteo marine avverse! Che ce vuo’ fa’!
Mica stai in una stazione, che devi solo aspettare la partenza del treno successivo!
La tua situazione è diversa. La realtà ti richiama all’ordine: – Ricordati che sei nato  e  vivi su un’isola!
Qui, il vivere è  precario, poco romantico, quando da studenti senza soldi, a volte anche senza biglietto, ci capitava una situazione del genere toccava cercare una temporanea ospitalità presso la casa di un amico, di un parente… a volte andava bene anche una panchina del parco sopra al porto, sperando nella partenza del giorno dopo e che non venisse a piovere!
A voi, gente di città sembra normale tutto questo?! A me non sembra né avventuroso né romantico, ma solo una brutta delusione e un’inattesa sofferenza.
Quanto ancora l’attaccamento, l’affetto per questa terra ci farà ancora patire?
E quella piccola casa a cupola sulla collina, dove i vecchi aspettano ancora e anche stasera aspetteranno invano.
Sono stanco, triste e avvilito . Anche per questo non smetterò di amarvi, non vi amerò  mai abbastanza.

1 Comment

1 Comments

  1. Biagio Vitiello

    28 Ottobre 2025 at 07:32

    Il racconto di Bixio mi ha ricordato un fatto simile accaduto a me nell’anno 1965. Erano gli anni in cui, per proseguire gli studi, si andava in collegio in continente. Io ero a un collegio di Nettuno chiamato San Francesco, dei frati francescani conventuali minori. Ricordo che durante il periodo di scuola, facevo ritorno a Ponza solo a Natale e Pasqua. Rientrare all’isola era un viaggio lungo: da Nettuno dovevo prendere il treno per Roma e da Roma a Formia.
    Una volta è capitato che la nave non partiva per cattive condizioni meteo e io ed altri ragazzi collegiali non sapevamo dove andare a dormire. La nave era l’Equa della Compagnia SPAN, e il comandante in seconda Giordano (cognato di Genoveffa D’Atri) mosso da compassione (anche perché non disponevano di soldi per l’albergo) ci fece dormire sulle panche della terza classe della nave, dove l’ambiente era più caldo, essendo attiguo ai motori della nave. Poi per fortuna il giorno dopo si poté ripartire per “l’amato scoglio” felici e contenti.
    Ora che ho i capelli bianchi, mi resta difficile staccarmi dall’isola, e quelle poche volte che lo faccio per necessità, mi è capitato qualche volta in inverno di rimanere a Formia per il cattivo tempo di mare, ma per fortuna ora posso pagarmi l’albergo e andare in giro per negozi, aspettando che arrivi il giorno dopo per raggiungere la mia amata isola.

È necessario effettuare il Login per commentare: Login

Leave a Reply

To Top