di Giuseppe Mazzella di Rurillo
Per soli 7 anni – nei termini fissati dalle leggi italiane vigenti – il complesso immobiliare detto “Capricho de Calise” che si trovava in piazza della Marina a Casamicciola, nell’isola d’Ischia, non ha potuto essere dichiarato “monumento di interesse storico”.
Per avviare in Italia un iter di tutela storica di un immobile occorre che il fabbricato abbia almeno 70 anni. Come se una casa, un negozio avessero una vita umana. Soltanto se un immobile ha 70 anni la Soprintendenza ai beni ambientali interviene per la tutela. Basterebbe questo limite – 70 anni – per abolire le Soprintendenze e lasciare giudizio e responsabilità ai Comuni che peggio non potrebbero dare.
Il complesso Capricho de Calise fu costruito nel 1959 (con altro nome, altre finalità, altri padroni) ed è stato demolito nel 2024 dal sindaco di Casamicciola Giosy Ferrandino con propria ordinanza “contingibile ed urgente per pericolo pubblico” a sette anni dal terremoto e con due relazioni di tecnici dell’ufficio tecnico dello stesso Comune.
Non c’è stato un giudizio tecnico di un ente terzo. Eppure nel complesso, reso fatiscente dalla mancata manutenzione ordinaria, appena un anno prima il commissario di governo, Giovanni Legnini, inaugurava il Centro Tecnologico della Protezione Civile dopo la sanguinosa alluvione del 26 novembre 2022 con 12 morti. Soli 67 anni e per non aver compiuto i 70 non è stato considerato “edificio storico” in un comune dove la storia dei monumenti è fragile perché ha avuto 13 terremoti in sette secoli.
Così – senza delibera di un Consiglio Comunale e senza alcuna opposizione di uno, uno solo, dei 15 consiglieri e senza una indicazione di un formale piano urbanistico comunale in vigore, questo luogo che aveva ospitato Convegni, Congressi, presentazione di libri, balli, pizze, matrimoni… veniva cancellato dalla storia locale per fare posto ad una spianata senza moschee al solo fine di farne una spianata per mille persone per uno spettacolo musicale dell’estate.
E dopo? Cosa resta della spianata? Chi anima la piazza o l’agorà dei greci? E’ una piazza vuota. Terribilmente vuota.
La mia generazione, quella degli anni 40 del 900, la ricorda come la piazza più viva dell’isola d’Ischia.
Il Capricho era il luogo simbolo insieme al Bar Calise 1925. Si veniva qui da tutta l’isola per un caffè da Calise. Si veniva qui da tutta l’isola per ascoltare e ballare con i “Ricchi e Poveri” al night club posto al semi-interrato. Si veniva qui da tutta l’isola per seguire convegni, congressi, tavole rotonde nella sala da thè al primo piano. Nella sala da thè c’erano i concerti di Umberto Boselli, Nino Soprano,Carla Toniutti. Nel night si ospitavano Gege’ di Giacomo, Umberto Bindi, Perez Prado, Romano Mussolini, Remo Germani.
Al piano superiore c’era Pasquale ‘o pizzaiuolo con la pizza alla botte e quella iscrizione: “cheste so’ pizze!”. Quello straordinario personaggio di Emidio Calise seppe costruire un locale di fascino . Di stile per tutto. Seppe costruire un’epoca. In quei locali di quel fabbricato abbiamo fondato il circolo di “impegno giovanile” nel 1965. Miggi Calise – sola omologa dei Calise del bar e del Capricho – che ha ora 82 anni ricorderà quel tempo nel suo libro “Cattura la luna” che per i tipi dell’editore Franco di Mauro sarà in libreria dal prossimo dicembre.
Ricorderemo il passato per costruire l’avvenire.







