di Francesco De Luca
Esco da casa alle sette meno un quarto. Buie le strade… un venticello fresco… nessuno in giro… le luci delle strade, che in estate trasudano allegria, stasera ci piombano nell’inverno. Complice il cambio dell’orario, oggi, alle sette di sera al Porto è inverno inoltrato.
Sto andando in chiesa per ascoltare il maestro Sparagna e il suo gruppo, e immergerci nelle musiche bizantine e ortodosse. Quelle del monte Athos, quelle dei monaci eremiti.
Perché? Perché nelle isole, siano esse greche o italiane, aleggia un’aria rarefatta, ricca di spiritualità, reclinata sull’animo per ascoltarlo – sto riportando la presentazione di Sparagna.
C’è un cantante greco, un ragazzo alla chitarra e uno alle percussioni, Sparagna all’organetto.
I canti toccano il cuore. Per la bellissima voce del cantante, per l’interpretazione, per la costruzione dei canti. Che non sono orecchiabili e nemmeno vicini alla nostra sensibilità partenopea… eppure accendono le luci della cupola della chiesa.
Siamo tutti rapiti da quella musica. Diventiamo tutti più buoni. E’ una frase fatta… eppure è così.
Mi accorgo dell’andatura di don Ramon. Sta invecchiando con noi. Venuto dall’altra parte del mondo si è compenetrato con la nostra realtà isolana. Che è chiusa, sospetta, permalosa. C’è pure il Sindaco a partecipare a questa serata, con l’Assessore alla Cultura… e ci sono amici, a cui adesso devo aggiungere la qualifica di vecchi amici.
Il canto del monte Athos si dispiega, alto e vibrante. Ci avvolge… e battiamo le mani a ritmo… e gridiamo come a liberarci: Kalimera … Kalispera. Insieme a Sparagna, al cantante, al vicino di seduta, che è venuto da Le Forna. Per partecipare. Perché siamo tutti più voraci di stare insieme… mentre infuriano le guerre e con esse si propaga l’odio. Dell’uno contro l’altro. Del bianco contro il… del ricco contro il … del… Eppure siamo tutti toccati da malattie, tutti abbiamo un intimo dissidio (corporale e spirituale) con cui dobbiamo convivere.
Ho provato un’emozione buona questa sera al concerto in chiesa.
Ringrazio tutti coloro che l’hanno organizzato (nell’ ignoranza uso questa espressione corale, un po’ banale, ma, credetemi, sincera.









