Raniero da Ponza

Sulle orme di Raniero da Ponza

di Francesco De Luca

 

Questa mia riflessione vuole approdare ad una affermazione. La enuncio senza le necessarie argomentazioni a supporto, giacché è una mia conclusione, ‘intuita’  più che dedotta. E pertanto non voglio apparire come un  ‘falso’ storico… come quello che argomenta in modo truffaldino, sembrando giungere, ad una affermazione, intorno alla quale ha fatto ruotare tutto il discorso. Quasi fosse espunta dal procedimento del ragionamento. Mentre, essa è già implicita nella procedura adottata.

E dunque, al centro c’è  l’opera di Raniero da Ponza ( 1130 – 1207 ) svolta in Linguadoca ( 1200 ), come Legato pontificio, per condurre il movimento dei Catari nel seno tradizionale della Chiesa di Roma. Dalla quale il Catarismo si stava allontanando in modo dirompente. Troppo profonde le distanze dalla dogmatica cristiana, troppo il divario di  ‘stile di vita’  che il catarismo propugnava, in antitesi con la vita che conducevano i prelati. Evidente era l’enorme differenza, il contrasto, l’opposizione.

Innocenzo III, Lotario da Segni, era nel mezzo di una tempesta  sia dottrinale, sia ideologica, sia politica: la Chiesa cattolica era in fermento per movimenti di credenti e di asceti che si agitavano. Anche in conseguenza del contrasto fra Impero e Papato. La vita della povera gente, dico di quella che pativa i dettami dei Signori e del Clero, si consumava in un continuo dilemma: sempre in guerra, sia essa  ‘guerra santa’ contro gli infedeli, sia essa contro l’ Imperatore o il Vassallo di turno. Con Dio perennemente a fianco. Un Dio che regola i comportamenti religiosi, quelli sociali, quelli civili, che comanda cosa mangiare e quando, cosa amare e quando, cosa odiare e quando.

Innocenzo III, il papa che  ‘regolarizza’  i francescani e i domenicani, deve contrastare i Valdesi e i Catari. Idee e movimenti in agitazione. A favore della Chiesa di Roma e contro.


Innocenzo III e la crociata contro i Catari

Innocenzo III inviò Raniero da Ponza, di cui si fidava vuoi per la dottrina vuoi per il carattere, vuoi per la devozione, lo inviò, con pieni poteri, a trattare con i Catari. Lo investì di poteri enormi: confiscare, allontanare, interdire, maledire chi osteggiava la Chiesa di Roma nelle credenze teologiche, nelle pratiche religiose, nella domestica pratica familiare e in quella civile.

Non ne sortì nulla di positivo, né di definitivo. Ma qualcosa cambiò nell’atteggiamento del vaticano contro chi era ostile nella teoria e nella pratica alla Chiesa.

Da quanto è dato desumere dalle lettere inviate da Innocenzo III in quell’ incarico Raniero profuse la sua dottrina e la sua saggezza, ma non venne a capo di nulla. La sua intermediazione fallì, e negli ambienti vaticani cominciò a comparire la figura dell’ Inquisitore. Di colui che sui dissidenti avrebbe potuto infliggere pene.

Quando serpeggiò questa figura Raniero era ormai lontano. Aveva lasciato la Linguadoca e il Vaticano, ritirandosi a vita monastica nella sua isola di Ponza.

Ecco, questa è l’affermazione cui è pervenuta la mia intuizione: Raniero non volle vestire i panni dell’ Inquisitore. E non lo volle perché la sua inclinazione e la sua esperienza lo portavano a comprendere più che a condannare, a cercare insieme più che a punire.

E’ un’intuizione che non posso corroborare con fonti.

Raniero rimane così: una figura di monaco al servizio della Chiesa cattolica in veste evangelica e non e non vessatoria; disposta al perdono e non alla vendetta.

Una personalità avvolta, come finora è stata, nel segreto e nell’oscurità. Monaco, povero, stimato oltre misura e lasciato nel dimenticatoio. E aggiungo. Indisponibile per l’odio, per la repressione, per la supremazia.

Un uomo di pace.

 

 

NdR: per gli altri articoli sulla figura del monaco ponzese cliccare in cerca nel sito  “Raniero da Ponza”. Per saperne di più segnaliamo anche il sito https://ranierodaponza.it/ curato dal prof Mario Moiraghi

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