Turismo

L’Araba Fenice dello “sviluppo turistico”

di Guido Del Gizzo

Porticciolo di Lipari


“È la fede degli amanti / come l’araba fenice/ che vi sia ciascun lo dice/ cosa sia nessun lo sa”
 [Pietro Metastasio]

Un’espressione costante nel dibattito politico mediterraneo, non solo italiano, è quella dello “Sviluppo Turistico”, indicato comunemente, a seconda dei casi, come destino ineluttabile, o come soluzione universale.

Anche alla luce delle ultime iniziative – “gli stati generali delle isole minori” – forse vale la pena di dedicare qualche riflessione al tema: condividendo io, per quanto vale, quelle di Bixio sulla questione (1). Per il punto di visto di Bixio, sulla questione, leggi qui. Ma ne ha scritto anche Luigi M. Dies (leggi qui)

C’è innanzitutto un malinteso da chiarire: riguarda la confusione che si fa tra benessere e sviluppo.

Il turismo ha portato benessere in Maremma, dove vivo: una terra di contadini e minatori poveri, di carbonai e pastori sardi immigrati, dalla fine degli anni ‘50 si è affrancata dalla miseria.

Si è scoperto che preparando il pasto della domenica – i tortelli di bietola e ricotta – tutti i giorni, per tre mesi l’anno, per i turisti, si guadagnava più che a spezzarsi la schiena tutto l’anno, in miniera o nei campi.

La Maremma ha progressivamente perso la propria identità forte – terra di butteri e cavalli, di cacciatori – per diventare una serie infinita di campeggi in pineta, di casali “finemente ristrutturati” in campagna, di “Ville con vista mozzafiato” sul mare.
Vivibile nella sua autenticità solo fuori stagione turistica.

Non si tornerà indietro: ma non ritorneranno neanche gli insediamenti industriali degli anni ’60 a Follonica, ormai chiusi da anni.
Malgrado tutto, si vive meglio di ottant’anni fa: ma c’è stato sviluppo?

A Grosseto c’è un’inutile università telematica, che illude i giovani di avere accesso a formazione e cultura, dépendance sgrausa dell’ateneo senese.

Ma, emblematicamente, tra Tarquinia e Rosignano, cioè in Maremma, ancora resiste l’unica interruzione esistente nell’autostrada costiera tra lo stretto di Messina e quello di Gibilterra: e ogni anno, implacabilmente, si registra un importante numero di morti.

L’unico vero indicatore di sviluppo è stato l’affrancarsi dalla malaria : grazie al DDT, prodotto della ricerca scientifica, nel 1957.
Prima, si spargeva gasolio sulla superficie degli acquitrini, per soffocare le larve di zanzara.

A Ponza, come altrove, il turismo ha portato benessere, innegabilmente, in misura importante, negli ultimi decenni: ma quello che salta agli occhi è che le case dei pescatori sono diventate alloggi per turisti, mentre si è completamente persa l’attività agricola ( 300 ha di vigneti censiti all’inizio del ‘900, secondo l’ARSIAL)

A Ponza, in oltre mezzo secolo, lo “sviluppo turistico” non ha portato né collegamenti efficienti, né assistenza sanitaria soddisfacente, né un porto protetto, o un depuratore che funzioni, o un dissalatore. O la raccolta differenziata dei rifiuti, o energia da fonti rinnovabili.
Tutte queste cose “non servono” al turismo, che si basa solo sul consumo di ambiente e di identità locali, finché ci sono e finché durano: poi si sposta altrove.
Il cosiddetto “sviluppo turistico” può tranquillamente fare a meno del progresso.

Sono molto curioso di leggere il rapporto del prof. Gallia sulle aspettative di futuro dei giovani ponzesi, nell’ambito del progetto Islands4Future: cosa possono aver imparato, i giovani ponzesi, se esistono, da un contesto che è solo stato consumato?

Lo sviluppo nasce dall’applicazione alle attività umane del progresso che, leggiamo sul dizionario, è “l’acquisizione da parte dell’umanità di forme di vita migliori e più complesse, in quanto associate all’ampliamento del sapere, delle libertà politiche e civili, del benessere economico e delle conoscenze tecniche”.

In generale, il motore dello sviluppo è ciò che si definisce “trasferimento tecnologico”, cioè l’applicazione dei risultati della ricerca di base ai processi produttivi.

È successo in Maremma con grande moderazione.
Potrebbe succedere a Ponza, nel settore delle energie rinnovabili, se i Ponzesi ne avessero voglia: in alternativa, resta l’Araba Fenice...

Note (a cura della Redazione)

(1) – Per il punto di visto di Bixio, sulla questione, leggi qui. Ma ne ha scritto anche Luigi M. Dies: leggi qui.
Intorno all’evento di Lipari: leggi qui, quiqui e Commenti
Per l’intervento del sindaco Ambrosino agli “Stati Generali di Lipari”, leggi qui e qui.

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