segnalato da Sandro Russo, da la Repubblica
–
E’ sempre una brutta notizia quando chiude un giornale, tanto più se di quella categoria “in via di estinzione” che sono i giornali locali. Il Vernacolire, di Livorno, un po’ lo era, anche se provava ad avere una diffusione più ampia; le sue locandine-banner si vedevano spesso in giro, specie nelle stazioni. Per giornale locale intendiamo qualcosa come i nostri “Ponza mia” (1965-1966) e il successivo “Vivere Ponza” (1985-1993) (leggi qui). Ma paventiamo anche la chiusura del nostro Ponzaracconta, che nel corso degli anni ha rischiato più volte. In questo caso si sono associate la crisi dell’editoria e l’età avanzata del fondatore-direttore Mario Cardinali. Ne scrive Francesco Merlo nella sua rubrica settimanale ‘la carezza’ su Repubblica.
S. R.
«La Madonna scrive al Vernacoliere: manda tu Sarvini affanculo io le parolacce ’un le posso di’»
[da “Il Vernacoliere”]
La carezza
C’è differenza tra volgarità e “Vernacoliere”
di Francesco Merlo – Da la Repubblica del 20 Ottobre 2025
Mario Cardinali (foto Laura Lezza, dall’articolo su Repubblica online)
A che serve un giornale pecoreccio se siamo tutti pecorecci? Forse Il Vernacoliere muore per troppa vita, visto che ci siamo tutti “vernacolierizzati” e abbiamo degradato pure il turpiloquio, che sul Vernacoliere era pensiero denso e balsamico mentre per noi è una scorciatoia del pensiero. Usato con proprietà come lo usava Il Vernacoliere, il turpiloquio dialettale era la lingua, qualche volta magnifica, della satira in volgare sino alla genialità del «braccialetto elettronico sull’uccello» del prete pedofilo.
Il Vernacoliere e gli sberleffi sfrontati più forti dell’intelligenza artificiale
di Saverio Raimondo – 16 ottobre 2025
Al contrario, sui grandi giornali, in tv, in radio, nei dibattiti, usiamo le male-parole ogni volta che non troviamo le parole. E dunque le nostre male-parole sono parole andate a male, mentre le male-parole usate bene davano grazia alla volgarità del Vernacoliere: «Caro Papa, la topa non è il diavolo». Certo, Il Vernacoliere chiude anche perché subisce, come tutti, la crisi della carta, salgono i costi, c’è la concorrenza dei social, e c’è la periodica, fisiologica metamorfosi della satira come genere. Di natura sua, il riso mina il potere: questo è il punto di partenza. Ma oggi non sempre è vero.
Cardinali “Ci fermiamo ma il mio Vernacoliere piaceva pure a Berlusconi”
di Michele Bocci 17 ottobre 2025
In Italia la risata è un laboratorio, e basti pensare a Beppe Grillo che da folletto che sbeffeggiava il potere divenne potere che sbeffeggiava i poveracci. E prima c’erano state le barzellette di Berlusconi, le battute di Andreotti, la comicità ruffiana del Bagaglino che era la risata di regime. In Italia la satira ha sostituito la politica, e non c’è bisogno di Kant, Pirandello e Baudelaire per capire che è un’arma a doppio taglio che a volte invece di castigare, promuove ridendo mores.
Il Vernacoliere sospende le pubblicazioni. Il direttore Cardinali: “Sono un po’ stanchino”
di Gianmarco Lotti 16 Ottobre 2025
Comunque sia, «chiudere tutto, ma le gambe no», che fu il titolone del Vernacoliere nei giorni del lockdown per Covid, potrebbe andare bene anche adesso, per celebrare appunto la chiusura del giornale di Livorno: «nuntia vobis dolorem magnum, anzi magnissimo: dopo il numero di novembre Il Vernacoliere sospende le pubblicazioni in attesa di tempi migliori». Il giornale ha 65 anni, il direttore e fondatore, Mario Cardinali, ne ha 89, e si sente, dice, “stanchino”. Cardinali evoca dunque una crisi creativa alla quale c’è però rimedio perché «di menti valide ce n’è ancora parecchie nel gruppone che con me ha portato il nostro giornalaccio al record della durata satirica non solo in Italia ma qualcuno dice anche in Europa».
Vernacoliere, oggi Cardinali incontra il sindaco. Virzì: “Pronto a dare una mano perché non chiuda”
dal nostro inviato Michele Bocci 17 Ottobre 2025
Rinascerà dunque Il Vernacoliere? Solo Cardinali può rifondare l’umorismo pecoreccio oggi che il linguaggio pubblico degli italiani è fatto di “cazzoculomerda” e un bell’insulto in tv stuzzica, friccica e attizza la morbosità che spesso (sempre?) accompagna l’indignazione. Sul Vernacoliere invece la volgarità ha spesso la leggerezza dell’intelligenza: «Tutti ‘n piazza: trombiamo per la pace», «Netaniàu protesta – I palestinesi ‘un finiscono mai», «La Madonna scrive al Vernacoliere, manda tu Sarvini affanculo io le parolacce ’un le posso di’». Forza, Vernacoliere.
[Francesco Merlo, da la Repubblica del 20 ottobre 2025]
Immagine di copertina. Il direttore del Vernacoliere Mario Cardinali.(foto Laura Lezza)







Teresa Denurra
24 Ottobre 2025 at 11:59
Grazie per aver portato su Ponzaracconta il commento e la notizia della chiusura del Vernacoliere. La crisi delle pubblicazioni su carta, lo strapotere dei social (molto spesso volgari e basta), la perdita di leggerezza e intelligenza sostituite dalla volgarità più becera, lasciano il vuoto ed è un brutto segno. Radio 3, per esempio, ne ha parlato diffusamente, ma quante persone in questa nostra Italia disastrata hanno consapevolezza di questo fatto?