Donne

Il corpo delle donne

segnalato da Teresa Denurra, da la Repubblica

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T. D.

 

Le donne e la trappola del corpo da Instagram
di Concita De Gregorio – Da la Repubblica del 20 ottobre 2025

Se una cosa posso chiedere è l’educazione ai sentimenti, al sesso, alla relazione fra desideri e diritti nelle scuole. Ma è inutile, vedo. Ho già perso

Un concorso di bellezza (afp) (immagine dall’articolo di Repubblica)

 

Vanno, quest’anno, gli occhi da gatto — dice il celebre chirurgo estetico. Vanno cioè gli occhi come escono da quelle app che ti trasformano in un personaggio da fumetto: più grandi della faccia, obliqui. Si possono fare, spiega, aprendo molto i bordi esterni e tirando verso le tempie. Certo, ci vuole una manutenzione costante, un tagliando ogni sei mesi: tirare ancora. Non costa nemmeno molto: a rate, con qualche sacrificio, è alla portata di uno stipendio fisso. Vengono e piangono, dice il chirurgo: vogliono assomigliare alla loro foto su Instagram, quella con i filtri. Si può fare.

Vanno, quest’anno, i capelli lunghi, lunghissimi, arrotolati a boccoli. Sono molto sexy, nei convegni erotici i capelli lunghi si possono difatti tirare, è un desiderio ancestrale, dice il famoso psicologo: essere prese per i capelli, ma per gioco — certo. I desideri privati non si discutono, si lasciano lì dove stanno. Si può forse osservare che le donne Maga, le donne compiacenti dei miliardari di potere o aspiranti al titolo, non si rapano mai a zero. Si acconciano e ringraziano in calce i fornitori di extension, fanno acconciare le loro figlie bambine che postano poi nei video social mentre a quattro anni sorridono al parrucchiere che dice loro: sei bellissima.

Vanno, quest’anno, i vitini di vespa meglio se associati a deretani enormi: in questo caso bisogna togliere qualche costola, si può fare, e aggiungere dell’adipe alle terga. La famiglia di influencer più celebre del mondo detta la linea. Belle, seducenti si è così. Amate, pretese, desiderate, ben retribuite infine anche in proprio — se lanci per esempio una linea di cosmetici o di biancheria intima: si fa così. Lei, signora De Gregorio, ha una linea di cosmetici?

È ancora il corpo il perno del mondo. La lezione di Vittorio Lingiardi
di Vittorio Lingiardila Repubblica dell’11 ottobre 2025

Allora forse è venuto il momento, per meglio dire è tornato, di fare di nuovo il fuoco — senza giudizio, semplicemente osservando — sulla distanza abissale che si è aperta nei nostri ultimi anni, decenni, fra il modello di bellezza femminile condiviso dalle donne medesime, almeno da una stragrande maggioranza di donne di ogni età, e la sacrosanta pretesa di non essere considerate solo oggetti di piacere, di vanto, di adorno maschile.

Di non essere “scelte” come accessori simbolo di potere, di non essere proprietà di nessuno dunque di non essere trattate come oggetti ornamentali. Di non essere fischiate per strada, di non essere chiamate cortigiana del principe ma persino di non preoccuparsi se sono venute le rughe tra le sopracciglia o al fianco delle labbra perché vengono, a un certo punto. Gli uomini diventano allora interessanti e le donne vecchie, inadatte alla tv, non desiderabili quindi invisibili.

Lo abbiamo detto milioni di volte ma serve, forse, ripeterlo. E non vale più, non serve più la litania del “lo faccio per piacere a me stessa” perché sappiamo tutte che piacere a se stesse significa sentirsi a posto, sentirsi adeguate allo sguardo altrui e dunque viste, considerate ancora, accolte.

Non conosco eremite che abbiano fatto il lifting. Non conosco antropologhe che abbiano studiato gli scimpanzé, – leggi anche qui su Ponzaracconta – e tribù del Congo, che abbiano sentito l’esigenza di togliersi una costola. Non conosco donne concentrate su una loro missione, compito, passione che abbiano a un certo punto detto certo però, se mi gonfio le labbra lo faccio meglio.

Circola in rete una scritta su un muro di Bologna: “In una società che obbliga all’eccellenza fare schifo è un gesto rivoluzionario”. Non so se sia vera, non l’ho vista con i miei occhi, ma anche se fosse generata al computer qualcuno l’ha scritta, dunque in questi tempi di crinale fra la deficienza naturale e l’intelligenza artificiale ha comunque valore: c’è chi l’ha generata.

Vale ovviamente anche per i modelli estetici. Non che sia auspicabile fare schifo, ma vedo che c’è chi esibisce come una medaglia il fatto di evitare le contraffazioni, e sono molte. Una forma di resistenza allo spirito del tempo. Annoto.

Se la vanità diventa peccato mortale
di Elena Stancanelli, da la Repubblica dell’11 Giugno 2025

Parlo con moltissime donne, viaggiando l’Italia profonda ogni giorno per lavoro, ricevo molte lettere. Ne ho conservate tre, volevo parlarvene. La prima è firmata da Anna Perrone, alla soglia dei sessanta. Sono tanti e sono pochi, se guardiamo alle concorrenti di Ballando. Scrive Anna. «Perché non si parla dello scempio dell’immagine femminile in pubblico in contrapposizione all’inutile battaglia per la parità?». Inutile, non so.

Ma leggo ancora. «Da una parte Trump, o chiunque altro, che se dice a una donna — sia pure la premier — che è bella e tutti lì a inarcare le sopracciglia, dall’altra la tv e i social che mostrano le donne bardate come papere, clown, pompadour allo sbaraglio, tette gonfie in evidenza, gambette da fenicottero ondeggianti sui trampoli, boccucce tumide al peccato. Possibile che non ci possa essere più un nesso fra i fatti e la ragione?». Scrive infine: «Il prototipo di donna scampata dai lati della Tiberina ad aspettare il cliente lo si ritrova che gira i tabelloni sul programma serale di massimi ascolti. Le eroine nazionali, di ogni età, genere e grado, si mostrano stravolte dagli interventi alla Frankenstein e non come belle signore intelligenti quali sono. Nessuno, mi sembra, che affronti l’enorme incongruenza: come se ne esce?».

La seconda lettera è di Assunta Spadafora, 42, calabrese di origine, sposata a Torino, madre di una sedicenne. «La prendono in giro a scuola per l’attaccatura dei capelli bassa, per il naso grande. Le dicono che sembra una scimmia, non vuole tornare in classe, non vuole studiare più. Dice che ha diritto di fare il laser sulla fronte, di affinare il naso. Ha diritto, dice. Non mangia, piange. Lei cosa pensa? Ha diritto?».

La terza lettera è di un uomo: giovane, napoletano, ricco. Ha proposto alla sua ragazza di farsi la quinta di seno, gliela regala lui, ma lei nicchia perché sua madre le ha fatto leggere un mio articolo — non si ricorda quale — in cui si dice, gli sembra, non date retta a quello che vi chiedono. Potrei per caso mandarle un messaggio in privato in cui le dico dai, se il tuo fidanzato ti regala la quinta, prendila? Direi di no, mi dispiace.

Se una cosa posso chiedere è l’educazione ai sentimenti, al sesso, alla relazione fra desideri e diritti nelle scuole. Ma è inutile, vedo. Ho già perso. Però c’è una forza nell’inutilità, nella gratuità del gesto mentre il mondo scandito dal mercato, dal profitto, dalla seduzione che manipola, quel mondo affonda e brucia. Resto qui a suonare, mi sa.

[Concita De Gregorio, da la Repubblica del 20 ottobre 2025]

1 Comment

1 Comments

  1. Bixio

    22 Ottobre 2025 at 16:56

    Non vorrei scatenare polemiche, tanto più che ho un’educazione da vecchio maschilista (per quanto emendata), ma su quest’articolo “Il corpo delle donne”, mi chiedo: – Fin quando le ragazze (per essere accettate o per il successo) si presteranno e presteranno il loro corpo alle varie selezioni con commissioni giudicanti: Miss Velina, Reginetta della serata, Coniglietta del Mac Donald, etc etc… Lì sta l’errore! ripetitivo e gravissimo! Non si devono prestare a nessuna selezione estetica, perché già questo le predispone a essere considerate oggetto e quindi… alla sottomissione! Il rifiuto deve partire da loro!

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