di Bixio

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“Cedi la regione del Donetsk o verrai distrutto!” – E pensare che c’era qualche matto più matto di Trump che voleva consegnargli il premio Nobel per la pace! Il sottoscritto ne ferma cento di guerre, più di Trump, basta imporre alla parte più debole di arrendersi.
Così l’uomo del XXI secolo, domani ai primi chiarori dell’alba, uscirà dalla propria caverna con clava e pelliccia, sperando di guadagnarsi la sopravvivenza, se non gli capiterà di incontrare qualcuno più possente di lui, e in questo caso non ci sarà ritorno!
Purtroppo se un matto narcisista del genere ha la parola e può prendere decisioni è grazie alle menti (e non ai muscoli) di individui pensanti che dagli albori della civiltà hanno ritenuto che si potesse convivere in pace senza armi e spargimenti di sangue ma con la correttezza e il dialogo.
Nooo, non è così! Inutile illudersi! La gran parte delle genti, numerose popolazioni non si sono evolute; sono rimaste allo stato brado e appoggiano, seguono e si esaltano con individui prepotenti e sanguinari!
Con il processo di Norimberga e il Tribunale dell’Aja si pensava di aver messo in chiaro una volta per tutte principi e regole condivisi di comportamento tra gli esseri umani, ma proprio per la mancanza di certezze bisognava tenere in serbo come alternativa ultima, l’uso della forza.
Il prepotente non lo porti al tavolo a ragionare con la mediazione e la trattativa ma solo con la minaccia dell’uso della forza… di una forza maggiore alla sua!
Allo stato attuale non vedo speranze per il genere umano.
I violenti, gli aggressori hanno covato da sempre il loro odio sotto mentite spoglie ed ora sono esplosi e venuti allo scoperto, sorprendendo noi e tutti quei teorici e filosofi seduti a discutere del nulla nei vari salotti, anzi questi saranno i primi a saltare sul carro del vincitore, abbandonando la gente comune, i più umili, fragili e indifesi al proprio destino.
Non credo possa essere una buona serata nel caldo delle coperte dei nostri letti…. Verranno… O sì che verranno!
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Commento del 21 ottobre di Sandro Russo [nella colonna di dx del sito, in frontespizio]
L’Amaca
Il fantasma della libertà
di Michele Serra – Da la Repubblica del 18 ottobre 2025
Azzardo un pronostico (avvertenza: li sbaglio quasi tutti, per fortuna). Trump riuscirà a mettersi d’accordo con Putin a scapito dell’Ucraina, che dovrà cedere pezzi del suo territorio, e a scapito dell’Europa, che entrambi gli autocrati disprezzano perché imbelle e parolaia. L’accordo si farà perché la tendenza vincente, giunti a un quarto del nuovo secolo, è: più sicurezza, meno libertà. Più precisamente: acquistare sicurezza vendendo libertà.
Così è accaduto a Gaza, laddove l’autodeterminazione dei palestinesi è stato l’ultimo, ma proprio l’ultimo argomento della trattativa: se ne parlerà se e quando uno Stato di Palestina non rappresenterà più un pericolo o anche solo un fastidio per Israele, dunque probabilmente mai. Le libertà, così come i diritti umani, così come i famosi principi che stanno scritti su carte sempre meno lette (è anche questo un caso di crisi della lettura) sono sempre più sullo sfondo. In primo piano le armi, la tecnologia e i soldi, così come ha sottolineato Trump, con la sua impareggiabile boria, parlando alla Knesset.
Si dirà che la pace è sempre stata imposta con la forza e dunque dal più forte. Giusto. Ma è accaduto, a volte, che la pace fosse imposta anche dal più giusto, e il clima seguito alla fine della Seconda Guerra Mondiale fu un clima di liberazione condivisa, e di rinascita impetuosa di libertà multiformi: politiche, culturali, psicologiche. Qui si parla, schiettamente, senza fronzoli, di mettere in riga il mondo attorno al pugno atomico di americani e russi, e al pugno tecnologico di una ristretta oligarchia multinazionale. E tutto il resto è noia.
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Uomo del mio tempo è una poesia di Salvatore Quasimodo, ultima lirica di Giorno dopo giorno (1946).
La poesia è sviluppata sul tema secondo il quale l’uomo nel corso della storia abbia modificato solamente il modo di combattere, infatti ancora oggi combatte contro altri uomini, perciò sotto vari aspetti è ancora primitivo.
Al termine della Seconda Guerra Mondiale, ancora sconvolto dagli orrori a cui ha assistito, Salvatore Quasimodo lancia un appello perché un futuro di pace, di umana fratellanza possa prospettarsi alle giovani generazioni.








Sandro Russo
21 Ottobre 2025 at 15:58
Ho seguito con molto interesse le argomentazioni di Bixio, che in linea di massima condivido. Mentre leggevo mi sono venuti alla mente due scritti, uno attuale – un’Amaca di Michele Serra di qualche giorno fa – e uno poetico, storico, che fa parte del nostro immaginario dai tempi delle scuole medie, quando si mandavano le poesie a memoria: Uomo del mio tempo, componimento del 1946 del premio Nobel Salvatore Quasimodo.
[I due scritti sono stati annessi all’articolo di base]