di Francesco Piras
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Ero certo che prima o poi saremmo arrivati a questo: che nella nostra rubrica “Una canzone per la domenica”, dopo aver ascoltato le canzoni e le musiche che più hanno attratto la nostra generazione, spaziando tra ogni genere musicale, saremmo arrivati a presentare dei pezzi originali, proposti al sito al loro esordio, per farli conoscere. Ci è grata l’occasione che dobbiamo a Francesco Piras, vecchia conoscenza nostra e del sito: era il leader del gruppo di astrofili che ha presentato le tre edizioni di “Ponza delle Stelle” intorno al 2012.
Entusiasta di tutte le passioni che coltiva, stavolta si cimenta nella composizione musicale e nel canto, utilizzando le famose parole del mantra buddhista, scuola di pensiero da cui, anche, Francesco è attratto.
Sandro Russo
I sette caratteri del daimoku vengono riportati anche nel centro del maṇḍala, o Gohonzon, che, secondo alcune scuole del Buddismo Nichiren, rappresenta la vita di colui che recita, come una sorta di specchio; quindi non è l’oggetto in sé ad essere venerato, bensì è la propria vita; l’unico mezzo attraverso il quale il praticante può raggiungere i propri obiettivi, infatti, è la propria azione, compiuta con la consapevolezza della legge di causa ed effetto. Tuttavia il preciso significato dei termini, la loro esatta pronuncia e il loro peso nella pratica del culto, differiscono leggermente a seconda delle varie scuole religiose derivate da questa tradizione.
[Da Wikipedia]
Nam Myoho Renge Kyo, tratta dal famoso Sutra del Loto del Buddha storico Sakhyamuni, è una delle preghiere che unisce tutte le differenze religiose, perché si rivolge all’essenza su cui fonda l’esistenza di ogni essere umano. Qui l’anima è indicata e omaggiata come un fiore di Loto, simbolo dell’immortalità dell’essenza/anima che splende sopra la sostanza/materia/acqua. La preghiera, tra le sue possibili interpretazioni ci insegna che seppur ogni individuo viva e si nutra nella dimensione materiale, il suo spirito splende al di sopra di ogni materialità, in una dimensione immortale e spirituale.
Qui la preghiera è impreziosita da un arrangiamento di tipo ‘autorale’ e cólto, mentre L’interpretazione lirica del mezzosoprano e del tenore dipinge una vaga atmosfera simbolista francese, richiamando all’immaginazione i salotti esoterici e spirituali della Parigi e di Roma della fine del secolo XIX.
[Marco Màdana Rufo Mansur ]
Ci ha scritto Francesco: Questa l’ho composta per la mia maestra di canto. Il tenore sono io
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Francesco Piras
19 Ottobre 2025 at 12:04
Caro Sandro & Redazione,
vi ringrazio di cuore per le splendide parole e per l’attenzione che “Ponza Racconta” dedica al mio lavoro.
Ritrovare in queste righe il ricordo di “Ponza delle Stelle” mi riempie di gioia: allora guardavamo il cielo per scoprire la luce delle stelle, oggi cerco di evocarla con la musica.
Grazie per aver dato spazio a questo mio nuovo cammino, che nasce dallo stesso desiderio di unire scienza, arte e spirito.
Con gratitudine e affetto,
Francesco Piras