Le Forna

Estemporaneità (2). Le Forna

di Francesco De Luca

per la prima parte (leggi qui)

Le Forna ha un marchio di originalità costruito nel tempo. Un marchio le cui “particolarità” cercherò di chiarire.
Anzitutto il nome: Le Forna.

Non è il nome ufficiale che la monarchia borbonica diede al borgo, allorché fu deciso l’insediamento (1773) dei coloni nei terreni situati nelle zone a nord dell’isola, intoccati dalla censuazione della colonizzazione precedente – 1734. Non lo è perché non fu attribuito un nome ufficiale.

Nei libri nautici, dal 1500 al 1700 (qui aiuta la dotta ricerca condotta da Vincenzo Bonifacio nel libro: Pontio l’isola di Pilato – pagg. 51 e 57) alcune cale della costa nord erano denominate fornelle. Così erano chiamate l’attuale Cala Feola e l’attuale Cala dell’Acqua. Per la presenza di forni  dove si cuoceva la roccia per trarne il bianchetto, un materiale con cui fare porcellane. Cala del Forno è chiamata presumibilmente (perché la mappa è inventata) Cala dell’Acqua nelle mappe nell’Archivio Farnesiano a Napoli.

Cala dell’Acqua

Ancora nel 1810 (Atto di possesso dell’isola di Ponza da parte di Tommaso Montaruli), nel suo rapporto Montaruli (ufficiale di Murat, re delle Due Sicilie) riporta il nome identificativo del borgo: Forne. Nome tratto dalle indicazioni dei libri, così come dal parlare comune.  Il che attesta come mancasse una denominazione ufficiale.

Al postutto quel borgo, sorto dal Campo Inglese a Calacaparra, non ebbe un nome ufficiale.
Lo rimarco per dire come sin dalla nascita il borgo trovò poca attenzione presso la Corte borbonica.

Calacaparra

Seconda particolarità: non ha piazze. Ovvero non ha luogo dove la gente possa unirsi.
Le case sono sparpagliate sul territorio e seguono la logica dello stazionamento delle varie famiglie.
C’è monte Aprea. La strada si inerpica e ai lati sono state edificate le case dei coloni, degradanti fino alla strada principale.
C’è monte Vitiello, e segue lo stesso schema. Così come monte Schiavone e contrada Sandolo.

Di recente è stato creato uno spazio comune a Calacaparra. Sebbene fuori mano funziona bene come luogo di ritrovo dei bambini (c’è attrezzato un parco-giochi ), o come luogo per eventi collettivi (mercato, rappresentazioni sceniche e musicali).

La chiesa ha un piazzale. E’ in una posizione ‘centrale’ per l’intera frazione, ma non ha la rilevanza architettonica necessaria per rappresentare ‘il centro’.
Col tempo, anzi, il piazzale è stato accerchiato da  caseggiati di privati che l’hanno soffocato, destinandolo all’anonimato.

Abitato con la chiesa

Storia a parte ha il complesso di Cala Feola. Le case sono tutte prospicienti alla cala a mare. Dorata opportunità per gli abitanti, quasi tutti inclini alla pesca. Sarebbe stato opportuno lì la creazione di un porticciolo per i pescatori, giacché la strada giunge fino a mare. Ci provò l’Amministrazione Sandolo. Abbozzando una scogliera. Che non resse ai marosi e l’idea fu abbandonata.


Cala Feola

A Cala dell’Acqua intanto, sotto la pressione della miniera (anni ’70 e ’80) fu approntato uno scalo per far approdare le navi da carico del caolino. La cosa fu pensata in modo non strutturale. L’approdo, precario e malsicuro, non fu seguito da opere ingegneristiche serie.
Col senno del poi quella fu un’occasione mancata per Le Forna di ottenere un porto.


Attracco a Cala dell’Acqua

Tuttavia la frazione di Le Forna, abbandonata la vocazione mineraria, trovò il modo di inventarsi una fisionomia paesistica tutta propria.

Ed è questa l’ulteriore particolarità: i Fornesi si sono impattati col turismo in modo singolare.

Sebbene privi di una politica amministrativa turistica i Fornesi hanno reso le abitazioni da affitto accoglienti e piacevoli, hanno sfruttato le  ‘discese a mare’ per Cala Feola, le Piscine, Cala dell’Acqua, Cala Cecata, Cala Gaetana, e recepire così i villeggianti che vogliono approcciarsi al bagno non usufruendo dei natanti.

Scalinata a Cala Cecata

E poi, tutta Le Forna è lontana dal tafferuglio che domina il centro di Ponza. C’è un’atmosfera gradevole, quieta, confacente ad un soggiorno turistico a dimensione di bambino e di anziano. Come a dire che la frenesia dell’adolescenza e della gioventù, alimentata dalle discoteche e dai locali notturni, è allontanata. E questo contribuisce a differenziare l’offerta turistica dell’isola. Ce n’è per la gioventù e ce n’è per la maturità. Come c’è l’attrattiva del turismo nautico e per quello ombrellone-sdraio.

Chiudo con una considerazione, già anticipata, meritoria per i fornesi: senza alcun appoggio del potere pubblico!

Clicca per commentare

È necessario effettuare il Login per commentare: Login

Leave a Reply

To Top