di Francesco De Luca
In giornate come questa appare evidente la differenza di ‘stile’ fra la vita in città e quella in una piccola isola.
L’aria qui a Ponza è di un autunno inoltrato. Plumbeo il cielo e il mare increspato da un levante irato.
Lo spirito si adegua subito. Implode su di sé, il grigiore che lo ingloba si insinua. E diviene riflessivo.
Colgo l’ultimo caki dall’albero, che ad ogni folata perde foglie. E’ maturo al punto giusto e trovo piacere al suo gusto.
I filari dei pomodori sono stati buttati a terra dal vento. Qualche punto rosso compare nel fogliame cascato.
Lo spicchio di campagna mi distrae ma non fuga il timore che pervade la mente. Appare massiccia la minaccia che stanno subendo le ‘democrazie occidentali ’. In esse è grande l’invito all’odio verso chi non si allinea alla ‘propaganda’ ufficiale. Di chi comanda, di chi è più forte, di chi gestisce le reti dell’informazione pubblica.
Chi non è allineato, chi non rinuncia alla libera interpretazione è da considerare nemico. Nemico pubblico, giacché il ‘pubblico’ ossia il ‘bene comune’ lo persegue chi detiene il potere. Ostacolarlo significa mettersi contro ‘il bene comune‘. E dunque va individuato e messo alla gogna. Questa è la democrazia ‘illiberale’. Quella che sta prendendo piede nei paesi occidentali. Dove nel dopoguerra si affermò la ‘democrazia’. Quella liberale, perché la libertà va coniugata nella sua dimensione governativa e in quella oppositiva. Dove non ha campo il ‘fedele’ ma il ‘convinto’, dove non c’è ‘possesso di libertà’ bensì possibilità di manifestarla.
E’ grave avere questi pensieri? No, non credo, piuttosto io direi che è in sintonia con l’autunno che ugge. Ed è quello che, forse, non è concesso ad un trascorrere la giornata in città. Dove le distrazioni sono tante.
Ogni ‘vita’ ha la le sue prerogative. Talune vanno accolte e altre no. La scelta individuale, qui, tiene il suo campo.








