Cucina

Le parole del cibo… Il Festival di Bologna il 18 e 19 ottobre

segnalato da Sandro Russo da la Repubblica

 

Dopo aver seguito – anche qui sul sito – la notevole serie che l’antropologo Marino Niola ha dedicato al cibo (leggi qui), siamo ancora più curiosi riguardo agli argomenti (e le preparazioni) che verranno presentate al Festival C’è +Gusto, in programma a Bologna il 18 e 19 ottobre.
Per quanto riguarda Ponza ricordiamo le manifestazioni culinarie estive “Ponza in tavola” e il libro di Giuseppina Di Meglio, Gennaro e Silverio Mazzella Ponza, Cucina tradizionale e nuove tendenze – Cibo e Cultura

 

Le parole del cibo dicono chi siamo
di Eleonora Cozzella – Da la Repubblica del 14 ottobre 2025

A Bologna il 18 e 19 ottobre torna il festival firmato “Il Gusto”: due giorni per esplorare come il mangiare racconta, unisce e crea cultura. 

Forse il primo gesto umano di comunicazione è stato un fuoco acceso, un alimento condiviso, un odore che si spandeva nell’aria. Da allora il cibo è rimasto la forma più universale di linguaggio: una grammatica di sapori e di gesti che attraversa i secoli, traducendo emozioni e appartenenze.
A questa idea si ispira la nuova edizione di C’è +Gusto, in programma a Bologna il 18 e 19 ottobre, dedicata al tema “I linguaggi del cibo”.
Perché il gusto non è solo piacere: è conoscenza, dialogo, interpretazione. È la lingua con cui gli esseri umani, da sempre, dicono “noi”.

Claude Lévi-Strauss, che del cibo fece una chiave di lettura della civiltà, scriveva che «il cibo è buono da pensare, non solo da mangiare». E in queste parole c’è l’essenza stessa del festival: la convinzione che parlare di gastronomia significhi parlare di cultura, economia, arte, scienza, ma anche di emozioni, di comunità e di futuro.

Dopo il successo della scorsa edizione — oltre 15 mila visitatori in due giorni nel cuore di Bologna — C’è +Gusto torna a Palazzo Re Enzo, per riunire intorno alla tavola una comunità sempre più ampia di cuochi, produttori, nutrizionisti, appassionati, lettori e curiosi. Una community che cresce anno dopo anno, unita da un’idea semplice e potente: il cibo è un linguaggio che appartiene a tutti, ma che ciascuno parla a modo suo.

Come ogni lingua viva, quella del gusto si evolve continuamente. Cambia tono, accento, ritmo. Si fa pop e digitale, sostenibile e scientifica, ma resta il mezzo più diretto per dire chi siamo. Ogni volta che scegliamo cosa mettere nel piatto, scriviamo una piccola autobiografia.

In questo senso C’è +Gusto è più di un evento gastronomico: è un osservatorio sul presente.
Nei due giorni del festival, il gusto diventa una lente attraverso cui leggere i grandi temi del nostro tempo — la sostenibilità, la salute, la creatività, l’inclusione — e un laboratorio dove linguaggi diversi si incontrano: quello della ricerca e quello della poesia, quello della materia e quello del pensiero.

A Bologna C’è +Gusto costruisce ogni anno la sua agorà del gusto: un luogo in cui le parole si assaggiano e i sapori si raccontano.
Il festival è anche una mappa dei linguaggi che il cibo ha imparato a usare. Quello della creazione artistica, che dialoga con il design e con la bellezza; quello della scienza e della salute, che traduce in dati e conoscenza le intuizioni del palato; quello della memoria e della tradizione, che riscrive le radici senza nostalgie; e quello nuovo e impetuoso della comunicazione digitale, dove i social media hanno trasformato i cuochi in narratori e i piatti in storie visive.

Ma, come ammoniva Italo Calvino, «le parole sono come le pietanze: bisogna saperle servire nel giusto ordine e con la giusta misura». Così anche il cibo, oggi, chiede equilibrio e consapevolezza.
Dai dialoghi tra lo chef Massimo Bottura e il direttore creativo di Ferrari Flavio Manzoni sulla bellezza e l’immaginazione, alle riflessioni di antropologi, artisti e scienziati, tutto in questa edizione ruota intorno a un’idea: la cucina come linguaggio del possibile.
Dalle tavole domestiche alle cucine professionali, ogni piatto racconta il tempo che abitiamo: la paura dello spreco, la ricerca del benessere, la nostalgia delle radici, il desiderio di condivisione. E lo fa in una lingua che tutti comprendiamo, indipendentemente dal passaporto o dal palato.

C’è chi la parla con la farina e chi con le parole, chi la declina in un menu e chi in un romanzo. Ma il messaggio resta lo stesso: il cibo è una forma di dialogo che non ha bisogno di traduzioni.

È questa la filosofia che anima C’è +Gusto: un festival che non insegna a cucinare, ma a comprendere; che non separa il piacere dal pensiero, ma li intreccia. Un invito ad ascoltare il mondo con le papille gustative e a riscoprire nel gesto del mangiare la nostra più profonda capacità di comunicare.

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