Personaggi ed Eventi

Una delle prime imprese artigiane della Ponza del dopoguerra

di Luigi M. Dies

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“Come leggiamo nella Monografia per le isole del gruppo ponziano (1855), il Tricoli riteneva la tessitura una delle arti e industrie da sostenere e incrementare, poiché a Ponza, a metà ’800, c’erano dieci botteghe con complessivi 50 addetti che producevano solo il 5% dei tessuti necessari al fabbisogno locale.
Anche la stessa produzione locale di lino e canapa non era sufficiente a soddisfare il fabbisogno dell’isola, costituendo solo la decima parte del quantitativo richiesto.
Certamente la rivoluzione industriale era riuscita ad immettere sul mercato, a basso costo, tessuti di cotone che prima erano più preziosi del lino ed è molto probabile che nel computo dei pro e contro, abbia prevalso il graduale abbandono della tessitura in casa.
Le ultime tessitrici che ricordiamo su Ponza, sono Olga e Rosaria Zecca che negli anni ’60 usavano una macchina moderna per fare le maglie, ma si ha ricordo ancora di qualche telaio a mano risalente ai primissimi anni del ’900.”

[In: La tessitura e la donna, artigianato e mito – di Rosanna Conte, in Ponzaracconta del luglio 2013]

Le ultime tessitrici di Ponza, secondo Rosanna Conte, le prime del dopoguerra, secondo Luigi Dies, di fatto Olga e Rosaria Zecca erano mie zie, sorelle di mia madre ed hanno avuto una parte importante nella mia formazione, almeno per i tre mesi estivi che ogni anno trascorrevo a Ponza.
La loro piccola impresa fu propiziata (e finanziata) dal parroco Dies che aveva riconosciuto la loro straordinaria abilità nella maglieria e nel ricamo e aveva pensato di dotarle di una macchina per fare la maglia e di un laboratorio, in un locale annesso alla canonica. Attività che alla scomparsa d’u parecchiane venne trasferita nella casa dei nonni, sulla via Nuova.
Pubblico volentieri quanto mi scrive Luigi Dies che le ha conosciute fin da bambino.
S. R.

Una piccola impresa artigiana, forse la prima tessile, nella storia di Ponza
di Luigi M. Dies
Sandro buongiorno, io le tue zie le ricordo così:

Guardo l’ipnotizzatore e osservo le monotone oscillazioni, come fosse un pendolo esoterico che oscilla davanti ai miei occhi con un ritmo cadenzato ma col rumore di catenella traballante di una piccola bicicletta. Trrrrrrrrrrrrrrrr e va su, lento lento, trrrrrrrrrrrrrrrr, e torna giù, il ritmo è lo stesso. E così all’infinito, per tutto il tempo che la piccola attività di maglieria, avviata quasi già dai primi tempi del dopoguerra, ha avuto motivo di essere, su un’isola che decollava e non stava a guardarsi indietro. E loro erano lì, instancabili sorelle.

Passavo le ore a veder crescere il tessuto che, giro dopo giro, si arricchiva di colori e di decori  intrecciati alla trama. Chissà , forse, ma un forse quasi sicuro, in quelle ceste piene di gomitoli soffici, a volte mi sarò anche addormentato.
Ogni tanto Olga si fermava. – È caduta una maglia – si piegava sotto la macchina per tessere ed armeggiando  con aghi dallo strano rostro, recuperava giri di filo saltati per qualche ago difettoso.
Io guardavo più che altro verso terra. Avrò detto qualche volta: – Ma addò sta? (la maglia caduta) – e mentre Olga recuperava l’inghippo, a volte anche su più giri di tessuto, mi veniva dato di notare l’allegra solare e spensierata inconfondibile risatina di Rosaria – mai più perduta per tutto il resto dei suoi anni vissuti -, suscitata dalla mia domanda di bambino.

Dove siete sorelle Zecca? Insieme finalmente, oltre ogni divisione, oltre ogni pensiero con limiti che solo quaggiù sappiamo creare. Lo dico ancora e lo dirò sempre più forte. La vita si vive in catene ma per volare alla fine e vivere liberi per sempre.
Mi date forza e mi sento vicino a voi in questo  strano autunno fatto di rugiada che sento che mi butta schizzi per dispetto sotto gli occhi.

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