Ambiente e Natura

Sensibilizziamoci al problema della caccia

proposto alla redazione da Fabio Lambertucci da fonti varie (citate); coordinato e pubblicato da Sandro Russo
Il cane con la zampa ferma il padrone che sta per uccidere un cervo

 

 

6 ott 2025 –  #animali #caccia #italia
Al via la Campagna “Niente giustifica la caccia” di Fondazione Capellino e Almo Nature per chiedere lo stop a una tradizione anacronistica, barbara e crudele. Servizio di Fausto Piu

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Ambiente & Società
Ddl caccia 1552: preoccupazione per l’apertura della stagione venatoria
di Sara Argentesi – Del 25 dettembre 2025 – https://ilgiornaledellambiente.it/ddl-caccia-1552/

La nuova stagione venatoria si apre in un clima di tensione, tra allarmi per la sicurezza e un disegno di legge, il n. 1552, che punta a riformare la storica legge 157/1992 e ridisegna calendari, aree aperte alla caccia e accende il dibattito su spiagge, demanio, tutela della biodiversità e deregolamentazione

La nuova stagione venatoria riapre il tema della convivenza tra caccia, agricoltura, fruizione del territorio e sicurezza

Che cos’è il Ddl 1552 e a che punto è l’iter
Il disegno di legge S. 1552, a firma dei senatori Malan, Romeo, Gasparri e Salvitti, propone modifiche organiche alla legge 11 febbraio 1992 n. 157 su fauna e prelievo venatorio. Il testo base conta 18 articoli e ha avviato l’esame in Senato durante l’estate. La discussione in Aula è stata calendarizzata per ottobre, con forte mobilitazione di associazioni favorevoli e contrarie.

In opposizione a questo disegno di legge, 55 associazioni ambientaliste e animaliste nazionali e locali fra cui EARTH, LAV, ENPA, WWF, Lipu, LNDC, Humane World for Animals, Legambiente, hanno rivolto un appello a senatori e deputati affinché respingano il provvedimento.

«I firmatari del DDL affermano che la loro proposta legislativa mira a tutelare gli agricoltori dai danni causati dalla fauna selvatica – spiega Valentina Coppola, presidente di EARTH – ma si tratta di una evidente narrazione distorta poiché il DDL contiene addirittura la possibilità, attualmente negata ai cacciatori dalla legge in vigore, di entrare a cacciare nei terreni seminativi. Rimpiangeranno i cinghiali gli agricoltori quando gruppi di cacciatori entreranno nelle loro proprietà calpestando quanto seminato e magari portando via parte del raccolto, quando a pochi metri dalle loro abitazioni pioveranno piombini che feriranno o uccideranno i loro animali domestici».

La nuova stagione venatoria riapre il tema della convivenza tra caccia, agricoltura, fruizione del territorio e sicurezza.
Le associazioni promotrici ribadiscono la necessità di una riflessione seria e approfondita, che tenga conto della volontà della maggioranza degli italiani, della tutela della fauna selvatica quale bene comune e dei principi costituzionali di protezione dell’ambiente e della biodiversità.
In particolare le associazioni ambientaliste criticano l’estensione temporale della caccia, la potenziale riduzione di superfici protette, il ruolo attenuato di ISPRA e il ritorno ai richiami da cattura. Viene chiesto il ritiro o la profonda revisione del testo, in coerenza con Costituzione e direttive europee.
Ma vediamo di seguito nel dettaglio cosa cambia il DDL Caccia rispetto alla 157/92.

Cosa cambia davvero rispetto alla 157/92?
Rispetto alla 157/92, il Ddl 1552 sposta l’asse da protezione a gestione attiva dove la caccia è intesa come attività sportiva, economica e strumento di contenimento delle specie. Renderebbe flessibili i calendari oltre la prima decade di febbraio, riconfigurando quote e mappature delle aree sottratte alla caccia, con possibilità di riduzioni. Ridimensiona il carattere vincolante del parere ISPRA. Mentre le spiagge restano vietate nel testo base, gli emendamenti potrebbero mutare lo scenario. Vediamo il tutto nel dettaglio.

Calendari venatori: l’addio al vincolo della “prima decade di febbraio”
La norma vigente consente alle Regioni di posticipare alcune specie “non oltre la prima decade di febbraio”, previo parere ISPRA, vincolante. Il Ddl elimina quel limite temporale e trasforma il parere in atto non più vincolante, affiancando al parere ISPRA anche quello del Comitato tecnico faunistico-venatorio nazionale. Ne deriva una potenziale estensione di caccia in tardo inverno, fase delicata della migrazione prenuziale. Si tratta chiaramente di un punto centrale della riforma.

Aree protette e quote minime: il nodo della “riconfigurazione”
La 157/92 impone quote minime di territorio da sottrarre alla caccia. Il Ddl chiede alle Regioni una mappatura puntuale e prevede che, se le percentuali protette superano i “limiti di legge”, si proceda a riportarle entro quei limiti tramite intesa in Conferenza Stato-Regioni. In concreto, ciò potrebbe ridurre superfici oggi protette oltre il minimo, con ricadute sulla connettività ecologica. Il testo inserisce anche parchi, oasi e zone di ripopolamento nel computo delle percentuali.

Tra marzo e maggio, le femmine delle lepri partoriscono e allattano i piccoli, che risultano totalmente dipendenti dalle cure materne

Richiami vivi e caccia sulle spiagge e nelle foreste demaniali
Il Ddl riscrive gli articoli 4 e 5 della 157/92. Conferma l’uso dei richiami vivi da cattura e di quelli di allevamento con regole aggiornate. Stabilisce per i richiami di cattura limiti numerici per cacciatore, mentre elimina limiti per i richiami allevati, se inanellati. Si ritornerebbe quindi alla riapertura degli impianti di cattura di uccelli da utilizzare come richiami vivi.

Ben otto Senatori, appartenenti a tutti i Gruppi parlamentari di maggioranza – Maffoni e Salvitti (FdI), Paroli e Damiani (FI), Bizzotto, Cantalamessa, Germanà e Minasi (Lega) – hanno sottoscritto l’emendamento n. 6.29 che apre la caccia anche nel demanio marittimo, ad eccezione delle aree oggetto di concessione balneare.

Ciò significa, dunqu,e che nelle spiagge libere, nei porti e sulle scogliere si potrà sparare. A questo se ne aggiungono altri tre: il 6.71, Fallucchi (FdI) e il 6.77 Germanà (Lega) che sopprimono per intero il divieto di caccia nei terreni del demanio marittimo.

Si potrà quindi sparare sempre ovunque. L’emendamento 6.78 Ancorotti (FdI), invece, prevede che la caccia sia vietata esclusivamente nei litorali dove sono presenti stabilimenti balneari e, fino al 30 settembre, in tutti gli arenili per una fascia di un chilometro a partire dalla linea di battigia. Tradotto: a partire dal 1° ottobre le spiagge diventano una zona di guerra.

Il Ddl specifica che le aree del demanio forestale rientrano nel territorio soggetto a programmazione venatoria.

Terreni, appostamenti e accesso: effetti pratici sul territorio
Il Ddl elimina il contingente massimo di autorizzazioni per appostamenti fissi, lasciando alle Regioni la disciplina e l’autorizzazione. Aggiorna la pianificazione faunistico-venatoria e riassegna competenze alle Regioni, superando l’impianto centrato sulle Province. Resta fermo, nel quadro vigente, il divieto di caccia in forma vagante su terreni in attualità di coltivazione, come prevede la 157/92 e le relative normative regionali.

La caccia sui valichi di montagna
Il Senato ha approvato invece in via definitiva il ddl “Montagna”, che modifica l’art. 21, comma 3, della legge 157/1992: non c’è più il divieto generalizzato di caccia “in prossimità” dei valichi montani interessati dalle rotte migratorie, ma restrizioni circoscritte ai soli valichi dove le migrazioni sono rilevanti e il paesaggio crea un “collo di bottiglia”.
In questi casi la legge prevede l’istituzione di zone di protezione speciale, da individuare entro sei mesi dai ministri dell’Ambiente e dell’Agricoltura. Nel frattempo vengono ripristinate le autorizzazioni in vigore nella scorsa stagione, superando di fatto i divieti generalizzati derivati dalle sentenze dei TAR.

I comportamenti illeciti dei cacciatori con l’apertura della stagione venatoria
Con l’apertura della stagione venatoria, lo sportello legale di EARTH Odv ha ricevuto decine di esposti su condotte illecite documentate: caccia a distanze illegali dalle abitazioni, invasioni di fondi agricoli e terreni seminativi, persino colpi esplosi verso le case.
«Si tratta di situazioni non solo irregolari, ma potenzialmente molto pericolose per la pubblica incolumità – dichiara Valentina Coppola –Molti cittadini si sono rivolti a noi con grande preoccupazione, temendo per la propria sicurezza, quella dei propri familiari e degli animali domestici. La presenza di cacciatori armati vicino alle abitazioni rappresenta una violazione non solo della legge, ma anche del diritto alla tranquillità e alla sicurezza nelle proprie proprietà».
L’associazione ha trasmesso diverse segnalazioni alle autorità e chiede vigilanza rafforzata nei territori rurali e periurbani, specie nei fine settimana.
«Chiediamo il rispetto delle norme sul distanziamento dalle abitazioni, il divieto di accesso ai fondi coltivati senza autorizzazione e il controllo rigoroso dell’uso delle armi – conclude EARTH -. Ricordiamo ai cittadini che possono contattarci per segnalare comportamenti illeciti e ottenere assistenza legale».

Caccia
L’attacco più grave di sempre alla natura ecco perché dobbiamo reagire
di Domenico Aiello (1)  da Panda, rivista del WWF Italia – maggio giugno 2025

È il momento di farsi sentire, la natura non può difendersi da sola.

In questi giorni, nelle Commissioni Agricoltura e Ambiente del Senato, si sta consumando un passaggio decisivo che potrebbe cambiare radicalmente la tutela della fauna in Italia. E in discussione il disegno di legge sulla caccia, un testo che rappresenta, senza mezzi termini, l’attacco più radicale e pericoloso mai sferrato contro la biodiversità nel nostro Paese.
Non si tratta solo di una questione tecnica o di qualche modifica puntuale alla Legge 157/1992. Al contrario, siamo davanti a un vero e proprio ribaltamento di valori e priorità: la natura e gli animali selvatici vengono trattati come ostacoli o “risorse” da gestire secondo interessi ben precisi — non certo quelli della conservazione – mentre la caccia viene riconosciuta come “tradizione nazionale che contribuisce alla tutela della biodiversità”.
Si parla di “emergenza fauna selvatica” per giustificare la riforma, ma il testo riguarda in realtà tutt’altro: semplificazioni estreme per l’attività venatoria, estensione delle specie cacciabili, sanatoria per i richiami vivi illegali, aperture senza limiti ai cacciatori stranieri, allungamento dei periodi di caccia ed eliminazione del ruolo tecnico-scientifico dell’ISPRA.
Tutto questo men-tre la pressione venatoria aumenta e la possibilità di controlli si riduce drasticamente a causa del ridotto numero di personale specializzato nelle forze di polizia e di un sistema sanzionatorio contro bracconieri e trafficanti semplicemente ridicolo.
A preoccupare non è solo il contenuto della riforma ma anche il metodo antidemocratico con cui si sta procedendo sin dall’inizio.
Il confronto è stato inesistente: per mesi il Ministero dell’Agricoltura ha dialogato esclusivamente con associazioni venatorie e agricole, affidando loro di fatto la scrittura della legge, come fosse una “lista di desideri”. Il Parlamento ha poi avviato un iter accelerato, impedendo all’intera assemblea di discutere ed emendare il testo.

Grazie al sostegno di alcuni senatori di opposizione. siamo riusciti ad evitare tutto ciò. Si sono tenuti cicli di audizioni, parziali e sbilanciate, in cui solo quattro associazioni ambientaliste sono state convocate. La voce dei cittadini, delle realtà scientifiche e di chi difende la natura è stata volutamente tenuta ai margini. La reazione del WWF non è mancata.
Il 16 luglio scorso, durante l’audizione in Senato, abbiamo portato con noi la forza delle oltre 80.000 persone che hanno firmato la petizione Stop Caccia Selvaggia. Abbiamo denunciato le contraddizioni del testo, smascherato l’ipocrisia di chi finge di voler risolvere i problemi dell’agricoltura, mentre il DDL non contiene una sola misura concreta in tal senso. Tutto questo avviene mentre la Legge 157, nata da un difficile ma equilibrato confronto oltre trent’anni fa, è stata progressivamente smantellata a colpi di forzature: ben dieci modifiche in 21 punti solo in questa legislatura, tutte orientate a ridurre i livelli di tutela.
Il risultato? Zero benefici per agricoltori e cittadini, due procedure d’infrazione europee e un sistema sempre più sbilanciato a favore di chi vuole sparare di più e con meno regole.
Siamo spesso accusati di essere ideologici ma c’è un’ideologia all’opera, è quella che vuole farci credere che ogni problema si risolva premendo un grilletto.
Noi crediamo invece che la fauna selvatica sia un patrimonio da proteggere, non un fastidio da abbattere né un gioco con cui divertirsi. Continueremo quindi a batterci con forza, avvalendoci delle nostre competenze, dell’esperienza unica acquisita in decenni di storia e del sostegno di soci, volontari, attivisti, donatori, contro questo DDL.
Lo faremo insieme alle oltre 50 realtà del mondo ambientalista, scientifico e produttivo che hanno deciso di unirsi a noi in un’azione comune.

Note

(1) – Domenico Aiello, responsabile tutela giuridica della Natura WWF Italia

(2) – Panda è la rivista del WWF Italia e dal 1967 racconta tante curiosità sulla natura, sugli animali, sugli habitat unici che sono in pericolo a causa delle attività e dei comportamenti dell’uomo per rendere più sostenibile la nostra presenza sul Pianeta.

Il padrone abbraccia il cane che l’ha fermato

 

 

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