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Lo specchio del mondo

di Luigi M. Dies

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Ho appena finito di leggere il rimando di Sandro a Concita De Gregorio.
La vita va avanti, la vita deve andare avanti, la vita continua.
Se tuttavia ognuno continuasse a fare il suo lavoro staccando i collegamenti da tutto quello che c’è di tragico nel mondo, si parlerebbe di individui cinici, abbrutiti dal cancro dell’assuefazione alle disgrazie, quelle degli altri.
Cosa fare? Non ci si può condannare a morire solo perché c’è un mezzo mondo che vuole morire. E poi chissà se è tutto il mezzo mondo che vuole morire o è solo qualcuno che lo vuole.
Il risultato è che dobbiamo vivere e guardare gli altri morire. Ma bisogna stemperare comunque quel senso di cinismo e di morte che ci aleggia intorno mentre ci comportiamo da spettatori annoiati.
Ecco allora che in ogni nostra manifestazione dobbiamo sostenere ed alimentare la maschera dell’anima pia affranta. Così mentre ci esprimiamo nei campi del nostro vivere quotidiano, con il giusto grado di attenzione che sappiamo mettere nei nostri impegni di professionisti – insomma, quello che sappiamo fare e vogliamo fare bene)  qua e là ci parte il fiorellino “inciso” dell’animo affranto, impotente, che soffre per chi soffre.
Chiaramente l’eco della guerra e della disperazione è sempre lontano. Solo accennato. Guai a renderlo troppo ingombrante per chi, ormai, di tutti questi echi riportati come voci, lamenti, di mille erinni lagnose, recitati allo sfinimento da chiunque dica o legga qualcosa, fosse anche solo la lista della spesa, da cinico rassegnato ed impotente ne ha forse piene le scatole. Forse deve essere così, ma non riesco a farmelo stare bene.

Dicevo all’inizio, “ho appena finito di leggere”. È così! Appena letto l’articolo mi sono messo a scrivere.
Poi mi sono dovuto fermare “per motivi di salita” come disse quel famoso ciclista brocco ai piedi della tappa delle Dolomiti.
Sono uscito di casa per impegni e al ritorno ho riaperto la pagina con l’isoletta nostra. Leggo meglio che a volte qualcosa mi salta. Ma il succo è quello. Ci tocca fare le sfilate raccontando che dentro abbiamo il magone.
Ma vedo che mi è comparso  un nuovo pezzo a firma Marigiò. Leggo anche qui  e trovo un bel quadretto tra il bucolico e il perfettino. Marigiò Stabile ci porta dove si fa “un tuffo dove l’acqua è più blu”. Relax e disponibilità la fanno da padroni.
Ma… c’è “la sola”!
Mentre sogni quel che di più comodo si possa sognare, ti arriva quasi un ceffone a manrovescio: il risveglio!
– Eppure mi abita un sottile disagio; dai giornali arriva come un’eco lontana il racconto delle manifestazioni del 22 settembre per Gaza. Noi, si sa, siamo in vacanza, ogni coinvolgimento è sospeso, un po’ mi dispiace di non aver partecipato…  Parla forte, non ti sento…
– Un po’ mi dispiace… –
, e la coscienza è a posto. Ma allora posso fare anche io il poeta.

Anche a me piacerebbe scrivere senza il disturbo della vita intorno; la vita frantumata di ossa e di pensiero che mai avresti pensato di vederti scorrere intorno. Sarei bravo, a scrivere e nel contempo a frignare. Insomma forse posso farcela a scrivere qualcosa tipo…..
– Ma poi le onde che da milioni di anni cercano di svegliare quella roccia con carezze, a volte e a volte con schiaffi, impertinenti o minacciosi… – E poi, per correttezza ed uniformità di intenti col mondo che tira a campare, dovrei aggiungere:  – Queste onde che invece risvegliano in me la vita che piange tutt’intorno…
E divento, come tutti, poetico, languido, ma anche dimesso e paraculo. Infilo anche io il dolore del mondo nella mia poesia.
E non mi sta bene.

Ma che dobbiamo fare? Perché mi sono messo a scrivere tutto questo?
Ebbene, l’ho fatto già con l’intento di sbattere in faccia al mondo e sbattermi con la faccia nello specchio del mondo che guarda caso proprio mi riflette e ci riflette tutti, un qualcosa, una riflessione letta qualche minuto prima di iniziare a scrivere tutto questo.
La flottiglia e le critiche che le sono piovute addosso. Critiche che però alla prova dei fatti trovano il loro giusto ridimensionamento.
Grazie Crozza. Profondo. Tristemente, mestamente, profondo e lucido.
Almeno secondo me.
Se ancora c’è una speranza è riposta nei pazzi.
“Siate folli” è stato detto (… chi ne ha il coraggio).

“La follia salverà il mondo”
(Steve Jobs)

1 Comment

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  1. Luigi M. Dies

    8 Ottobre 2025 at 23:41

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