Viaggi

Isole. L’Arcipelagu de sa Madalena

di Rita Gasbarra

L’Arcipelagu de sa Madalena, come dicono i sardi, è un gruppo di isole a nord-est della Sardegna, al largo delle coste della Gallura. Lembi di roccia e macchia mediterranea che si estendono a lambire le bocche di Bonifacio verso la Corsica. La Maddalena, Caprera, Santo Stefano, Budelli, Santa Maria, Razzoli, Spargi… per citare le maggiori. Ma se ne contano 62, fra isole e isolotti. Abitate solo La Maddalena, qualche casa a Caprera, alcune residenze estive a Santa Maria.

Barche da pesca ormeggiate a Cala Gavetta

Raggiungere da Roma La Maddalena non è agevole, richiede tempo e noia. Un libro al seguito è essenziale. Partenza per Civitavecchia, imbarco per Olbia.  Da Olbia si procede in macchina fino a Palau per una strada tutta curve. Qui imbarco sul traghetto per La Maddalena. E finalmente l’arrivo a Cala Gavetta.
Meglio viaggiare in un giorno infrasettimanale, possibilmente in giugno o settembre per evitare la ressa estiva.
Per aspera ad astra, dicevano i Romani. Per strade accidentate si raggiungono le stelle. E l’arcipelago è una “stella”.
Nonostante un’urbanizzazione in alcuni punti fuori luogo, conserva  un aspetto naturale, direi selvatico. Poche spiagge attrezzate, ogni giorno si va alla ricerca della caletta ridossata dal vento e il più possibile deserta. Blu mare, azzurro cielo, rosso terra, verde cupo… la tavolozza di colori si compone.

L’arcipelago racchiude tante storie.
La più leggendaria riguarda l’isola di Garibaldi, Caprera. Si arriva con un ponte stretto, sospeso sul braccio di mare che la separa dalla Maddalena. Un’isola selvaggia, quasi disabitata, profumata di elicriso, lentisco, mirto, timo… poi erica e cisto; ombreggiata dai pini messi a dimora dal generale e dalla sua gente, familiari e famuli.

Il ponte di Caprera

Garibaldi finisce a Caprera per caso, destinato in esilio a Tunisi per aver dato fastidio al Papa e al suo potere temporale . Poiché lì indesiderato, viene inviato nell’isola, in attesa di nuovi ordini. Colpito dall’accoglienza della gente e dalla possibilità di una vita semplice e tranquilla, intorno al 1855 compra alcuni terreni e costruisce una piccola casa. In seguito riceverà il resto dell’isola in dono da amici inglesi, e costruirà la grande casa bianca, dove abiterà per 27 anni, fino alla morte.
Oggi la casa è resa museo, con gli arredi e gli annessi originali. Commovente il  letto di morte, montato nel salotto, da cui si vede il mare, e il grande albero pluri-centenario nel cortile, l’albero di Clelia, l’ultima figlia e l’ultima abitante della casa.


In un giardino il piccolo cimitero  di famiglia col sarcofago in pietra di Garibaldi, circondato dall’ultima moglie, Francesca Amorosino e da quattro dei suoi figli.
Sull’altro lato dell’isola, la più famosa Scuola di Vela italiana fa sbocciare i suoi fiori bianchi gonfiati dal vento.
Immagino i comandi sulle barche: Orza! Cazza! Stramba! Stringi la bolina! Molla! Gran lasco, vento in poppa…

Barche della scuola di Caprera al tramonto

Le storie recenti sono più inquietanti.
La prima riguarda l’isola di Santo Stefano. Dall’agosto del 1972 al gennaio del 2008, l’isola è stata base militare di sommergibili nucleari Usa, provocando accese discussioni sui possibili pericoli per la popolazione dati dalla presenza delle testate radioattive e per i possibili rifiuti tossici nel mare. La partenza dei marines ha causato pochi rimpianti fra i maddalenini, delusi dalla pressoché completa autonomia degli americani, che poco lasciavano all’economia locale. Di fatto qui c’è una sola grande madre, la Marina Militare Italiana, con il suo arsenale, le sue caserme, le sue scuole e il lavoro sicuro del personale dipendente. La sera gruppetti di giovani cadetti della Scuola sottufficiali di Marina sciamano nelle vie cittadine. Le ragazze sono oggi entrate a tutti gli effetti nei ranghi ed è facile incontrarle, fiere nella bianca divisa.

L’altra storia ha uno stretto legame con il terremoto dell’Aquila.
Nel 2007, il governo Prodi decide di organizzare a La Maddalena il G8 del 2009, per compensare il presunto danno per lo smantellamento della base USA. Ma nel 2008 Berlusconi vince le elezioni. Mantiene comunque l’impegno. Si prevede la costruzione de novo di una mega struttura albergo e sale congressi all’Arsenale, un cubo di vetro e acciaio affacciato sul mare, e di un ulteriore albergo di lusso che deve conglobare il vecchio ospedale militare. L’appalto viene aggiudicato ad una società del gruppo Marcegaglia, l’unica a presentarsi alla gara, che dovrà costruire e poi acquistare le strutture.
Iniziano i lavori. Ma due eventi sparigliano le carte.
Il primo è che si scopre che il tratto di mare su cui insiste il cubo veniva usato dagli americani come discarica. La Marcegaglia esige la bonifica del fondale. Gli amici di Maddalena raccontano, ma non so se è leggenda metropolitana, che si decide di far esplodere una mina sul fondale per portare i detriti in superficie e pulire con facilità. Ma si tratti di rifiuti tossici, che si spanderanno per un esteso tratto di mare. Le acque ne saranno inevitabilmente inquinate .
La Marcegaglia rompe il contratto di acquisto e chiede un rimborso per mancato guadagno. Vincerà la causa.

Quel che resta del ‘Cubo’

Nel frattempo il 6 aprile 2009 un violento terremoto scuote l’Abruzzo, e non solo. Berlusconi decide di abbandonare La Maddalena e di portare il G8 a L’Aquila, forse per dare spettacolo della sua capacità imprenditoriale, mentre i ‘compagni di merenda’ si dividono il sacco.
Nell’isola tutto viene sospeso.
Lo scherzo è costato 327 milioni di euro. Più 39 milioni di risarcimento alla Marcegaglia. Più l’inquinamento del mare, la cui bonifica era stimata 10 milioni nel 2017, più lo sfregio di strutture fatiscenti che nessuno ha interesse a recuperare.
E chi paga? Come al solito Pantalone, cioè tutti noi!
Vi avevo detto che era una storia inquietante!

La nuova struttura collegata all’ex ospedale

La bellezza del mare

(*) – Informazioni e date parzialmente ‘spizzicate’ dai locali e controllate sul web (NdA)

***

La pagina del Tricoli con i cognomi dei ponzesi “sloggiati”, citata da Bigio Vitiello (cliccare per ingrandire)

1 Comment

1 Comments

  1. Biagio Vitiello

    6 Luglio 2025 at 19:21

    Buonasera, ho letto l’interessante articolo di Rita Gasbarra sull’isola della Maddalena. Sarebbe altrettanto interessante sapere se nell’isola si è imbattuta in qualche cognome proveniente da Ponza. Il Giuseppe Tricoli, nel suo libro “Monografia per le isole del gruppo Ponziano, scrive (a pagina 345) de “gli sloggiati da Ponza, partendo dall’anno 1824”. Quelli che andarono alla Maddalena sono un gruppo numeroso, come quelli andati in “Calle di Francia”, quelli in America e Argentina, ecc.
    Di tutti questi ponzesi, andati via dall’isola per necessità, si sono perse le tracce! Sarebbe bello che qualche lettore di Ponzaracconta trovasse un suo lontano parente tra quei tantissimi nomi.

    La pagina citata allegata all’articolo di base a cura della redazione

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