Politica

Incongruenze (3)

di Francesco De Luca

 

per le precedenti puntate leggi qui e qui

L’art. 1 della Costituzione italiana dichiara che l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro.

Cerco di capire.

Il collante primo, e dunque imprescindibile e ineliminabile, che si chiede a chi ambisce far parte della Repubblica d’ Italia, è il lavoro. Si diviene, e si è, cittadini  della Repubblica in quanto lavoratori. I quali, per tale prerogativa, sono solidalmente affratellati. Non in quanto persona o in quanto credente, o appartenente alla stessa etnia, e nemmeno in quanto nati in un dato luogo, no. E’ il fatto di esplicare un’attività all’interno del corpo sociale, quello è il requisito essenziale per appartenere alla società civile d’ Italia.

Il concetto è chiaro.

Ma allora… se l’ esplicazione del lavoro è il prerequisito di base, il lavoro, dovrebbe rappresentare l’ obiettivo primario da essere perseguito dallo Stato.

E’ cosi?

No, il lavoro, la preparazione ad esso, la capacità di svolgerlo, l’agevolazione alla sua pratica, dovrebbero essere obiettivi primari dello Stato italiano.

Così non è.

Il lavoro, nella sua articolata coniugazione di capacità, di competenza, di retribuzione, di diritti, è compito non prioritario dello Stato italiano. Perché?

Perché si è lasciato totale spazio al liberismo. Alla dottrina economica per cui è il mercato che impone i prodotti, i servizi, il commercio e, di conseguenza, modella il sistema sociale.

Non è la società dei lavoratori ( ossia i cittadini ) a dirigere il cammino produttivo bensì il contrario, è l’economia a dirigere il percorso della società. E lo fa attraverso i  rappresentanti del popolo, ovvero attraverso il Parlamento, che li comprende. La classe politica è asservita al potere economico.

Questo ha generato e genera la catastrofe ambientale e sociale cui si assiste.

L’economia persegue il tornaconto su tutto e per tutto. Contro i diritti sociali e quelli ambientali, se lasciata totalmente libera. Diversamente va controllata.

La democrazia, in quanto governo del popolo, non può lasciare all’economia il potere di governare la società. L’economia di per sé è fondamentalmente ingiusta, né si interessa di giustizia sociale. Chi possiede di più comanda su chi possiede di meno. Per diventare democratica l’economia deve essere guidata.

La nostra Costituzione va attuata!

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