Ambiente e Natura

La Punta Ala che era

di Guido Del Gizzo

Nasce come commento a La Ponza che era, di Marco Auletta; poi mi è venuto troppo lungo…
GDG

Parlerò di Punta Ala, perché c’è un filo sottile che la collega a Ponza.
Folco Quilici è stato un grande estimatore di Ponza e di quello che lui definiva la “Pontinesia”: in una delle sue ultime interviste dichiarò di amare l’isola, ma di non volerci ritornare: “se no soffro”.
Suo padre, Nello, era stato un giornalista, fascista della prima ora e grande amico di Italo Balbo, con cui condivise la sorte, nel 1941, nei cieli sopra Tobruk.

Punta Ala fu scoperta e ‘inventata’ da Italo Balbo: dove adesso c’è il campo di polo, lui voleva costruire un bacino per i suoi idrovolanti, approfittando del basso fondale della costa. Inventò anche il nome: il “Numero due” del regime fascista non poteva risiedere in un posto chiamato Punta Troia, e inventò la storiella che gli ricordava, vista dall’alto, l’ala del suo aeroplano.
I locali, per dileggio e anche un po’ per antifascismo – da queste parti ancora se ne ricordano – continuano a chiamarla “la Troia”.
Ricordo, da bambino, che la mia amica Flavia, grande velaia e nipote di Italo, chiamava “zii” i figli dei membri dell’equipaggio abbattuto insieme al nonno, che ogni tanto venivano a trovarli a Punta Ala: tra questi, proprio Folco Quilici.

La residenza degli eredi Balbo, fino a qualche anno fa

Punta Ala, di fronte all’isola d’Elba, negli anni ’60 era un angolo di paradiso, frequentato dal jet-set internazionale. C’erano un concorso ippico, un torneo di golf e uno di polo, facenti parte dei circuiti internazionali, fino a tutti gli anni ‘70: noi bambini andavamo a sbirciare la velocità massima, indicata nei contachilometri, delle auto sportive parcheggiate fuori dal campo ippico.

A metà anni ’70, con la costruzione del porto, sono arrivate le regate internazionali, da Pasqua all’inizio di giugno, con le barche da regata più importanti del mondo; teste coronate – re Juan Carlos era al timone del “Bribon” e dormiva nel suo yacht, fuori dal porto all’ancora, per motivi di sicurezza – e grandi imprenditori. Il barista del porto esibiva una maglietta dell’equipaggio con lo stemma reale.

Così per oltre vent’anni: fino al 1998, quando il gotha della vela mondiale arrivò con la sfida di Luna Rossa, basata proprio a Punta Ala, fino al 2002.
Uno degli scafi in carbonio fu costruito a Grosseto, in un capannone dell’ex Eurovinil.
Tutti conoscevamo tutto l’equipaggio, la velaia era la mia amica d’infanzia.
Quindi, oggi, c’è una grande tradizione, le migliori scuole vele d’Italia, un vivaio di giovani talenti che è cresciuto? Cantieri all’avanguardia, specializzati in materiali speciali?
Nemmeno un po’.
L’unica reazione che i maremmani hanno avuto, di fronte a tutte queste opportunità, è stato l’aumento dei prezzi degli affitti, per approfittare degli equipaggi che stavano lì tutto l’anno.

Punta Troia e, di fronte, l’isola dello Sparviero

Poi, è finito tutto: niente più tornei, niente più regate, niente più de-stagionalizzazione, pur così ben sviluppata nei decenni.
Il comune di Castiglione della Pescaia, che ha ripreso la gestione del territorio, dopo l’ottimo avvio da parte di una società privata, adesso si preoccupa solo di sviluppare l’illuminazione stradale, di riscuotere l’ICI e la TARI: con furbizia tutta maremmana, ha piazzato ovunque cassonetti elettronici, che si aprono solo con un’apposita tessera.
Poiché durante l’inverno Punta Ala è deserta, sono sovrabbondanti: in compenso, durante la stagione turistica, le presenze sono prevalentemente di non residenti, quindi senza tessera… Il risultato sono i cassonetti vuoti e cumuli di spazzatura accanto ad essi, per la gioia dei cinghiali che festeggiano durante la notte, alla luce degli innumerevoli ed inutili lampioni piazzati ogni 30 metri.
Adesso Punta Ala è inutilmente illuminata come un albero di Natale, tutto l’anno.
In omaggio alla parità di genere, l’evento della primavera, adesso, è la “Regata Rosa”, per equipaggi femminili: il sindaco di Castiglione della Pescaia è una donna, e va bene così.
Per fare fronte alle esigenze dei prati delle ville e del campo di polo, essenzialmente, è stato realizzato un dissalatore e potenziato il depuratore: la qualità dell’acqua è scadente: Punta Ala è un golfo protetto, poco profondo, e la sera, passeggiando sulla spiaggia, non è l’odore di mare quello che si avverte.
Nulla di paragonabile a Giancos, s’intende: ma Punta Ala non è più quella di una volta.
Il jet-set internazionale segue altre rotte, che non passano più da queste parti.

Non si può dire che il comune non amministri il territorio: solo che assicurare le condizioni di vita minime, di civiltà, non significa occuparsi di sviluppo.
E’ come se un giovane di vent’anni avesse, come progetto di vita, quello di lavarsi tutti i giorni, la mattina, prima di uscire di casa.
Per esperienza professionale personale, so bene che proporre sviluppo ai maremmani è come offrire biscotti ai maiali: potrei argomentare in centinaia di pagine, se necessario.
Cosa succederà a Ponza?

Caro Marco Auletta, hai ragione: occorre avere amore per l’isola.
Certo, i problemi irrisolti sono innumerevoli: il depuratore, il dissalatore, l’energia rinnovabile, la messa in sicurezza delle falesie, i rifiuti, i parcheggi, l’assistenza sanitaria, il porto…..
Ma non si tratta solo di capacità o intelligenza amministrative: quelle sono solo il punto di partenza, come lavarsi il viso ogni mattina.
Alla fine, qual è il progetto? Che cosa deve diventare, il vostro “scoglio”? Che futuro si prospetta, per i giovani ponzesi?
Personalmente, credo che l’innovazione, la cultura e l’arte potrebbero avere un qualche peso….
Di questo sarebbe interessante discutere, in qualche luogo, oramai a fine stagione, quando si sarà posata la polvere….
Buona estate

Promontorio di Punta Ala ripreso in volo da sopra l’isola dello Sparviero

Le immagini, prima e ultima (di copertina e in volo): da Wikipedia; le altre dell’Autore

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