Canzoni

Una canzone per la domenica (344). Le papillon et la fleur, favola di un amore impossibile

di Marco Màdana Rufo Mansur

 

Parigi, seconda metà dell’800.
Salotti. Divani. Terrazze e balconcini. Tetti scuri, a spiovente. Innumerevoli fumaioli e campanili, antenne protese ai cieli, ai cieli senza fine. Dalle enormi finestre, più lunghe che larghe, si invola il pensiero dei gruppi di artisti e intellettuali riuniti nelle belle case, a parlare di filosofia, politiké, esoterismo. Vi è una casta unica, quella dell’intellettuale libero, provocatorio, i cui interessi sono trasversali. Così in un unico ambiente, troviamo filosofi, ballerini, pittori, soubrette, poeti e poetesse, circensi, chiromanti, generali di eserciti, maghi, medium e quanto più di colorato e strambo si possa immaginare.

È in questo ambiente così prospero di impulsi, varietà, profondità ed eleganti leggerezze, mai volgare, è qui che si sviluppa il fenomeno culturale del Simbolismo francese. Qui i grandi musicisti del tempo, come Fauré, Ravel, Debussy, Chopin, incontrano i poeti maledetti, padri di una letteratura che ci è cara: Verlaine, Rimbaud, Baudelaire, Hugo.
Tra loro si scambiano musiche e testi che danno vita a tutto quel repertorio di arie e chanson, sempre accompagnate dal pianoforte, re dei salotti parigini.
Sono collaborazioni prive di interessi economici, di progettualità professionali. Sono scambi di amicizia e di impulsi a riflettere, a creare qualcosa di bello assieme. Così un poeta regalava un suo testo a un musico, e un musico dava vita alla poesia di un amico poeta.

Questa chanson che propongo oggi, ne è un delizioso esempio. Qui il musico è Gabriel Fauré, il maestro del simbolismo musicale parigino, e il poeta è Victor Hugo, padre del romanticismo francese, uno dei massimi scrittori della storia della letteratura.

La graziosa favola che vi è narrata, parla dell’amore tra una farfalla e un fiore, due esseri diversi, che si amano, ma uno ha radici, l’altro ali. Allora il fiore si lamenta perché non può seguire la sua amata nei cieli, costretto com’è dalla sua condizione terrestre. Piange e si strugge, realizza l’impossibilità che si realizzi l’amore tra due esseri così diversi. Immagina che potranno essere felici solo se la farfalla metterà radici o se le donerà ali come le sue. Sogna l’estinzione delle differenze, la loro trasformazione, perché si possa realizzare un’unione perfetta.
Lamentandosi e piangendo un destino che sembra averli separati creandoli diversi, non si accorge, il fiore, che la farfalla si posa su di lui, ne raccoglie il polline, si sdraia sulla sua corolla, lo ama a modo suo.
Dunque non esistono amori impossibili. Non esistono ostacoli abbastanza grandi per fermare il fiume dei sentimenti, che in un modo o nell’altro, trova sempre il modo di andare oltre…

Fauré – Le Papillon et La Fleur Op.1-1
Soprano: Elly Ameling
Piano: Dalton Baldwin
Registrato1970-1974

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Testo ripreso in ritaglio-immagine da: https://www.flaminioonline.it/Guide/Faure/Faure-Papillon11.html

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