Ambiente e Natura

Paralleli

di Pasquale Scarpati

Caro cumpa’ Sandro e cari lettori di Ponzaracconta,
Tempi tristi in tutti i sensi! Penso alla favola del “lupo e l’agnello” che, nonostante i suoi duemila anni, a mio avviso, è sempre attuale. Ma noi siamo piccoli con piccola voce. Ed oggi va di moda chi strilla più forte anzi chi spara più forte. Come quei fuochi di artificio che sparano a mitraglia nel cielo ed ogni tanto si lancia una granata che fa un botto tremendo ma anche tanto fumo, così siamo frastornati da colpi materiali ed immateriali che ci avvolgono così da non sapere dove andare perché impediti dal fumo denso e acre.
Oggi per disperazione ho spento la TV. Sono stanco di ascoltare notizie… e mi sono rifugiato nei miei ricordi, quando la vita era piuttosto magra… E non ho potuto non fare i dovuti paragoni Ti invio questo pezzo che ho chiamato “Paralleli”.
Meno male che Ponzaracconta c’è, per riversarvi un po’ di pensieri …
il compare Pasqualino

Giorni fa, un mio amico, molto più giovane di me, mi diceva che sua nonna gli raccontava del “buon tempo antico”. Quando nel mondo non vi erano le brutture che si notano oggi e quando la vita scorreva più lieta, senza troppi scossoni” sia pur accompagnata dai soliti problemi quotidiani. Questo diceva. Gli ho risposto che non sempre era così; perché, se da una parte la vita era più lieta perché meno caotica e forse ancora ancorata ad alcuni valori tramandati dai padri, dall’altra era più dura, colma di sacrifici, di fatica e di dolori soprattutto fisici. Era insomma una vita dura che nessuno dei giovani oggi conosce se non quelli che abitano e vivono in realtà depresse. Come economicamente depresso era il mondo di allora.

La guerra, orribile come tutte le guerre, aveva reso il mondo ancora più duro di quello che era in precedenza. Era, infatti, un mondo in cui si tirava la “suola con i denti”. Non solo si faticava con i mezzi solo manuali ma non esistevano neppure le moderne comodità a cominciare, ad esempio, dalla doccia.
Questo mondo di prima della guerra era rimasto sostanzialmente intatto nel primo dopoguerra anzi circondato da macerie. Ma l’uomo ha la facoltà di rialzarsi, di ricominciare. Come un vecchio motore che dapprima stenta a partire poi, preso l’abbrivio, prende velocità e macina chilometri, così l’uomo è ripartito. Dapprima molto lentamente, poi, spinto anche dagli altri, ha guadagnato velocità.
Questa, però, è divenuta eccessiva. Per cui non riesce più a vedere l’intima realtà di ciò che lo circonda. Come quando si viaggia ad alta velocità in autostrada o sui treni o sugli aerei o su qualsiasi mezzo veloce, ciò che è nelle vicinanze fugge via, scappa, per cui non si riesce a cogliere il particolare mentre si può notare (se si vuole) il paesaggio in lontananza (ma in quello sfuggono i particolari) o peggio ancora durante il viaggio si sta chini sul telefonino o sul tablet, così oggi, nella rutilante vita, a molti sfuggono i particolari (che spesso si celano o sono tenuti nascosti) che sono molto più importanti del generale.

Di quel periodo dell’immediato dopoguerra conservo indelebili alcune immagini: si stava chini sulla terra e sul mare; si camminava lentament; si sopportava qualsiasi dolore perché pochi e a volte inefficaci (se non controproducenti) erano i rimedi. Il contadino “ scippando” l’erba con le mani notava anche il… formicaio; il muratore usava pala e piccone e la lunga zappa per impastare la pericolosa calce. Sudava letteralmente le “sette camicie” ed impiegava tanto tempo per scavare un fosso o impastare il cemento a mano; portando poi l’impasto cu’ ‘a caldarella (o ‘a cardarella, a seconda della pronuncia) ‘ncopp’i spalle. A mano a mano che il muro saliva, il muratore saliva anche lui, in piedi su un’impalcatura sospesa, a sua volta, in aria (ricordo la scena nel film “Totò truffa ’62”): un tavolone agganciato a due corde! (e a proposito di tavoloni, ricordo bene quello che collegava il “Papà Vincenzino” alla banchina che dondolava maledettamente quando c’era la risacca!).


Il pescatore piegandosi sui remi raggiungeva il luogo dove aveva calato la lunga rete. Tirandola, quella veniva su dal fondo, pesantissima sia per i piombi, sia perché impregnata d’acqua. Le mani sanguinanti, il sudore, dovuto alla fatica ma soprattutto all’ansia, si mescolava all’acqua marina. L’occhio, infatti, si allungava ansioso alla ricerca del bottino e già la mente si proiettava a come metterlo sul mercato dal momento che non esisteva nulla che potesse adeguatamente conservarlo. E intanto la barca oscillava e lui doveva tenersi in equilibrio specialmente se c’era un po’ di mare”. Così come si dovevano mantenere in equilibrio l’asino ed il carretto che procedevano su sentieri impervi, scoscesi, pieni di sassi. Erano ancora, in quegli anni, i mezzi di locomozione usati ma non da tutti.
La maggior parte della gente, infatti, si spostava ancora a piedi, su su in salita o in discesa per sentieri scavati dalle acque dilavanti. Ricordo bene quelli ’n’faccia alle Prunelle e quelli che portavano al “Ciglio” e al “Pagliaro”, percorsi da me e mio fratello Carlo ma soprattutto dagli zii Costantino e Michele e dalle zie Marietta e Sabettina anche con i cesti carichi d’uva sulle spalle! Facendo attenzione a dove “mettere i piedi” a causa di pietre scivolose ed incavi “traditori”. Diveniva così più pericolosa la discesa che la salita! Ci si poteva “rompere  il collo!” Così come avviene in tutte le discese!
Chi era “motorizzato” anche con una semplice Vespa o Lambretta poteva dirsi fortunato o addirittura benestante.
Pochi i telefoni, che erano uno status simbol per chi (molto pochi) lo aveva a casa. Le malattie e gli eventi traumatici ( cadute, infortuni ed altro) erano sempre in agguato. Ma i rimedi erano pochi e dolorosi anch’essi se non inefficaci. L’ igiene, intesa come quella di oggi, andava a farsi “benedire”. Ma soprattutto vi era penuria di denaro. Negli anni ’50 del secolo scorso la paga di un operaio si aggirava sui 25.000/30.000 lire mensili e gli stipendi non erano altresì molto differenti ( corrispondenti a 15/20 euro di oggi!) [ mi fa pensare a quelli che ancora oggi prendono 20 dollari al mese!]. È pur vero che le patate costavano dalle 16 alle 20 lire al chilo – meno di un centesimo! Con l’avvento dell’euro il “meno di un centesimo” non è più esistito come moneta corrente! Per cui… – e che il prezzo del pane oscillava dalle 70/90 (quello nero, che oggi costa di più!) alle 100 lire al chilo (dai 4 ai 5 centesimi al Kg!) e che, quando uscirono i Jukebox per ascoltare una canzone bisognava introdurre 50 lire (a quanti centesimi corrisponde? Non esiste!) e tre canzoni 100 lire (5 centesimi). Nonostante ciò “si spaccava il centesimo” e si bandivano o si riducevano drasticamente quelli che allora erano considerati “sfizi” (come ad esempio i biscotti, specialmente quelli al burro, il gelato, il cinema, i confetti, il caffè ed altri generi che non sto qui ad elencare). Non vi erano elettrodomestici ma ugualmente la lampadina, molto fioca, si accendeva per poco tempo per risparmiare la “corrente”  o meglio, come si diceva: “Stut’a luce sinnò tràsen’i zampàn’”. Tutto questo anche perché quando incombeva la malattia (che arrivava e arriva all’improvviso) era tutto a pagamento a cominciare dal medico. Non esisteva, infatti, il SSN ( il Servizio Sanitario Nazionale). Forse per i marinai vi era la Cassa Marittima. Pertanto prima di chiamare il medico e correre in farmacia si ricorreva ai metodi tradizionali. Molte volte ne ho parlato e non mi dilungo. Un apparecchio televisivo molto semplice (con solo linterruttore ed una manopolina per fermare l’oscillazione delle immagini) poteva costare dalle 200 alle 300 mila lire (corrisponde oggi a100/150 euro!).  Ma, per pagarlo, occorrevano quasi dieci mesi di stipendio senza però spendere nulla per il quotidiano! Pertanto chi voleva o poteva, ricorreva alle cambiali! La stessa situazione, ancora oggi, esiste in numerosissimi Paesi nel mondo, là dove l’economia è depressa e purtroppo ci sono anche conflitti armati! Sarebbe il caso che se ne conoscesse a fondo e così valutare…

Una categoria a parte erano i pensionati che provenivano dagli USA o dal Canadà. Costoro erano considerati benestanti. Il cambio del dollaro USA, infatti, si aggirava sulle 600 lire (quello canadese mi sembra un po’ di più). Se prendevano come pensione, ad esempio, 100 dollari al mese, tradotti in lire erano 60 mila lire: molto di più di una paga mensile! Per cui quelli che emigravano e mandavano le rimesse da noi, contribuivano anche alla nostra crescita ( così com’era accaduto al tempo della grande emigrazione).

Ma la vita era dura anche nei rapporti sociali o meglio tra ceti. Se, infatti, si era solidali per lo più tra persone dello stesso ceto, non lo si era, per lo più e a volte per convenienza, con gli altri di ceti diversi.

Si veniva a creare una società stratificata ed imbalsamata. Così un papa procedeva tra la gente, in alto, seduto sulla sedia gestatoria o ci si inginocchiava davanti a lui. Impensabile toccarlo; addirittura lo zucchetto! Così un ministro difficilmente girava tra la gente “comune” o stringeva le loro mani,  Era un mondo lontano dalla “gente”. Forse qualche rapporto occasionale. Forse erano ancora gli avanzi di ciò che era stato fino a poco tempo prima, quando chi stava in alto guardava tutti dall’alto in basso. Così si creava un circolo chiuso dove era difficile se non impossibile entrare a meno che… A loro volta il facchino pieno di polvere, il contadino dalle mani grosse e callose, il muratore bianco di calce, il pescatore che sapeva di pesce avevano come regno: la cantina, il giuoco del tre sette o della maniglia, il tocco del “padrone e sotto” accanto ad un bicchiere di vino, rosso fuoco, in un fiasco avvolto dalla paglia o da un bottiglione dal collo lunghissimo. E quando tornavano a casa trovavano una moglie “angelo del focolare” su cui eventualmente… sfogarsi. Questi, quelli degli umili, erano gli unici circoli… aperti a tutti!

Veruccio commenta: – Quella era la situazione economica e sociale di oltre 70 anni fa nel nostro Paese. Ma per caso se vai in giro per il Mondo non potresti trovare identiche situazioni? Spesso noi pensiamo che altri popoli vivano come viviamo noi: negli agi e nelle comodità e abbiano il nostro stesso modo di pensare e i nostri stessi bisogni o meglio voluttà.  Ma se tu vai un po’ in giro per il mondo ti accorgi che in molti, anzi in moltissimi Paesi, il costo di un televisore “ normale” è di molto superiore alla paga mensile di un operaio! Così come avveniva da noi 70 anni fa! Basta, quindi, fare la differenza tra il costo di un normalissimo apparecchio Tv e lo stipendio medio di un lavoratore per conoscere come vivono quelle persone! Per non parlare del cambio!
E ciò dovrebbe far riflettere su molte cose e su ciò che si dice o meglio ci viene detto…”

Immagine di copertina. Il piccolo Bruno (Enzo Staiola) in ‘Ladri di biciclette’, De Sica, 1948)

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