di Francesco De Luca
Totonno ‘i semiscotte viene distratto dal rumore del ‘mezzo veloce’ che parte, destinazione Formia. All’altezza della Ravia aumenta la potenza dei motori per acquistare l’assetto ottimale per il viaggio. Nel cavo del porto i rumori si amplificano e Totonno alza il viso dai pomodori che sta zeppulianno nella catena e guarda il mare. Il motoscafo monopolizza la scena.
Si lascia l’isola. Calmo il mare, tacito l’agglomerato urbano, ieri sera, fino a tardi, brulicante di turisti. Per il Corso Pisacane, per la Banchina, per Santantonio.
Le luminarie esaltano la conca del porto borbonico. Lo segnano come un cofanetto.
L’isola e il suo universo vengono lasciati alle spalle, perché un mondo ben più vasto, più complicato, più impegnativo chiama.
Giugno, poi, ci mette il suo carico. E’ il mese ancora non appesantito dal caldo opprimente; ancora olezzante di ginestra e degli alberi da frutta. Il mese della speranza: che la pesca sia abbondante di alici, di tonni, di pescespada, di aragoste; che i turisti siano numerosi, quelli giornalieri e quelli stanziali; che si plachi l’ansia del guadagno; che il bello dell’isola trovi trionfo.
I giovani ponzesi, studenti in continente, ritrovano ricetto in famiglia: il padre ascolta, la mamma comprende, la nonna coccola.
Ci sarà l’occasione per il ‘bagno di notte’, nella cala del Bagno Vecchio. Mute le berte, fra il sorriso delle ragazze e degli amici di sempre.
La sagoma del Calzone Muto si stampa perenne nel cuore, e la luna velata testimonierà un patto.
Lo ricorderai, vedendola nella notte della tua età avanzata. Lei, fiera e indifferente, e tu, a farle maldestramente il verso.
Nota: ascolta, insieme, questa canzone.

