Film

Testa o Croce. Al Festival di Cannes un film sul Parco del Circeo

segnalato dalla Redazione

 

Al Festival di Cannes tuttora in corso (chiuderà i battenti sabato 24) partecipa un lungometraggio, Testa o Croce, di Alessio Rigo de Righi con Alessandro Borghi.
Il film racconta il Parco del Circeo, un territorio – come scrive Elena Barassi sulla rivista GQ Italia – in cui il paesaggio diventa linguaggio e la scelta del luogo è un atto poetico.

Ecco l’articolo completo

Come il Parco del Circeo è diventato il place to be dell’estate 2025, grazie al film Testa o Croce con Alessandro Borghi

di Elena Barassi 

Il Parco del Circeo in un film che racconta un territorio, in cui il paesaggio diventa linguaggio. Nel nuovo lungometraggio Testa o Croce di Alessio Rigo de Righi, con Alessandro Borghi, che partecipa al Festival di Cannes 2025 nella sezione Un Certain Regard, la scelta delle location è un atto poetico. Le riprese si snodano tra i luoghi più enigmatici del Parco Nazionale del Circeo – dai Pantani dell’Inferno alla Grotta delle Capre – e fanno di questi ambienti il controcanto visivo e simbolico di una storia sospesa tra tensione e visione.

Il Parco Nazionale del Circeo, che si distende lungo il litorale laziale tra Sabaudia e San Felice Circeo, è non solo una riserva naturale, ma pure un luogo dello spirito, su cui aleggia la leggenda di Ulisse e la maga Circe. Istituito nel 1934, sotto l’egida di una visione pionieristica della conservazione ambientale, il Circeo, con il suo profilo inconfondibile è montagna, dune, foreste, laghi costieri, promontori, grotte e antichi sentieri. Camminare tra i lecci della Foresta Demaniale, superstite della millenaria Selva di Terracina e uno dei pochi esempi meglio conservati e più estesi di foresta planiziaria, è come attraversare un tempo sospeso tra le fronde di faggi, lecci e sugheri che disegnano arabeschi d’ombra, e il silenzio, interrotto solo dal battito d’ali degli aironi. Un tempo riserva di caccia borbonica, è stata dichiarata nel 1977 Riserva della Biosfera.

Le quattro zone umide – i laghi di Sabaudia o Paola, Caprolace, Monaci e Fogliano – sono santuari d’acqua dove si specchiano le stagioni e dove la biodiversità si fa intravedere tra fenicotteri, folaghe, aironi cenerini, cavalieri d’Italia.
La componente mitica del Parco trova il suo apice nel promontorio del Circeo, dove la tradizione omerica vuole fosse il regno della maga Circe. Disseminati tra promontori, grotte e specchi d’acqua, i siti archeologici costituiscono un itinerario della memoria che abbraccia millenni e intreccia suggestioni mitologiche a rigore storico. Ogni pietra, ogni vestigia architettonica sembra custodire l’eco di civiltà che qui hanno lasciato tracce eloquenti del proprio passaggio, in un dialogo ininterrotto tra natura e cultura. Dalla sacralità primordiale della Grotta Guattari, che ci restituisce i tratti del volto neanderthaliano, all’eleganza imperiale della Villa di Domiziano, specchio della otium romana sulle rive lacustri, sino alle mura ciclopiche dell’Acropoli antica, il promontorio si rivela come un palinsesto di stratificazioni simboliche e materiali. Anche i luoghi più incerti, come l’Ara di Circe o la cosiddetta Piscina di Lucullo, si caricano di un’aura mitopoietica che accresce il fascino del territorio, dove l’archeologia si fa racconto e contemplazione.

 

 

1 Comment

1 Comments

  1. Biagio Vitiello

    22 Maggio 2025 at 22:12

    Buonasera. Anche chi ha fatto il film sul Parco del Circeo ha ignorato Zannone. Attualmente avere Zannone nel Parco non porta alcun beneficio per Ponza, per i ponzesi e soprattutto per l’ambiente. L’isola è stata abbandonata da tempo, e il degrado ambientale è aumentato di anno in anno.
    Si sono fatti progetti che non sono stati mai realizzati, non ultimo quello riguardante il Faro di Caponegro, immobile non in imminente pericolo di crollo, ma utilizzato dai carabinieri forestali, che vi andarono dopo aver lasciato la “villa del guardiano”, quella vicino ai ruderi dell’eremo del 1200, in quanto in pericolo di crollo per mancanza di manutenzione.
    La stragrande maggioranza dei Ponzesi vuole l’uscita dal Parco, dando ragione a quello che proponeva il sindaco Vigorelli.

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