la Redazione
L’edizione di ieri di Latina Oggi ha pubblicato un articolo sulla questione del Semaforo della Guardia facendo il punto sui recenti sviluppi della vicenda.
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Nell’epicrisi dell’altro giorno di Sandro Russo (leggi qui) sono stati chiariti parecchi aspetti del famoso contratto con il quale nel 2012 il Comune di Ponza acquistò il Semaforo dal Demanio, punti in buona parte confermati anche dal quotidiano di cui sopra.
In particolare, la struttura doveva essere destinata alla Protezione Civile come Centro permanente di osservazione, pena la risoluzione del contratto.
Cosa che non è avvenuta. Come non è avvenuta la restituzione dell’immobile da parte del Comune né – pare – il reclamo, all’epoca, da parte del Demanio.
Chi avrebbe dovuto fare cosa, alla scadenza dell’anno previsto per la ristrutturazione, non è dato, al momento, di capire.
Un tentativo per saperne di più può essere quello di approfondire il senso della clausola risolutiva riportata nel contratto e vedere cosa prevede il codice civile.
A contemplarla è l’articolo 1456 (clausola risolutiva espressa) che così recita:
I contraenti possono convenire espressamente che il contratto si risolva nel caso che una determinata obbligazione non sia adempiuta secondo le modalità stabilite.
Ma come funziona questa clausola?
Così spiega la giurisprudenza
La clausola risolutiva in un contratto di vendita di un bene pubblico, come quella contenuta nell’art. 1456 del Codice Civile, determina la risoluzione automatica del contratto per inadempimento, senza bisogno di un giudizio, purché la parte nel cui interesse è stata inserita la clausola ne faccia valere il diritto. La risoluzione ha effetto tra le parti, con possibili conseguenze sulla validità degli acquisti effettuati da terzi.
Quindi non c’è bisogno di un giudizio per invalidare il contratto. La risoluzione avviene di diritto, ma la parte che intende avvalersene deve comunicarlo all’altra parte.
L’ha fatto il Demanio? Non lo sappiamo.
E per quanto riguarda il prezzo pagato cosa succede?
Ancora una volta ricorriamo al codice civile laddove all’art. 1493 (effetti della risoluzione del contratto) così riporta:
In caso di risoluzione del contratto il venditore deve restituire il prezzo e rimborsare al compratore le spese (1475) e i pagamenti legittimamente fatti per la vendita. Il compratore deve restituire la cosa, se questa non è perita in conseguenza dei vizi.
Tanto premesso in punto di diritto, cosa sia avvenuto negli anni successivi al contratto nei rapporti tra il Comune e il Demanio non è dato di sapere
C’è che, stante a quanto riportato sul giornale di ieri, il Comune sostiene di aver effettuato spese per mettere in sicurezza l’area su cui insiste la struttura del Semaforo e spese di manutenzione del sentiero che dalla piana degli Scotti porta a Monte Guardia,
E c’è che nel frattempo quell’immobile oggetto di vendita nel 2012 si è ulteriormente deteriorato.
Ora il Comune chiede la restituzione dei 100mila euro più gli interessi e più tutte le spese sostenute di cui sopra e il Demanio chiede la restituzione dell’immobile e probabilmente lo vuole nelle condizioni in cui l’aveva trasferito.
Una bella gatta da pelare per gli avvocati che dovranno trattare la questione, la cui definizione in termini di tempo non è per nulla facile ipotizzare.
Una brutta storia che con le inevitabili spese legali che ci saranno significa anche aggravio per le casse comunali.
Un brutto colpo per il Comune che per questo bene aveva ipotizzato un potenziale incasso di oltre 2milioni di euro, cifra che aveva avuto non poco peso all’interno del piano di rientro del debito presentato alla Corte dei Conti.
L’asta ovviamente è sospesa. Il provvedimento è stato adottato con apposita delibera di giunta come riportato da Latina Oggi.
Delle conseguenze di quanto innanzi riteniamo che prima o dopo il Comune debba relazionare anche alla Corte dei Conti.
