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Il piacere del cinema: gli spettatori e i ‘divoratori di cinema’

proposto da Sandro Russo, con contributi vari

Prendo lo spunto da una corrispondenza pubblica letta in “Posta e Risposta”, la rubrica giornaliera di Francesco Merlo con i lettori di Repubblica. Che qui riporto.

17 maggio 2025
Caro Merlo,
Robert De Niro a Cannes ha ricordato un cinema nel quale andava con il padre: “Ci piaceva, era un modo di stare insieme senza parlare: io vorrei che i film fossero proiettati sempre al cinema perché c’è differenza tra vivere un’esperienza al cinema e viverla da soli. La sala è famiglia”. Ho grande stima di De Niro, ma penso che nelle sale spesso vuote, con un’amica e il pop corn, si è molto più soli che a casa, dove il film lo si guarda davvero con la famiglia, figli, marito, amici, e si ride e ci si commuove insieme, e si torna indietro per capire meglio una scena. A casa anche quando (raramente) guardo un film da sola non mi sento sola.
Giulia Acciarito, Roma

Ha risposto Merlo
Mi fanno malinconia i tanti cinema che chiudono per mancanza di spettatori e in una sala (quasi) vuota, mi sembra di stare in un campo profughi. E da tre decenni ho l’abitudine del cinema in famiglia, con lo stesso piacere che lei descrive così bene: è cinema fuori dal cinema che il vedere insieme rende più cinema.

18 maggio
Mi ha deluso, Merlo, lo ammetto. Il cinema è prepararsi, uscire: la macchina, il parcheggio, il biglietto, entrare nella sala e nel sogno che si è scelti, cambiare scenario anche fisicamente. È magia, poesia, costretti a tacere, attenti, e commentare con estranei, con il bigliettaio, l’emozione vissuta o anche non dire niente e restare immersi in quella emozione, mentre si riprende la macchina. È evidente che non c’è paragone. A casa si può rivedere, semmai. Io amo andare al cinema da sola e sono selettiva nelle compagnie, escludo quelli che uscendo parlano d’altro. E poi chi ce l’ha uno schermo di quella portata a casa?
Teodora Iannetti, Pescara

Ha risposto Merlo
Lei al cinema è uno spettacolo.

Per quanto mi riguarda, mi ritrovo più nella posizione della seconda lettrice, relegando i film a casa – dal computer, più che dal televisore – alle necessità di studio per i Corsi di Cinema che frequento, quelli sì, preferibilmente da remoto (in Zoom), dopo anni di lezioni in presenza, in scantinati umidi o sale affollate.
Ma il mio faro, per quanto riguarda la passione per il cinema e il modo di fruirne, è questo scritto di Enzo Ungari (*), cinefilo d’antan, agli inizi delle salette di cinema d’essai a Roma. Si definisce “divoratore di cinema” e il suo scritto (solo per interessati/appassionati, sono circa dieci pagine!) è proposto qui di seguito in formato .pdf:

Enzo Ungari. Confessioni di un mangiatore di film copia


(*) – Enzo Ungari (La Spezia, 1948 – Roma, 1985) è stato un critico cinematografico e sceneggiatore italiano.
Tra i responsabili del cineclub il Filmstudio 70 e tra i fondatori della manifestazione cinematografica dell’Estate Romana, Massenzio, è stato il responsabile della sezione Mezzogiorno/Mezzanotte dalla Mostra del cinema di Venezia diretta da Carlo Lizzani tra il 1979 e il 1982. Ha collaborato con Bernardo Bertolucci alla sceneggiatura del film L’ultimo imperatore (da Wikipedia). È morto giovane.

Immagine di copertina. Foto di Roberto Burlando, cinetecadibologna.it

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