La redazione ringrazia Teresa Denurra per aver segnalato questo scritto in cui si respira l’anima di Napoli. Ricordiamo che le isole Ponziane continuano ad essere di tradizioni e cultura napoletane – lo confermano i dialetti: di derivazione ischitana a Ponza Porto e torrese (da Torre del Greco) a Le Forna – , capitate nel Lazio e in provincia di Latina per uno scherzo della storia.
Sul sito abbiamo ricordato la morte di Roberto De Simone avvenuta lo scorso 6 aprile (leggi qui).
S. R.
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Carissimo Maestro: una lettera a Roberto De Simone
di Peppe Barra, Isa Danieli, Carlo Faiello, Mimmo Grasso, Giovanni Mauriello, Lina Sastri – Da Il Manifesto del 10 maggio 2025
Voci di Napoli Firmata da artisti e storici collaboratori: un messaggio poetico affidato al vento
Caro Roberto,
camminare per questa metropoli dialettale e rendersi conto, faticosamente, che senza di te ha perduto il suo linguaggio, è percorrere le spirali dei vicoli con una bussola cui manca l’Est, dove il sole iesce nella radice quadrata del Vesuvio.
Si va a refula ’e viento (come gira il vento) tra clinamina di atomi senza nucleo e che non rimbalzano. Sono molti i luoghi partenopei che hanno, visibilmente, in modo tattile, l’impronta del tuo contagio emotivo: Piedigrotta, la Tomba di Virgilio, il piccolo rigattiere di piazzetta Nilo dove ispezionavi anticaglie…
Siamo stati informati della tua fine dal brusio col quale a Napoli si parla della morte, quasi in segreto, e ci siamo scoperti a parlare all’unisono, istintivamente, col napoletano di Giambattista Basile: avevamo bisogno di ricreare un’aura psichica. I tammurrari al tuo funerale hanno alzato fronne asperrime che lasciavano cadere per terra l’archeofonìa di vocali (vrènna, sciùscèlle – crusca, carrube).
Carlo Faiello ha soffiato nella «tofa marina» convocandoci alla Domus Ars di Santa Chiara come una piccola paranza della festa della Madonna dell’Arco: Isa Danieli ha murmugliato un miserere; Lina Sastri, in trance, ha cantato «Madonna de lu Carmine»; Giovanni Mauriello e Peppe Barra sono apparsi con una «rocchia» di accattuncielle in divisa da fujente: erano gli orfani, evocati, di uno dei primi conservatori dove volevi creare una schola cantorum secondo una tradizione secolare.
Come con Eduardo, le istituzioni napoletane non sono state riconoscenti con te che hai fatto della città la capitale mondiale della musica. Nessuno si è ricordato di De Simone per i 2.500 anni di Napoli; quasi per sincronia, l’evento è stato sottolineato dalla tua morte ma il popolo, il sottoproletariato, ti ha sempre venerato ed amato fin da quando, nel ’77, la Nuova Compagnia di Canto Popolare si esibì su un giglio di Nola. L’ alzata del giglio fatta dai collatori con le loro ombre diagonali era per te un «Kyrie elèison», Signore, sollevaci. Siamo un popolo contraddittorio tra sorriso e coltello, che non agisce ma reagisce, siamo quelli per i quali il «soggetto» non è chi compie un’azione ma chi la subisce (chillo è nu suggetto, «quello è un soggetto, assoggettato»).
Sei stato tra i pochi ad aver intercettato il fascinum di una città che non usa il principio di non contraddizione («questa cosa è questa e non un’altra») perché è la vita, la «nuda vita» di Agamben, che accoglie molti significati. Napoli pensa che «questa cosa è questa ma può essere anche un’altra», ricorre all’intuizione, all’istinto più che all’uniformità e alla zip della logica. Così si comportano i bambini, i geni, i folli, così si comporta il sogno, questa parte ordinaria di follia in cui il sopra è il sotto, il prima il poi, il qua è il là, identici alla topografia della città. Tra la Napoli quotidiana e quella che sogna divinando numeri per il lotto c’è lo stesso rapporto che intercorre tra la fisica newtoniana e quella quantistica, indeterminata e bizzarra come il sogno. Sapevi che entrambe nascono da vibrazioni e le hai usate in contrappunto.
Per profondità e ampiezza di studi, sei grande come Benedetto Croce. È da te che la nostra generazione ha appreso, con orgoglio, di essere erede di un patrimonio immenso ed è grazie a te che abbiamo conosciuto Ernesto De Martino, Annabella Rossi, Alain Lomax, Diego Carpitella, Georges Lapassade, Gesualdo da Venosa, le Villanelle… Maestro, ti pensiamo con devozione. «Chi è devoto» è un libro tuo, di Mimmo Iodice e Vittorio Avella; «Chi è devoto» inizia un canto a distesa lanciato dalle classi subalterne che esibiscono, anche teatralmente, il loro dolore, la carnalità della panza mmana (pancia in mano) secondo rituali antichissimi di possessione e dionisismo.
Il tuo lavoro è stato identico a quello di Leopardi che aprì le porte della letteratura (il potere di allora) ai paria: il fabbro, la lavandaia, le Silvie e, figlio ’e ntrocchia, lo fece in modo classicissimo, con l’idillio, così come tu hai dato corpo al corpo di Napoli con forme musicali tra tammurro e violino. Questo popolo, non «la gente», lo vediamo ne Le sette opere di misericordia corporale di Caravaggio. Eccola lì, sullo sfondo del quadro, la Grande Madre che raccoglie pezzi del mu-mu del cuore taurino di Napoli ed allatta la sua ombra in ginocchio, con giunture spezzate.
Caro Roberto, Il fisico Federico Faggin dice, come Plotino, che l’Uno è olistico, dinamico e che vuole conoscere sé stesso; questa autoconoscenza si attua mediante i quanta (campi di particelle) che generano i qualia (significati, concetti, sensazioni, coscienza). Con i tuoi qualia lo Spirito (sì, quello hegeliano) si è autorealizzato.
Grande Liutaio, stai attraversando la Porta Girevole, pronto a trascrivere la musica delle sfere celesti. Hai un piede scalzo perché hai perso una scarpa.
[Di Peppe Barra, Isa Danieli, Carlo Faiello, Mimmo Grasso, Giovanni Mauriello, Lina Sastri – Da Il Manfesto del 10 maggio 2025]
Immagine di copertina, da il Manifesto: Fontana della Spinacorona (part.), detta anche «fontana delle zizze», realizzata in data incerta nel XV secolo a Napoli, in via Giuseppina Guacci Nobile
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Integrazione del 17 maggio 2025 (cfr. Commento della Redazione)
Roberto De Simone essenza eretica.. Domenico Sabino da Il Manifesto del 10.05.2025

La Redazione
17 Maggio 2025 at 16:36
Raddoppiamo il tributo a Roberto De Simone con un secondo articolo, imperdibile, di Domenico Sabino “Essenza eretica”, da Il Manifesto del 10 maggio scorso, allegato in file .pdf all’articolo di base.
“Scheggia pasoliniana che ben racchiude la percezione e l’intento con cui il M° Roberto De Simone ha lavorato. Irriducibile a qualsiasi conformismo, per nulla organico, né al sistema né al potere”.