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Ogni anno, il 12 maggio, una piccola cerimonia commemorativa all’imbocco di Ponte Garibaldi a Roma. Una corona di fiori viene deposta sulla targa che ricorda Giorgiana Masi, morta a 19 anni, il 12 maggio 1977, colpita alla schiena da una pallottola durante una manifestazione. Qualche giorno prima l’allora ministro dell’interno Cossiga aveva vietato a Roma qualunque manifestazione, dopo la serie di scontri tra fazioni politiche di estrema destra e di estrema sinistra, culminati con la sparatoria del 21 aprile 1977 tra agenti di polizia e manifestanti dell’area di Autonomia Operaia, che si concluse con l’uccisione dell’agente Settimio Passamonti e il ferimento di altri quattro agenti. Pannella e il partito radicale decisero comunque una mobilitazione per protestare contro le misure repressive del governo e sostenere alcuni referendum. Nella manifestazioni erano presenti extraparlamentari di sinistra, autonomia operaia, poliziotti infiltrati, mestatori di destra, oltre alla presenza massiccia di polizia. Ad un certo punto partirono spari. Giorgiana, presente alla protesta col fidanzato, fu vista cadere a terra, ferita a morte.
Fu istituita una Commissione parlamentare di inchiesta, poi una prima istruttoria e una seconda, con riapertura del caso nel 1998. Nessuno venne incriminato.
Giorgiana è diventata simbolo delle lotte giovanili e femministe. Sulla lapide che la ricorda, una poesia a lei dedicata dalle compagne:
“…se la rivoluzione d’ottobre fosse stata di maggio
se tu vivessi ancora
se io non fossi impotente di fronte al tuo assassinio
se la mia penna fosse un’arma vincente
se la mia paura esplodesse nelle piazze
coraggio nato dalla rabbia strozzata in gola
se l’averti conosciuta diventasse la nostra forza
se i fiori che abbiamo regalato
alla tua coraggiosa vita
nella nostra morte
almeno diventassero ghirlande
della lotta di noi tutte donne
se…”
