Ricorrenze

Dio ha bisogno degli uomini

di Francesco De Luca

Giorno di Prima Comunione, l’11 maggio, nella parrocchia del Porto in Ponza. Il giorno più bello della vita, questa frase di Napoleone viene ripetuta ogni anno ai bambini, preludendo a bellezze che sanno di artefatto, di ostentata opulenza, di provvisorio.

La chiesa della Santa Trinità è stracolma di gente, vestita in modo sgargiante e festoso. I sedici comunicandi appaiono sopraffatti dall’evento. A disagio nelle ‘tuniche bianche’ che contrastano vistosamente con i loro genitori. I bambini sono al centro dell’attenzione e il parroco li sollecita individualmente a rispondere alle domande nel microfono: Vuoi tu rinunziare a Satana e alle sue promesse… Ogni bambino enuncia la sua rinunzia. Le voci sono flebili, poco confacenti alle parole che pronunciano. Qualcuno si perde nella lettura… e intanto il Coro, sugli accordi dolci della melodia, impone ai presenti la figura di Gesù Imperante. Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini amati dal Signore…
Il Signore… questa parola è forse la più ripetuta eppure nulla è presente che impone il suo essere. Ma la folla dei fedeli lo implora, lo loda, lo invoca. Egli (il Signore) alberga nel profondo dell’animo degli uomini. Giace sopito e, ai canti che lo blandiscono, si scuote dal torpore e riprende possesso dei cuori.
Senza la sollecitazione degli uomini il Signore non saprebbe dove albergare, anzi, non avrebbe accesso alla vita umana.
Dio ha bisogno degli uomini per dare alimento alla sua esistenza.
Fra i Ponzesi trova ricetto con facilità.

La chiesa è stracolma, ed è palpabile il desiderio di vedersi uniti, accorpati in un solo ente sociale, che ascolta, risponde, canta e s’accalora.
La religione cattolica avrà pure costruito ad arte un’organizzazione che esige ora obbedienza, ora permette intemperanze, ora fa baluginare il fuoco dell’inferno e ora ammalia con le fragranze del paradiso… lo avrà pure fatto per fini umani e con mezzi discutibili, ma ha potuto contare su una condizione emotiva connaturata alla natura umana: il bisogno di avere un Signore. Vicino quanto basta, lontano altrettanto, un po’ dittatore e un po’ padre.
Ed è qui, in questo strappo costitutivo, la dannazione della ragione. Essa cerca relazioni logiche, legami strutturali oggettivi. In un ginepraio di istinto, logica e sentimento.

Tutto questo si agita in me, che mi arrovello fra credenza e scienza; nei miei compaesani, che oggi sembrano pavoni in libertà; si agita nei comunicandi che devono trovare una conciliazione fra l’Ostia sacra (corpo e sangue del Divino Redentore) con la pressione ludica dell’età, per cui tutto ha la sua leggerezza, con la finta serietà dei genitori, per i quali la giornata è una parata delle vanità.

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